
Palazzo Salvati, Centro degli Alti Studi per la Difesa, è tornato a ospitare la cerimonia in ricordo dei deportati del 16 ottobre 1943 con la 13ª edizione di “Ricordiamo Insieme”; proprio in questo edificio furono detenuti gli stessi ebrei rastrellati per la città per poi essere deportati ad Aushwitz.
Presenti all’evento il rabbino capo di Roma Rav Riccardo di Segni; Carola Funaro Bublil, Vice Presidente della Comunità Ebraica di Roma e Assessore alla memoria; Danilo Morando, generale della brigata aerea; gli arcivescovi Pace e Saba; Lello dell’Arriccia, presidente dell’associazione Progetto Memoria; naturalmente gli organizzatori, Tobias e Federica Wallbrecher e Rivka Spizzichino dell’associazione Ricordiamo Insieme. Questa edizione è stata dedicata alla memoria del padre di Rivka, Mario Spizzichino z.l., venuto a mancare recentemente.
La musica è stata una grande componente durante la cerimonia, grazie alla partecipazione di Maurizio Di Veroli, direttore di progetto DAVKA, e alla partecipazione di una classe del Liceo Musicale “B. Pinchetti” di Tirano; gli studenti hanno onorato la memoria esibendosi in diversi brani ebraici, tra cui “Avinu Malchenu”.
Nel cortile di Palazzo Salviati è stata posta un’installazione di ben 20 sedie vuote con la scritta “Non sono antisemita, ma”; una frase che sentiamo troppo spesso ai giorni d’oggi, e che spesso nasconde più di qualche pregiudizio.
“In questa edizione negli schermi vedrete al posto dei nomi dei deportati del 16 ottobre, i commenti e messaggi antisemiti diffusi in rete” ha riportato Rivka Spizzichino. Durante l’intera durata della cerimonia sono stati costantemente proiettati commenti, insulti e battute antisemite, nei quali non mancano riferimenti alla Shoah, come “Peccato che i forni crematori siano stati chiusi”.
“Quando abbiamo segnalato questi commenti, i social hanno risposto che non violavano i loro standard. Ma quali sono allora, questi standard?” ha commentato Spizzichino.
A riguardo, Rav Di Segni ha commentato: “C’è un tentativo di cancellazione della memoria della Shoah, e sono drammatici i commenti che si vedono su queste diapositive, di persone che tentano di dimostrare che gli ebrei se lo siano meritati in quanto malvagi”. Rav Di Segni ha inoltre rimarcato l’importanza del luogo della cerimonia, l’ex collegio militare: “Ha un valore simbolico che questo, da luogo di reclusione, sia diventato il Centro di Alti Studi per la Difesa. L’unica volta in cui la parola “sacro” compare nella Costituzione Italiana è quando si parla del diritto alla difesa della patria. La difesa è dovere e diritto”.

È intervenuto anche il generale Danilo Morando, che ha enfatizzato l’importanza della trasmissione della memoria. “La Shoah è un capitolo della storia da non dimenticare sullo scaffale. Dobbiamo trasmetterlo alle prossime generazioni, difenderla giorno dopo giorno. Qui al Centro di Studi per la Difesa siamo convinti che l’educazione civile e la cultura contrastino il male e la violenza. Per fare cultura, serve la memoria”.
Lello Dell’Ariccia, presidente di Progetto Memoria, ha affermato: “Noi dell’associazione andiamo nelle scuole per raccontare quello che è successo e riflettere insieme, perché ognuno di noi individualmente può dare il suo contributo per far sì che ciò che è accaduto non si ripeta”. Dell’Ariccia ha letto la poesia “Un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu, scritta nel ricordo dei bambini nei campi di concentramento e ha poi aggiunto: “Sono passati 82 anni dal rastrellamento: forse qualcuno di quei bambini sarebbe ancora vivo oggi. Ma sono morti tutti”.
A seguire, la lettura di un estratto del romanzo “La Notte” di Elie Wiesel, narrata dall’attore Bruno Maccallini.
Sono intervenuti anche l’arcivescovo Saba e l’arcivescovo Pace, vicepresidente della commissione per i rapporti con l’ebraismo, che hanno enfatizzato l’importanza della sensibilità storica e di costruire il dialogo e l’incontro con l’altro.
La cerimonia si è conclusa con Maurizio Di Veroli, che si è esibito in canti in ebraico e in yiddish, connessi alla memoria della Shoah ma anche alla speranza e alla gheulà. In chiusura, Di Veroli si è esibito insieme agli studenti della scuola B. Pinchetti nel brano “Evenu shalom aleichem”, un messaggio di pace per il futuro.













