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    Herbert Rubinstein aveva 5 anni quando lui e sua madre furono deportati dal ghetto ebraico di Chernivtsi e messi su un carro bestiame in attesa di essere portati verso la morte. Era il 1941 e i collaborazionisti rastrellavano decine di migliaia di ebrei dalla sua città natale in quella che oggi è l’Ucraina sud-occidentale. “Non è stato altro che un miracolo il fatto di essere riusciti a sopravvivere”, ha detto Rubinstein all’Associated Press durante una recente intervista nel suo appartamento nella città di Düsseldorf, nella Germania occidentale.
    L’ottantottenne sopravvissuto alla Shoah sta prendendo parte ad una nuova campagna digitale chiamata #CancelHate, lanciata giovedì alla Conferenza di New York sulle rivendicazioni materiali ebraiche contro la Germania, nota anche come Claims Conference. Il progetto presenta video di sopravvissuti da tutto il mondo che leggono post di negazionisti apparsi su diverse piattaforme di social media. Ogni post, letto dai sopravvissuti, illustra come la negazione e la distorsione possano non solo riscrivere la storia, ma anche perpetuare gli stereotipi antisemiti e diffondere l’odio.
    “Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe arrivato un giorno in cui i sopravvissuti alla Shoah avrebbero dovuto affrontare una tremenda ondata di negazionismo e distorsione della Shoah, ma purtroppo quel giorno è arrivato”, ha detto Greg Schneider, vice presidente esecutivo della Claims Conference. Il 7 ottobre i miliziani di Hamas hanno ucciso circa 1.200 persone e sequestrato 253 ostaggi durante il massacro, per lo più civili, tra atti di brutalità e aggressioni sessuali. Si ritiene che Hamas detenga ancora nelle proprie mani circa 100 ostaggi e i corpi di altre 30 persone. La guerra ha infiammato le tensioni in tutto il mondo, innescando terribili proteste anti-israeliane e filo-palestinesi nei campus universitari negli Stati Uniti e altrove. Il lancio della campagna Claims Conference arriva pochi giorni prima di Yom HaShoah – il Giorno della Memoria della Shoah in Israele, che cadrà lunedì prossimo.
    In uno dei video Rubinstein legge un post carico di odio, raccontando la sua testimonianza della sua famiglia durante la Shoah. “Siamo stati tutti ingannati, ingannati e sfruttati. La Shoah non è accaduta realmente nel modo in cui è descritta nei nostri libri di storia – scrive una persona in un post – Questa è una bugia. La Shoah non è avvenuta”. “Sfortunatamente, troppi membri della mia famiglia sono morti nella Shoah” ha risposto Rubenstein che continua nella clip a parlare della sua persecuzione da bambino ebreo negli anni della guerra. Mentre era costretto nel ghetto di Cernisvtsi, la sua famiglia riuscì a ottenere documenti d’identità polacchi falsi, grazie ai quali lui e sua madre riuscirono a scendere dal carro bestiame nel 1941. Fuggirono e si nascosero in diversi paesi dell’Europa orientale fino alla fine della guerra nel 1945. Dopodiché, tornarono brevemente nella loro città natale, solo per scoprire che suo padre, che era stato costretto ad arruolarsi nell’Armata Rossa sovietica durante la guerra, era stato ucciso. Si trasferirono ad Amsterdam, dove sua madre si risposò e alla fine si stabilirono a Düsseldorf.
    “Ho vissuto la Shoah sulla pelle. Sei milioni di persone furono assassinate. L’odio e la negazione di quell’incubo sono tornati con forza nella società di oggi. Sono molto, molto triste per questo e sto combattendo con tutte le mie forze”, dice Rubinstein alla fine del video. “Le parole hanno un peso. Le nostre parole sono il nostro potere. Cancellate l’odio. Fermate l’odio”.

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