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    La storia di Elena Di Porto diventa uno spettacolo interpretato da Paola Minaccioni ad Ebraica

    “Elena Di Porto è stata una donna con una grande personalità”, così l’attrice Paola Minaccioni descrive colei che veniva definita “La matta di Piazza Giudia”, una storia tratta dal libro di Gaetano Petraglia della Giuntina, riscritta per il teatro da Elisabetta Fiorito, giornalista di Radio 24. Lo spettacolo sarà in scena questa sera, ore 20.45, 27 giugno, al festival Ebraica di Roma. “Elena era una donna che aveva indotti fin dalla nascita dei principi che cercava di rispettare, era sicuramente una rivoluzionaria e femminista – spiega Minaccioni. Era una persona che pensava con la propria testa e questo veniva interpretato come follia, pazzia. Probabilmente aveva anche un carattere irruento, quindi esprimeva le proprie idee un po’ sopra le righe. Ma da un certo punto in poi, Elena cambia registro e sfrutta il fatto di essere additata come pazza per dire la verità contro il regime e magari per salvare alcune persone. È sempre stata una che ha combattuto per le vite degli altri, fino all’estremo sacrificio”, racconta l’attrice. 

     

    La storia prende forma in Basilicata, come ci racconta l’autore del libro Gaetano Petraglia. “Una decina di anni fa, mentre svolgevo un lavoro in archivio a Lagonegro, notai alcuni fascicoli intestati ad internati di religione ebraica. Erano quasi tutti stranieri dell’Europa dell’Est che, minacciati dall’avanzata nazista, cercavano scampo attraverso i porti italiani, verso la Palestina, gli Stati Uniti o l’America del Sud. Mi colpì in quell’occasione che ve ne fosse solo uno che aveva impresso un nome italiano, quello di Elena Di Porto. Un nome che mi sembrò da subito famigliare e che cominciò a ronzarmi in testa per molto tempo. Decisi allora di tornare in archivio e di approfondire e avviare la mia ricerca”.

    “Con il tempo ho poi concluso che non fu del tutto una casualità – spiega Petraglia- credo infatti che Elena in qualche modo abbia voluto che la sua storia fosse raccontata da un archivista, una persona che attraverso i documenti, che sono il punto di riferimento essenziale del suo lavoro, potesse ricostruire tutto ciò che oralmente si andava dicendo sul suo conto. Non mi sarei avventurato nella scrittura del libro se non fossi stato convinto di trovarmi di fronte ad un personaggio eccezionale che nel corso della ricerca è divenuta una persona a me cara, nella cui vita mi sono in qualche modo dovuto calare. Perciò di Elena mi ha colpito tutto: il carattere, il coraggio, le sue “trovate”.

    Un libro che viene letto da una giornalista, scrittrice e autrice teatrale vicina al mondo ebraico. “La storia di Elena Di Porto – spiega Elisabetta Fiorito di Radio 24 – è stata la scoperta di un mondo: quello degli ambulanti dopo l’abbattimento del Ghetto, che vivevano a Portico D’Ottavia anche dopo l’emancipazione, di un popolo che vagava per le strade della città all’alba, finalmente liberi di poter commerciare senza costrizioni, un po’ sfrontati e sfacciati che, parafrasando una canzone dell’epoca volevano ‘vivere così col sole in fronte e felice tanto beatamente’. La storia però prende un’altra piega dopo che gli ebrei vengono colpiti dalle leggi razziali del 1938. “Elena è sorprendente – spiega Fiorito – non si scoraggia e va in palestra, tira di pugilato, fuma e si ribella contro i fascisti. Finisce più volte a Santa Maria della Pietà, un classico del regime per le donne che si ribellavano, venivano rinchiuse e additate come pazze, viene mandata al confino, ma non si sottomette, è una protagonista nella vita e non potrebbe non esserlo anche di uno spettacolo teatrale. Purtroppo, il dramma degli ebrei di Roma, quello della razzia del Ghetto del 16 ottobre del 1943, finisce per travolgere anche Elena che, malgrado il coraggio, soccombe alla barbarie nazista”.

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