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    Quel l’antisemitismo così soltanto per divertirsi

    Ha suscitato profondo scandalo nel mondo ebraico l’esibizione antisemita nel tradizionale carnevale di Aalst, in Belgio, pieno di orribili travestimenti da ebrei mostruosi, con l’apparenza tradizionale degli ebrei chassidici segnati da marchi razzisti come i nasi adunchi e addirittura la parte inferiore del corpo travestita da insetti. L’esibizione si è raddoppiata nel carnevale del paese spagnolo di Campo de Criptana, dove in mezzo a un un gruppo travestito da SS si è portata in giro addirittura l’immagine di una camera a gas. Bisogna riflettere su questi episodi, proprio perché sono “spontanei”, “innocenti”, senza violenza o intenzioni politiche, come li hanno difesi gli organizzatori. Accettiamo l’ipotesi che non si trattasse di neonazismo militante, che non si volesse incitare a sterminare gli ebrei, ma “soltanto divertirsi”, come ha detto il sindaco della cittadina belga. Resta il fatto che da questi costumi emerge una completa insensibilità per l’enorme dimensione criminale della Shoà, una disumanizzazione generale del popolo ebraico, che purtroppo emerge non solo dagli atti antisemiti sempre più frequenti e pericolosi in Europa (benché, si potrebbe dire, isolati e minoritari) ma anche da tutti i sondaggi pubblicati sull’antisemitismo. L’ultimo, appena reso noto dall’European Jewish Association, mostra che un quinto degli europei crede che vi sia una rete segreta degli ebrei che controlla la politica mondiale; altrettanti, e probabilmente gli stessi, credono che gli ebrei “sfruttino ai loro fini l’essere stati vittima della Shoà” (https://www.jns.org/opinion/from-aalst-to-america-the-post-modern-anti-jewish-reconfiguration-of-the-west/ ). Dato che la satira è sempre una forma di aggressione simbolica, come sapeva Freud, anche questi “innocenti” carnevali dicono che vi è una parte consistente (e “innocente”) d’Europa pronta ad assistere all’umiliazione e magari alla distruzione degli ebrei. Nonostante le Giornate della Memoria e  i discorsi ufficiali sulla tolleranza e l’apertura della Cultura europea, siamo ancora lì.

     

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