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    INCIAMPANDO NELLA MEMORIA E NELLA STORIA

    Qualcuno ha inserito una sorta di pietra d’inciampo abusiva in Via della Reginella, che in tedesco recita: “l’assassino torna sempre nel luogo del delitto”. L’attentato alle memoria è anche un attentato alla storia?  L’assassino, quando torna sulla scena del crimine, non lo fa per ripeterlo, perché uccidere un morto è un’impresa che presenta qualche difficoltà tecnica. È probabile, per contro, che la profanazione sia stata commessa da un estremista odiatore, vista la banalità della scritta e la sua inesattezza. Tale scritta, tradotta in termini più consoni, si rivela un fuor d’opera che contiene una frase minatoria; se l’autore fosse un negazionista, sarebbe ancora più assurda, perché imputerebbe d’assassinio coloro i quali ritiene innocenti.

     

    Sulla memoria, ha scritto di recente Anna Mastromarino un’interessante  monografia, dal titolo “Stato e Memoria – Studi di diritto comparato” (Franco Angeli, Milano, 2018). Leggendolo, abbiamo tratto la convinzione, forse errata, che diritto e memoria non possano coincidere, tanto meno diritto e storia. Certamente, nel volume si trova un’abbondante giurisprudenza, mentre le norme non ci sono, oppure sono marginali. Al pari di Cvetan Tororov, l’autrice richiama “Funes el memorioso”, un racconto  di Jorge Luis Borges sull’inutilità  di ricordare senza saper filtrare gli argomenti rilevanti da quegli irrilevanti. Tautologicamente, viene alla memoria Mr. Memory, aggiunto da Alfred Hitchcock alla versione cinematografica dei 39 Scalini, perché il romanzo di John Buchan non lo contemplava, ma in materia mnemonica si limitava ad osservare che “a good spy is trained to have a photographic memory”.

     

    Ora, le norme penali debbono prevedere delle sanzioni per il razzismo e dovrebbero tutelare beni come la libertà, l’eguaglianza e la democrazia e, si capisce, il ricordo dell’Olocausto. La memoria, però, non dovrebbe spingersi oltre certi limiti, perché abbiamo gli esempi non eccelsi della legge polacca, che prevede sanzioni penali per certe opinioni, e le esperienze dell’abbattimento delle statue di Cristoforo Colombo.

     

    Forse ha ragione Ernesto Galli della Loggia, quando asserisce di essere per la Storia e non per la memoria, visto il rischio di porre in essere strutture che si rivelino costose ed inefficaci. Poiché spesso si ignorano i Rabbini, mi piace ricordare che abbiamo due eccellenze romane, come Riccardo Di Segni e Roberto Della Rocca, che possono guidare tutti, anche chi scrive, in questa ardua materia.

     

    Non siamo certo entusiasti per la profanazione delle pietre d’inciampo, e speriamo che la giustizia riesca a fare il suo corso, ma siamo perplessi laddove legge e memoria si intersechino. L’unico modo efficace di combattere il pregiudizio sarebbe quello di rivedere i libri di testo, che noi stessi abbiamo spesso esaminato, senza mai capire come si possa essere pagati per diseducare. Come dire che il miglior rimedio è costituito dalla cultura, dalla serietà, dal possesso di princìpi morali e dallo spirito critico. Altrimenti, le sole voci indignate non faranno altro che gratificare gli spiriti più modesti.

    Emanuele Calò  

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