Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Giuseppe Mazzini e il mondo ebraico

    Tra le figure chiave del Risorgimento italiano, Giuseppe Mazzini durante la sua vita non fu solo uno degli ispiratori di una nazione unita, ma un modello rimasto a lungo nella memoria di chi venne dopo. Se la sua biografia, come anche la sua immagine, è ben nota sono meno indagati alcuni episodi che lo legano al mondo ebraico. L’amicizia e la collaborazione con il modenese Angelo Usiglio, che gestì tra l’altro la sua corrispondenza segreta, è una prima traccia, anche se i contatti si estesero in seguito al mondo artistico e culturale ebraico. 

     

    La mostra “1849-1871 Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione” in corso al Museo Ebraico di Roma – a cura di Francesco Leone e Giorgia Calò – permette però di riportare alla luce alcuni dipinti e documenti che presentano altri episodi di interesse. 

    Tra questi spicca un ritratto del 1862 (proveniente dal Museo del Risorgimento di Milano) eseguito a Londra da Felix Stone Moscheles, un giovane ebreo inglese che si affacciava alla vita artistica proprio in quel momento. Figlio del pianista tedesco Isaac Ignaz fu impegnato tutta la vita a promuovere ideali pacifisti e l’Esperanto. Felix conobbe Mazzini grazie al cognato, il letterato francese Antonin Roche che gli era amico. Dopo una serie di sedute nel piccolo studio di Cadogan Gardens, l’artista restituì l’immagine di un uomo dallo sguardo fiero e di grande moralità: abbigliato totalmente di nero, secondo l’abitudine di portare “il lutto della patria”, si concede solo una catena d’oro tra il panciotto abbottonato e la giacca. Il pittore scrisse più tardi nelle sue memorie di quegli incontri, lasciando il dipinto nel suo studio il dipinto fino alla sua morte. 

     

    C’è però anche una lettera del 1870 conservata al Museo Ebraico dal 1930: fu inviata da Mazzini al rabbino capo di Livorno Elia Benamozegh, che dimostra lo scambio tra il grande “esule” e una figura impegnata nei rapporti con la società circostante. Mazzini guardò così al mondo ebraico in quella sovrapposizione tra ideali nazionali e valori collettivi che fece parte della cultura della nascente nazione.

    Il mondo ebraico accolse Mazzini come racconta l’amicizia con la pesarese Sarina Levi che arrivata a Londra dopo il matrimonio con Moses Meyer Nathan ne divenne una delle più importanti sostenitrici. Un lungo rapporto quello tra la famiglia Nathan e Mazzini che si estese anche dopo la morte del patriota. Mazzini si spense il 10 marzo 1872 a Pisa in casa della figlia di Sara, Giannetta Nathan Rosselli. Quegli ultimi momenti furono dipinti da Silvestro Lega che non restituisce l’immagine di un ardente patriota, ma quella di un uomo che si abbandona al sonno. Da quel momento la famiglia Nathan si occupò della diffusione dei suoi scritti e dei suoi ideali con un’eredità che arrivò fino a Ernesto Nathan primo sindaco ebreo di Roma.

    CONDIVIDI SU: