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    ROMA EBRAICA

    “Gli ebrei da vittime a carnefici: il pericoloso ribaltamento della realtà” – Fiamma Nirenstein sull’esibizione propal dei Patagarri

    «Quello che è successo al concerto del Primo Maggio è vergognoso». Non usa mezzi termini Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice ed ex vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, commentando la performance della band milanese I Patagarri che, in diretta su Rai 3, ha reinterpretato la celebre melodia ebraica Hava Nagila trasformandola in un brano a sfondo ideologico, culminato con lo slogan “Free Palestine, Palestina libera!”.

    «È un furto d’identità – denuncia Nirenstein –. Si prende un inno che rappresenta la rinascita del popolo ebraico per usarlo a sostegno di chi, paradossalmente, nega il diritto stesso degli ebrei a quella rinascita». Per la giornalista, si tratta di un caso emblematico di ciò che lo storico Robert Wistrich definiva “processo di inversione”: «Gli ebrei, vittime della storia, vengono trasformati in persecutori, mentre i palestinesi vengono elevati a nuove vittime assolute. È una narrazione tossica, che ribalta i ruoli e finisce per dipingere gli ebrei come i nuovi ‘nazisti’. Capisci quanto sia pericoloso tutto questo?». Ma nel mirino non c’è solo la musica. «Le stesse piazze italiane che negli anni ’30 obbedivano alle leggi razziali, oggi accolgono manifestazioni cariche di antisemitismo», afferma Nirenstein. «E le televisioni danno spazio a personaggi noti unicamente per il loro odio verso Israele, travestendo questo odio da libertà d’espressione».

    Secondo Nirenstein, le comunità ebraiche devono reagire con determinazione. «È stato importante che Victor Fadlun abbia denunciato immediatamente l’episodio. È esattamente ciò che le istituzioni dovrebbero fare: identificare, smascherare e condannare senza esitazione ogni forma di antisemitismo».

    L’analisi si allarga poi al contesto globale. «L’antisemitismo non è più confinato all’Europa. Oggi è radicato anche negli Stati Uniti: lo troviamo nelle università, nei movimenti woke, nelle piazze. Ma, a differenza del passato, oggi c’è lo Stato di Israele. – sottolinea la giornalista – Ed è grazie alla sua esistenza che il popolo ebraico può finalmente difendersi. Ogni ebreo dovrebbe sentirsi rafforzato da questa realtà. Non dobbiamo arretrare: è il momento di avanzare con fierezza».

    Infine, Nirenstein ha acceso i riflettori su un altro episodio passato sotto silenzio: gli incendi divampati sulle colline intorno a Gerusalemme, che hanno devastato circa 5.000 acri, di cui 3.000 di foreste. «Mi chiedo dove siano finiti i Fridays for Future, Greenpeace, Extinction Rebellion. Se quei roghi fossero stati provocati da una multinazionale occidentale, le piazze sarebbero in fermento. Ma poiché accade in Israele, cala il sipario e nessuno dice una parola».

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