
Roma nacque e si sviluppò in prossimità delle rive del Tevere, fiume sacro per le popolazioni latine. Occorre evidenziare che il corso d’acqua, oltre ad offrire numerose risorse alle popolazioni, presentava molti rischi derivanti dalle inondazioni che frequentemente in passato si verificavano. La piena più alta a noi nota (19,56 metri) si registrò dal 24 al 26 dicembre 1598, quando la città di Roma fu colpita da piogge torrenziali che ingrossarono il Tevere fino a farlo crescere di dieci metri. Il fiume iniziò a straripare in molti punti della città distruggendo molti fabbricati dell’Isola Tiberina e del Porto di Ripetta, nonché l’antico Ponte Emilio di fabbricazione romana. La costruzione, che nei secoli subì le conseguenze di molte inondazioni, ebbe varie denominazioni. Dopo l’alluvione non fu più ricostruito e chiamato da allora “Ponte rotto”.
Lo straripamento provocò i maggiori danni alle case site in prossimità del fiume, tra le quali quelle del ghetto, dove il livello del fiume sommerse fino a tre piani dei fabbricati. Di conseguenza, molti ebrei furono costretti a cercare rifugio in altri luoghi lontani dalle sponde del Tevere.
Scriveva Morè Nello Pavoncello (z. l.)
Una lapide ricorda questa inondazione la quale fu situata in via S. Maria De Calderari, precisamente nel luogo dove erano situate le famose “Cinque Scole” e sull’iscrizione sono riportate queste parole:
Anno 1598 / Papa Clemente VIII, il Tevere arrivò a questo segno X. Al di sotto di esso si vede il segno del livello raggiunto dal fiume ed alla sinistra una barchetta ornamentale.
Purtroppo, la popolazione ebraica più povera abitava proprio in via della Fiumara, strada così denominata a causa delle frequenti inondazioni che la interessavano.
Infine, morè Nello Pavoncello descrisse una storia molto interessante sempre al riguardo dell’inondazione trovata nella cronaca Emek ha–bakà (La valle delle lacrime):
Il Papa Clemente VIII arrivò a Roma il 24 di Tevet, giorno nel quale il Tevere straripò allagando Roma per tre giorni. Si racconta nella cronaca citata che gli ebrei rinchiusi nel ghetto non soffrirono per l’alluvione e questo fu un vero e proprio miracolo in quanto le acque arrivarono fino alle porte della sinagoga [le Cinque Scuole] e non le superarono. La data ebraica dell’inondazione era il 24 di Tevet del 5358 è corrispondente al 24 dicembre 1598.



Fonti:
- Nello Pavoncello, L’inondazione del Tevere 1598 nel ghetto di Roma, Israel, 21 giugno 1973
- Lazio ieri e oggi, rivista mensile di cultura arte turismo, XXVII n.11 – novembre 1991
Fonti foto:
- Wikipedia, Giova Battista Falda, https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Falda
- Pavoncello, L’inondazione del Tevere del 1598 e il getto di Roma, in “Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura arte turismo”, XXVII, n.11 – novembre 1991, pp. 252-253
- Prospetto delle Cinque Scole (sinagoghe) Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “ Giancarlo Spizzichino”