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    In questa parashà è raccontato di due incontri privati tra Ya’akov e Yosef. Il primo incontro avvenne quando Ya’akov fece giurare Yosef di seppellirlo nella Terra di Canaan nella grotta di Makhpellà: “E quando Israele s’avvicinò al giorno della sua morte, chiamò il suo figlio Yosef, e gli disse: Se mi vuoi bene, poni la mano sotto la coscia, dammi una prova di bontà e di  fedeltà; non seppellirmi in Egitto! Quando giacerò coi miei padri, portami fuori d’Egitto e seppelliscimi dove essi sono sepolti! Ed egli rispose: Farò come tu dici. E Ya’akov disse: Giuramelo. E Yosef glielo giurò” (Bereshìt, 47: 28-31).

     Il secondo incontro avvenne quando Yosef venne a sapere che il padre Ya’akov era ammalato; egli prese con sé i suoi due figli Menashè ed Efraim per fare sì che il padre desse loro una benedizione prima di morire. In quella occasione Ya’akov disse a Yosef: “Quanto a me, allorché tornavo da Paddan, Rachel mi morì, in terra di Canaan, durante il viaggio, quando mancava ancora un tratto di strada per arrivare a Efrat; e la seppellii qui, sulla via di Efrat, che è Bethlehem” (Bereshìt, 48:7).

    Rashì (Troyes, 1040-1105) commenta che Ya’akov voleva giustificarsi con Yosef dicendo: ”Nonostante che ti disturbi per far sì che io sia sepolto nella terra di Canaan e non ho fatto così con tua madre, che morì vicino a Betlechem, […] e non la portai neppure in città per farla entrare nella terra d’Israele, sappi che ho fatto così per ordine divino”.

    Rashì aggiunge che la locazione della tomba di Rachel doveva essere proprio lì in modo che quando gli israeliti sarebbero stati esiliati dai babilonesi, passando vicino alla tomba della matriarca Rachel potessero prendere ispirazione e consolarsi. Così infatti dice il navì (profeta) Yermiyà (Geremia, 31:15-17): “Così ha detto il Signore: Un grido si ode a Ramà, un pianto amaro, Rachel piange per i suoi figli. Rifiuta di essere consolata per i suoi figli che se ne sono andati. Così ha detto il Signore: Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dallo spargere lacrime; perché c’è una ricompensa per la tua fatica, dichiara il Signore: Essi torneranno dalla terra del nemico. E c’è speranza per il tuo futuro, dichiara il Signore: I tuoi figli torneranno nel loro paese”.

    Riguardo all’affermazione di Rashì che Ya’akov non aveva potuto seppellire Rachel nella Terra d’Israele, il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) disse che non capiva perché Rashì avesse scritto così. Come era possibile affermare che Ya’akov aveva sepolto Rachel al di fuori della Terra d’Israele? Il terreno vicino ad Efrat dove Rachel fu sepolta non era forse Terra d’Israele

    Asher (Cologna, 1250-1327, Toledo) detto il Rosh, spiega che Rashì voleva dire che Rachel era stata sepolta al di fuori dall’abitato. Un’interessante spiegazione è quella di R. Moshè Schreiber detto Chatàm Sofer (Francoforte, 1762-1839, Pressburg, ora Bratislava). Egli scrive che la Terra d’Israele era stata promessa ai patriarchi, ma non aveva assunto lo status di “Terrasanta” fino alla conquista da parte di Yehoshua’ (Giosuè). Pertanto, fino ai tempi di Yehoshua’ la Terra d’Israele aveva lo status di “Chutz la-Aretz”, di territorio al di fuori della Terra d’Israele. Facevano eccezione la grotta di Machpellà che era stata acquistata da Avraham come sepolcro perpetuo per la famiglia al prezzo di quattrocento sicli d’argento, e l’appezzamento di terreno vicino alla città di Shekhem che Ya’akov acquistò dai figli di Chamòr per cento kesitah. Così pure sarebbe stato se Ya’akov avesse portato Rachel a Betlechem e avesse acquistato un pezzo di terreno per seppellirla colà. Invece avendola sepolta in terra di nessuno, il posto non faceva parte della “Terrasanta”. 

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