
In risposta all’ondata crescente di antisemitismo, il sindaco di New York, Eric Adams, ha annunciato la creazione del primo Ufficio per Combattere l’Antisemitismo nella storia della città. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti negli Stati Uniti, che mira a fornire una risposta strutturata e istituzionale ai numerosi episodi di odio antiebraico registrati negli ultimi anni.
Nel 2024, secondo dati ufficiali, oltre il 54% dei crimini d’odio a New York ha avuto come bersaglio la comunità ebraica. Una percentuale allarmante che ha spinto l’amministrazione cittadina a dotarsi di un organismo specifico, destinato a monitorare la situazione e promuovere iniziative concrete sul territorio. Alla guida del nuovo ufficio è stato nominato Moshe Davis, già referente del sindaco per gli affari ebraici e figura conosciuta nella comunità. Tra le sue responsabilità: la creazione di una task force interistituzionale, la proposta di nuove politiche pubbliche, il coordinamento con le autorità cittadine e l’elaborazione di strategie preventive ed educative. “Non si può restare in silenzio di fronte all’odio – ha detto Adams –. L’antisemitismo è un attacco non solo contro gli ebrei di New York, ma contro l’identità stessa della nostra città, fondata sulla diversità e la convivenza”.
L’annuncio è stato accolto con favore da numerose organizzazioni ebraiche, tra cui ADL (Anti-Defamation League), UJA Federation of New York e AJC (American Jewish Committee), che hanno lodato l’impegno del sindaco e definito l’ufficio un importante passo avanti nel contrasto all’odio. Tuttavia, non sono mancate le critiche. L’ex deputato statale Dov Hikind, ha liquidato la mossa come “patetica”, accusando l’amministrazione Adams di essersi mossa troppo tardi e di agire con finalità elettorali. “La comunità ebraica chiede protezione da anni. Non bastano le parole, servono risultati”. Il nuovo ufficio, rappresenta un segnale forte: New York si schiera apertamente contro l’antisemitismo cercando di riaffermare la propria identità di città aperta, sicura e inclusiva, anche in un periodo di forti tensioni sociali e politiche.