
Si è aperta con un incontro dedicato alla memoria della Shoah e ai giovani la terza serata di Ebraica – Festival internazionale di cultura. Un evento intenso e necessario, che ha visto Ariela Piattelli, direttore di Shalom e autrice di “Generazione Z. Memoria e antisemitismo sui social network”, dialogare con Tatiana Bucci, una delle ultime sopravvissute di Auschwitz ancora testimoni attive, e Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah. A moderare l’incontro, la giornalista Roberta Ammendola.
“Volevamo immortalare un momento – ha detto Piattelli – una fotografia del passaggio di testimone tra i sopravvissuti e la Generazione Z. Loro erediteranno la Memoria e dovranno trovare una sintesi tra la menorah e i nuovi linguaggi, tra le testimonianze ascoltate e gli strumenti digitali”. È da questa consapevolezza che nasce il libro che ha ispirato la serata, un progetto editoriale che si propone di “fissare un istante”, un momento di transizione e di dialogo.
Mario Venezia ha evidenziato la responsabilità che oggi ha chi lavora nella trasmissione della memoria, ricordando come “la demonizzazione delle nuove forme di comunicazione sia un errore che rischiamo di pagare caro. Alla Fondazione abbiamo capito che dobbiamo usarli, quei linguaggi, per parlare anche ai giovanissimi. Perché è lì che si forma la coscienza storica di domani.
Anche Tatiana Bucci, che da piccola fu deportata ad Auschwitz con la sorella Andra, ha riconosciuto un mutamento nel modo in cui i giovani percepiscono la memoria. “Spesso i ragazzi non ebrei sono i più attenti, i più commossi – ha raccontato. L’importante è esserci, raccontare. Perché se anche una sola persona, dopo averci ascoltato, porta avanti quel ricordo, allora non abbiamo parlato invano”.
La serata si è poi conclusa con lo spettacolo “Incontro con Ada Sereni”, scritto e interpretato dalla giornalista Elisabetta Fiorito, che ha reso omaggio a una delle figure più straordinarie del Novecento ebraico italiano: partigiana, madre, attivista, Sereni fu tra le protagoniste della resistenza e dell’Aliah Bet, la rete clandestina per portare gli ebrei in Palestina mandataria nel dopoguerra.
A emergere con forza durante l’intero evento è stata la consapevolezza che trasmettere la memoria oggi significa anche interrogarsi sul come farlo. Dopo il 7 ottobre, hanno sottolineato i relatori, l’urgenza del racconto si è fatta ancora più viva e necessaria. La Memoria, infatti, non è un concetto statico, ma un’eredità viva che si rinnova e cambia forma con ogni generazione. E oggi più che mai è chiamata a parlare anche con un linguaggio nuovo, capace di toccare cuori e menti oltre le barriere della tradizione.