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    La politica israeliana: una sceneggiata poco decorosa. Ma pur sempre una democrazia

    La democrazia, dice un motto attribuito a Churchill, è un sistema pieno di difetti; peccato che tutti gli altri siano molto peggio. Autentica o no la battuta, vi è in essa certamente una buona dose di verità. Lasciamo stare le vicende italiane o europee e prendiamo ad esempio Israele. Non vi è dubbio che sia una democrazia, la sola ormai in un’area geografica enorme, fra l’India e l’Europa, le semidemocrazie dell’Africa australe e le caricature politiche come la Turchia o la Russia. Ma quel che è successo negli ultimi mesi e in particolare negli ultimi giorni intorno alla formazione del nuovo governo è più comico che tragico: due primi ministri nominati in contemporanea, uno effettivo e uno futuro; fra loro un contratto lungo e dettagliato da fare impallidire l’avvocato Conte; un programma del tutto generico; un numero di ministri assurdo, che rispondono in parte al primo ministro effettivo in parte a quello in pectore; il feroce assalto alla diligenza dei candidati ministri; l’ingresso nel governo di partiti eterogenei e l’uscita di quelli omogenei alla maggioranza; un buon numero di scissioni e contro-scissioni, spesso sollecitate dall’alto; dimissioni date e ritirate, giuramenti annunciati e rimandati… per non parlare dell’interferenza della Corte Suprema sulla formazione del governo, la cui logica politica e non giuridica è evidente a ogni persona intellettualmente onesta. Insomma una sceneggiata poco decorosa, una commedia piena di colpi di scena motivati solo dall’interesse dei protagonisti. Il tutto mentre Israele è circondato da nemici agguerriti, con l’urgente necessità di prendere decisioni storiche. Pessima democrazia. Tutti gli altri però stanno peggio: la cleptocrazia di Ramallah, il regime terrorista di Gaza, la dittatura militare egiziana, il regno assoluto pieno di faide dell’Arabia, le guerre civili in Siria e Iraq, l’oppressione clericale e imperialista dell’Iran, coi tentacoli in Libano, Sira, Iraq, Yemen. E anche l’Europa, lo sappiamo, non sta proprio bene: le istituzioni comunitarie non sono democratiche e fra gli stati chi ha una chiara maggioranza a sostegno del governo (Ungheria, Polonia, Cechia ecc.) è indicato dalla stampa come “fascista”. Quelli che hanno maggioranze parlamentari risicate e sondaggi negativi (Italia, Francia, Germania) sarebbero per definizione i democratici – checché ne pensino i cittadini. Nonostante le sceneggiate, molto meglio Israele.

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