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    I resti di 1.400 ebrei uccisi nel 1941 durante l’occupazione nazista sono stati trovati in una fossa comune nella cittadina di Luninets, situata nella regione di Brest, in Bielorussia. Lo riporta Ynet news.

    L’indagine è stata portata avanti dalla giornalista bielorussa Tania Konafetskaya insieme ad Ilana Sela, il cui padre, Shlomo Alfiner, fu ucciso dai nazisti. “Per decenni abbiamo cercato il luogo in cui erano state sepolte le persone, ma solo la scorsa settimana sono iniziati i lavori di scavo, dove sono state ritrovate le ossa”, ha spiegato Sela.

    La regione di Brest fu conquistata nel giugno del 1941 dalle truppe naziste che sterminarono migliaia di ebrei nel giro di poche settimane: in particolare, l’unità ausiliaria della Wermacht, Police Battalion 306, si occupava delle esecuzioni di massa nelle aree occupate dai tedeschi in Unione Sovietica. 

    Nella zona di Luninets furono assassinati dai nazisti più di 16mila civili, almeno 600 le vittime bruciate vive, di cui 200 bambini, fino alla liberazione nel luglio del 1944.

    Gli scavi a Luninets sono stati condotti dalla squadra scientifica del Ministero della Difesa bielorusso che al momento ha portato alla luce 150 scheletri, oltre a molti oggetti personali, fra cui pettini, scarpe e occhiali.

    Già nel 2019 nella regione di Brest era stata scoperta casualmente da operai, durante i lavori in un cantiere edilizio, una gigantesca fossa comune che aveva nascosto i cadaveri di oltre mille ebrei, per lo più donne, bambini e anziani.

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