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    Giovedì mattina, il sopravvissuto alla Shoah Leon è arrivato in Israele all’età di 95 anni realizzando il suo sogno: quello di trasferirsi nello Stato ebraico. Un’operazione realizzata grazie al supporto  congiunto dell’organizzazione Nefesh b’ Nefesh, del Ministero dell’Immigrazione israeliano e dell’Agenzia ebraica. All’atterraggio in Israele, si è finalmente riunito con i suoi nipoti, che servono attualmente nell’IDF, con uno di loro che è un pilota dell’aeronautica israeliana.

    Leon è nato nel 1928 in Belgio ed è fuggito dai nazisti all’età di 12 anni. Ha vagato per l’Europa per oltre un anno fino a quando non è riuscito a raggiungere Cuba con i suoi genitori nel 1941. Nel 1947, la famiglia è giunta negli Stati Uniti. Attivista sionista, ha persino aiutato l’Haganah israeliana durante la guerra d’indipendenza nel trasferire parti di aerei dalla costa occidentale degli Stati Uniti in Israele. Si è costruito una carriera oltreoceano, ma per tutta la vita ha avuto sempre un grande sogno: fare l’alyiah e vivere in Israele con la sua grande famiglia.

    «Proprio durante questo periodo è stato importante per me esprimere sostegno all’IDF, ai miei nipoti e alle loro famiglie – ha detto Leon in  un’intervista rilasciata alla stampa locale – La scorsa settimana ho indossato una camicia con scritto: “Kiryat Shemona”, un mio amico americano mi ha detto: “Non dovresti andare in giro con una scritta in ebraico sulla camicia, è pericoloso”. Gli ho risposto: “Dovresti trasferirti in Israele con me. Io non ho paura”. Ricordo ancora la sensazione di quel ragazzo di 12 anni, che vedeva i soldati nazisti camminare per la mia città, in Belgio. Ora sono entusiasta di essere a casa, di essere in Israele. Il nostro popolo non dovrà mai più fuggire».

    È difficile lasciare il proprio Paese in tarda età, eppure Leon ha sempre sognato di vivere nello Stato d’Israele da orgoglioso sionista. «È arrivato il momento. Volevo immigrare in Israele da tutta la vita. Sono stato coinvolto in movimenti sionisti fin dalla più tenera età e ho persino visitato il Paese in luna di miele nel 1960, e da allora non è passato un anno in cui non mi sono recato in Israele. Ho figli, nipoti e pronipoti era arrivato il momento di raggiungerli nello Stato ebraico» ha aggiunto  Leon.

    L’inasprirsi del conflitto ha convinto l’uomo a fare questo importante passo. «In questi anni in America ci sono stati parecchi fenomeni antisemitici. I miei figli sono stati persino attaccati negli anni ’80 perché andavano in giro indossando la kippah. Non credo che gli ebrei debbano fuggire dall’America a causa dell’antisemitismo, ma i movimenti contro gli ebrei di oggi mi preoccupano molto» ha detto l’uomo.

    «Mio nonno ha vissuto personalmente gli eventi storici ebraici degli ultimi 100 anni. È particolarmente felice di fare l’aliyah, specialmente in questa fase, uno dei momenti forse più significativi della nostra storia, quando stiamo marciando verso la vittoria contro i terroristi. Mi dà ancora più forza sapere che mio nonno, ora ufficialmente, fa parte della grande casa che sto sorvegliando durante la guerra» ha detto il capitano D. arruolato nell’IDF, nipote di Leon.

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