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    La storia di Barros Basto, il Dreyfus portoghese che difese sempre il suo ebraismo

    Forse è meno noto di Alfred Dreyfus, eppure la storia di Barros Basto rappresenta un altro importante e al contempo triste esempio di antisemitismo europeo del XIX secolo. Il capitano Artur Carlos de Barros Basto, infatti, venne ingiustamente diffamato e licenziato dal suo incarico militare. Un caso analogo a quello di Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo dell’artiglieria francese condannato nel 1894 con l’accusa di tradimento. Questi due uomini, entrambi importanti militari decorati, divennero bersaglio dell’antisemitismo europeo di fine ’800.

    Barros Basto si dedicò alla scrittura ebraica e ancora più importante fu il suo lavoro come leader della comunità. Inoltre, diede un contributo alla lotta dei Conversos, ebrei sefarditi che erano stati costretti a convertirsi al cattolicesimo. Lo stesso capitano Barros Basto era uno di loro. In Portogallo si verificò un fenomeno storico molto particolare, la concentrazione di ebrei sefarditi era così alta che ancora oggi i portoghesi sono in gran parte discendenti di quei “marranos” – ebrei convertiti – che avevano poca scelta nel 1497, quando furono costretti a convertirsi o a lasciare la loro terra. Un buon numero di ebrei decise di rimanere in patria, dove vennero obbligati battezzarsi e cambiare nome. Alcuni divennero i cristiani più assidui, si mischiarono alla nobiltà, ai “vecchi cristiani” e divennero anche membri importanti del clero cattolico. Altri invece, pur essendosi convertiti, mantennero la loro identità ebraica creandone una nuova, che permise loro di passare inosservati tra i loro nuovi correligionari, fossero essi nuovi o vecchi cristiani.

    Barros Basto era nato ad Amarante nel 1887. Nato cattolico, decise di recuperare le sue origini ebraiche. Questo percorso di riscoperta sarebbe diventato la meta della vita del capitano, accompagnata dall’interesse a far tornare anche altri alle loro radici. Il processo di conversione al giudaismo del capitano Barros Basto – che era anche massone – iniziò a Porto e Lisbona presso la sinagoga Shaarei Tikvah, ma senza successo. Il Marocco sarebbe allora diventato il suo luogo di conversione e di ritorno all’ebraismo.

    Nella città di Tangeri, infatti, nel 1920, avvenne la conversione formale di Barros. Dopo essere tornato a Lisbona, sposò una donna ebrea della comunità locale: Lea Israel Montero Azancot divenne Leah Barros. Da quel momento, Barros ricominciò ufficialmente il suo avvicinamento all’ebraismo. Del resto, l’uomo aveva passato un’intera esistenza a sentirsi ebreo. A Porto, dove non c’erano più di 20 ebrei, il capitano Barros Basto o Abraham Israel Ben Rosh – il suo nome ebraico – fondò un giornale, che chiamò “Halapid” – The Torch – e iniziò a viaggiare nei villaggi vicini dove si trovavano molti conversos. L’idea era di fondare una nuova comunità con queste persone e costruire una sinagoga che prese successivamente il nome di Mekor Haim, “una fonte di vita”.

    Basto aveva imparato l’ebraico, aveva studiato la storia ebraica medievale portoghese e scrisse nel corso della sua vita numerose opere su temi ebraici. L’obiettivo di Barros Basto era catturare l’attenzione dei Conversos per condurli verso il suo progetto religioso-comunitario. Presto iniziò a raccogliere i fondi necessari per la costruzione di una sinagoga. Il progetto era così ambizioso e strutturato che, insieme ad altri membri della sua comunità, fondarono una yeshiva, per insegnare ai Conversos i precetti della Torah e la storia del popolo ebraico. Quella yeshiva rimase operativa per nove anni.

    La situazione politica in Portogallo cominciò a cambiare dopo un colpo di stato militare nel 1926, conferendo alla Chiesa cattolica una posizione molto importante nella società. Non sarebbe assolutamente stato nel loro interesse che i “Marranos” tornassero verso l’ebraismo. Pochi anni dopo, nel 1932, la dittatura fascista di Oliveira Salazar prese il potere, imponendo la tradizione cattolica e il conservatorismo dei suoi costumi. Tutti gli sforzi del capitano Basto incontrarono un grave ostacolo quando una lettera anonima avvertì i suoi superiori di un comportamento considerato “immorale” da parte del Capitano. Le accuse riguardavano una presunta omosessualità e la perversione nei confronti dei giovani della yeshiva; poco dopo venne indetto un processo contro di lui. Sebbene Questa calunnie non trovarono riscontro giuridico, emerse la storia della circoncisione del Capitano assieme ad alcuni suoi allievi della yeshiva, segno di come circa 9mila ebrei avessero riscoperto la loro religione grazie a lui. Nel 1937 fu espulso dall’esercito, in quanto ritenuto moralmente inadatto a continuare nell’istituto. L’accusa era di essere un “giudaizzante”.

    Come per Dreyfus, la sua ebraicità condizionò molto le decisioni e pesò al momento di firmare il licenziamento. Tuttavia, Dreyfus venne difeso dallo scrittore francese Émile Édouard Charles Antoine Zola, nel suo articolo “J’accuse – Lettera al Presidente della Repubblica” pubblicato su un importante quotidiano francese. L’articolo di Zola, sotto forma di lettera aperta, fu la chiave per il ripristino della posizione, del nome e dell’onore del capitano Dreyfus. Nel caso del capitano Barros Basto nessuno si espresse in sua difesa e non ci fu mai una revisione del caso durante la sua vita.

    Nonostante la battuta d’arresto, Basto riuscì nel 1938 ad inaugurare la sinagoga che era ormai diventata il suo sogno. Questa sinagoga non riuscì a concentrare la comunità di Conversos che lui aveva sperato. Lo scandalo e poi la sua rimozione dall’incarico fecero sì che anche i suoi studenti e le famiglie che aveva attratto verso l’ebraismo abbandonassero la sinagoga.

    Tuttavia, la sinagoga stessa divenne fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale, diventando un rifugio per centinaia di ebrei dell’Europa orientale che sfuggivano all’orrore del regime nazista. Barros Basto potrebbe dunque esser considerato un “giusto tra le nazioni”.

    La Sinagoga di Oporto è la sua opera più importante: un luogo che rappresenta la libertà, la lotta costante e il grande affetto che ha avuto il suo fondatore, insieme alle famiglie. Il capitano Barros Basto morì a Oporto nel 1961, portando nella tomba l’ingiustizia di essere accusato di un “delitto” chiamato ebraismo. È stato il leader della sua comunità fino alla fine della sua vita. A differenza di Dreyfus, Barros Basto non venne mai reintegrato nell’esercito, e il suo caso non fu più riesaminato fino al 2012, quando lo stato portoghese lo ha reintegrato postumo come capitano, un risultato ottenuto grazie agli sforzi di sua nipote Isabel Ferreira Lopes.

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