Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Con Eichmann volevano prendere anche Mengele”. Parla un ex agente del Mossad

    Il documento falso con cui il Mossad fece imbarcare Eichmann sul volo El Al diretto da Buenos Aires a Gerusalemme

    Del processo Eichmann crediamo di sapere ormai tutto. Ne abbiamo letto i verbali, i libri e gli articoli di giornale dell’epoca. Abbiamo visto i film documentari e quelli hollywoodiani, ascoltato tutte le testimonianze disponibili in rete. A 60 dal processo più famoso della storia dello Stato d’Israele, quel processo che segnò il prima e il dopo del ricordo del nefasto nazista, nessuna informazione pare essere inedita ed esclusiva. Tutto ormai è stato detto, tutto ormai è stato scritto. Per andare dunque più a fondo della vicenda e indagare su eventuali risvolti ancora sconosciuti, mi sono rivolto ad Avner Avraham, ex agente del Mossad, fondatore della Spy Legends e massimo esperto nel processo Eichmann nel mondo. 

    Secondo Avraham, infatti, vi sono infiniti aspetti di questo capitolo storico che ancora non sono stati svelati.  «Innanzitutto vorrei sfatare un mito – esordisce l’ex agente -. Vorrei smentire tutti quei ricercatori e storici che affidano il successo della cattura di Eichmann a Simon Wiesenthal, meglio conosciuto come il cacciatore di nazisti». Come spiega Avraham, Simon Wiesenthal effettivamente riuscì a catturare negli anni successivi alla guerra molti nazisti, eppure, nel caso di Eichmann, egli non ebbe alcun tipo di coinvolgimento. «La riuscita della cattura è solo ed esclusivamente del Mossad e di nessun altro. Tuttavia, per motivi di segretezza, l’intelligence israeliano ha inizialmente preferito non prendersi i meriti di questa missione».

    Ma non finisce qui, l’ex agente del Mossad rincara la dose: «Un aneddoto interessante e poco conosciuto, risale alla fine degli anni ’40, quando vi fu un primo tentativo di catturare Eichmann. Un tentativo che fallì clamorosamente. Il responsabile di questo insuccesso fu un certo Manos Diamant, che trovò per pura coincidenza una foto di Eichmann nei suoi paraggi. La storia ha affidato anche a lui dei meriti che non gli appartengono. Nonostante il nobile tentativo di Diamant, infatti, il suo contributo alla cattura di Eichmann fu assolutamente nullo». 

    Tra i tanti miti sfatati e gli aneddoti condivisi, ce n’è uno che mi colpisce particolarmente. «In pochi sanno che Ben Gurion non era a conoscenza del fatto che il Mossad, insieme ad Eichmann, intendeva catturare anche il dottor Mengele, che si trovava in quel periodo in Argentina, non troppo distante da loro – racconta Avner Avraham – Il Mossad decise di tenere Ben Gurion all’oscuro di ciò poiché sapeva che egli non aveva alcuna intenzione di cominciare a processare tutti i gerarchi nazisti ancora in vita. Ben Gurion voleva processarne uno solo, per trasmettere un messaggio forte al mondo. L’intelligence israeliano tenne dunque all’oscuro il Primo Ministro della doppia missione, che fallì comunque, poiché di non riuscirono mai a catturare Mengele».

    Quando in chiusura domando al fondatore della Spy Legends se esista ancora un margine tale che permetta agli esperti di scoprire nuove informazioni circa il processo, egli ha risposto senza esitare: «Sì, si può sempre scoprire qualcosa di nuovo. Si possono sempre svelare delle nuove storie. Le piccole storie, che sono quelle più importanti. Non solo le storie di chi ha preso parte alla cattura, ma anche quelle degli altri personaggi che erano coinvolti nella causa. Una volta, per esempio, ho incontrato il figlio di uno dei poliziotti che hanno accompagnato Eichmann in tribunale. Fu estremamente interessante riscoprire e rivedere la storia dalla sua prospettiva. Mi ha permesso di gettar luce su nuovi risvolti di questo processo, che non smettono mai di stupire».

    CONDIVIDI SU: