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    Dopo 503 giorni di angoscia, Israele ha ricevuto quattro ostaggi senza vita: Oded Lifshitz, Shiri Bibas e i suoi figli, Ariel e Kfir. I quattro erano stati rapiti il 7 ottobre 2023 dalle loro case nel kibbutz di Nir Oz e trascinati a Gaza da Hamas, che ha consegnato i loro resti in una macabra operazione carica di propaganda.
    A differenza delle recenti cerimonie di rilascio degli ostaggi vivi, la maggior parte dei media israeliani ha scelto di non trasmettere in diretta le immagini da Khan Younis, per rispetto nei confronti dei defunti. Prima della consegna, riprese video, pubblicate sui social, mostravano folle di palestinesi radunate nei pressi del luogo dell’evento, mentre in sottofondo risuonavano inni propagandistici. Tra la folla si muovevano uomini armati di Hamas, mentre alcuni, in disparte, organizzavano una macabra esposizione di armi, permettendo a bambini e adolescenti di maneggiare fucili e posare per foto e video propagandistici.
    Durante l’evento, Hamas ha mostrato quattro bare nere, apparentemente contenenti i corpi degli ostaggi, etichettate con le loro foto e messaggi propagandistici. In un’ulteriore dimostrazione di disprezzo per la dignità umana, i nomi di Kfir e Ariel Bibas sono stati volutamente scambiati, e la loro “data di arresto” riportata come il 7 ottobre 2023, il giorno in cui furono rapiti. Sul palco troneggiava un enorme poster che ritraeva il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu come un vampiro, con l’accusa implicita che Israele fosse responsabile della loro morte. Inoltre, Hamas ha esposto munizioni presumibilmente utilizzate dalle forze di difesa israeliane.
    Nel tentativo di salvaguardare un minimo di dignità per le vittime, i rappresentanti della Croce Rossa hanno usato piccoli schermi per proteggere le bare dalla folla. Tuttavia, gli uomini di Hamas si muovevano liberamente tra loro, scattando fotografie per fini propagandistici.
    La consegna è avvenuta intorno alle 9:30 del mattino nell’area di Bani Suheila, a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. La Croce Rossa ha poi trasferito i corpi alle truppe dell’IDF all’interno di Gaza, che dopo un rigoroso controllo di sicurezza per escludere la presenza di esplosivi, hanno avvolto le bare nella bandiera israeliana e sottoposte a una breve cerimonia militare. Il rabbino capo dell’IDF, brigadiere generale Eyal Karim, ha recitato il Salmo 83 mentre i soldati rendevano omaggio. Il Kaddish, la preghiera ebraica per i defunti, non è stato recitato in attesa dell’identificazione ufficiale dei corpi.
    Successivamente i quattro feretri sono stati trasferiti all’Istituto di Medicina Legale L. Greenberg di Abu Kabir, dove il processo di identificazione potrebbe richiedere fino a 48 ore. Nel pomeriggio, la famiglia di Oded Lifshitz ha confermato che uno dei corpi restituiti appartiene al loro caro. “Dopo 503 giorni di angoscia, ora possiamo piangerlo. La nostra riabilitazione inizia oggi, ma non sarà completa fino a quando l’ultimo ostaggio non sarà tornato”, ha dichiarato la famiglia.
    Il Presidente israeliano Isaac Herzog ha espresso il suo dolore in un messaggio accorato: “Il nostro cuore è a pezzi. Chiedo perdono per non avervi protetto quel terribile giorno. Perdono per non avervi riportato a casa in tempo”, ha scritto su X. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito l’impegno del governo a portare a termine la guerra: “Riporteremo a casa tutti gli ostaggi, distruggeremo Hamas e garantiremo la sicurezza del nostro popolo.” “Hamas non è un movimento di resistenza. Hamas è un culto della morte che uccide, tortura e mette in mostra cadaveri,” ha dichiarato David Mencer, portavoce del governo israeliano.
    Le autorità israeliane hanno invitato la popolazione a evitare la diffusione di voci infondate e a proteggersi dall’esposizione ai contenuti di propaganda di Hamas, per salvaguardare la salute mentale collettiva.
    In Italia, Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha espresso il cordoglio della comunità: “Il nostro cuore è spezzato per le azioni orrende commesse sulla famiglia Bibas. Vorremmo dire a Yarden che non è solo, che tutta la Comunità Ebraica di Roma è al suo fianco”.

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    ISRAELE

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    ISRAELE

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