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    Nei “Promessi Sposi” (cap. XX) Lucia Mondella viene rapita dagli sgherri dell’Innominato che opera per conto di Don Rodrigo. Portata al castello dell’Innominato la poveretta disperata, pregando di essere salvata, fa un voto di rimanere vergine. Il voto viene sciolto quando Lorenzo Tramaglino, il fidanzato di Lucia, va a cercare fra Cristoforo nel Lazzaretto di Milano. Fra Cristoforo dice a Lucia che essendo lei legata da una promessa di matrimonio a Lorenzo, non poteva fare un voto contro la volontà di un altro al quale lei era obbligata e pertanto ne scioglie il voto.
    Nella Torà la fonte dei voti e sul loro scioglimento è in questa parashà dove è scritto:
    “Moshè parlò ai capi delle tribù dei figli d’Israele, dicendo: Questo è la cosa che l’Eterno ha ordinato: Chi farà un voto all’Eterno o farà un giuramento per sottoporsi a un divieto, non violerà la sua parola, ma farà tutto quello che gli è uscito di bocca” (Bemidbàr, 30:2-3). Seguono altri versetti nei quali la Torà insegna che il padre o il marito possono interrompere (lehafèr) un voto della moglie o della figlia se essi obiettano.
    L’argomento dei voti è discusso nel trattato talmudico Nedarìm (voti). Facendo un nèder, un voto, una persona può creare una nuova proibizione come se fosse proibita dalla Torà. Può proibire a se stesso un prodotto e anche proibire di ottenere un beneficio da una persona. Per esempio, si può dichiarare che una mela è proibita o, come Lucia Modella, di non beneficiare da rapporti maritali. Nel trattato di Chaghigà (10a) del Talmud babilonese i maestri insegnano che un chakhàm esperto o un bet din (tribunale) possono sciogliere (lehatìr) un voto come se non fosse mai stato fatto.
    Rav Feivel Cohen (New York, 1937-2022) nel suo commento Badè Ha-Shulchàn allo Shulchàn ‘Arùkh (228: 1:10) spiega che un voto può essere sciolto da un bet din per due motivi: la prima possibilità è quella di trovare “una via d’uscita” (pètach). La via d’uscita viene trovata quando è successo un fatto impensato e colui che ha fatto il nèder, non lo avrebbe fatto se l’avesse saputo.
    In questo caso il bet din per sciogliere il nèder chiede a chi lo ha fatto: “Se tu avessi saputo di questo fatto avresti ugualmente fatto il voto”? Se la risposta è negativa il bet din scioglie il voto come se non fosse mai stato fatto.
    La seconda possibilità è che la persona che ha fatto il voto ha rimorso (charatà) e pensa: “Magari che non lo avessi mai fatto”, anche se nel frattempo non ha avuto luogo nessun fatto impensato. Nello Shulchàn ‘Arùkh (Y.D., 228:7) è scritto: “Chi prova rimorso per aver fatto un voto non ha bisogno di “una via d’uscita”. Basta che il chakhàm gli chieda: Vuoi che questo nèder sia valido? E lui risponde: Non lo voglio e mi dispiace di averlo fatto. E così il chakhàm glielo scioglie”.
    Lucia Mondella non provava alcun rimorso per avere fatto il voto. Pertanto un bet din avrebbe potuto sciogliere il voto di Lucia solo sulla base di “una via d’uscita” con la domanda “Se tu avessi saputo che … avresti ugualmente fatto il voto”?.
    Tuttavia nello Shulchàn ‘Arùkh (228:45) R. Moshè Isserles (Cracovia, 1530-1572) scrive: “Non bisogna sciogliere un nèder fatto nel momento della sventura (‘et tzarà) se non per una mitzvà o per una grande necessità…”. Il nèder di Lucia Mondella era stato fatto nel momento di una sventura e non sarebbe potuto essere sciolto facilmente.
    A questo proposito r. Feivel Cohen nel suo commento Badè Ha-Shulchàn (228: 45:308) scrive: “Poiché un nèder del genere è stato fatto in senso di gratitudine al Santo Benedetto che lo ha salvato dalla sventura, […] non lo si scioglie altro che per una mitzvà nel qual caso si sa che così è la volontà divina […]”.
    Pertanto un bet din avrebbe potuto sciogliere il voto di Lucia Mondella con la motivazione che in questo caso vi era la mitzvà di maritarsi. Rimane il fatto però che Lucia Mondella non aveva alcuna intenzione di sciogliere il voto. Il bet din sollecitato da Renzo Tramaglino avrebbe potuto cercare di convincere Lucia Mondella a chiedere lo scioglimento del voto. Ma se Lucia Mondella non avesse voluto che il voto fosse sciolto, non ci sarebbe stato nulla da fare. Fra Cristoforo fece quindi tutto secondo la regola: egli disse a Lucia che aveva la facoltà di sciogliere il voto se Lucia lo avesse chiesto. Così Lucia disse (Promessi Sposi, fine del cap. XXXVI): “Allora…! Allora…! lo chiedo”. E poté così sposare Lorenzo.

    (La foto della stampa che mostra Lucia prigioniera degli sgherri dell’Innominato è presa dall’edizione de “I Promessi Sposi” dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1927)

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