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    La presidente dell’europarlamento Metsola alla Knesset: “Essere antisemiti significa essere antieuropei”

    Nonostante i tentativi di
    bloccarlo da parte del terrorismo e dei movimenti palestinisti che cercano di
    dare la colpa a Israele di tutti gli incidenti di sicurezza da esso derivanti,
    continua il successo internazionale di Israele. Oggi arriva a Gerusalemme il
    ministro degli esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu,  per consolidare la normalizzazione delle
    relazioni, dopo che il centro estero di Hamas è stato silenziosamente ma
    efficacemente sloggiato da Ankara.

    Ma soprattutto è in corso la
    missione del nuovo presidente del Parlamento Europeo, la maltese Roberta
    Metsola, la prima visita fuori dall’Unione Europea dopo quella in Ucraina, e
    come ha detto lei “la prima, ma certamente non l’ultima”. Metsola ieri ha
    tenuto un discorso alla Knesset, per molti versi sorprendente considerando
    l’antipatia per lo stato ebraico, diffusa nelle alte sfere dell’Unione Europea.
    “Mi addolora dire che oggi assistiamo all’aumento dell’antisemitismo. Sappiamo
    che questo è un segnale di avvertimento per l’umanità. È importante per tutti
    noi”, ha detto ai parlamentari israeliani. “Non sarò ambigua: essere
    antisemiti significa essere antieuropei. Ogni giorno assistiamo ancora ad
    attacchi agli ebrei, alle sinagoghe”, ha aggiunto. “Il Parlamento europeo
    è impegnato a combattere l’antisemitismo”.

    Il discorso non ha riguardato
    solo l’antisemitismo, ma anche Israele: “Voglio essere chiara: l’Europa
    sosterrà sempre il diritto di Israele di esistere”, ha detto tra gli
    applausi. “Sosteniamo una soluzione a due stati – con   Israele in piena sicurezza e uno stato
    palestinese indipendente, democratico, contiguo e vitale, che vivano fianco a
    fianco in pace e sicurezza”, ha dichiarato fra gli applausi della
    maggioranza e le proteste del gruppo arabo. Metsola sembrava preparata per le
    reazioni contrastanti, e ha aggiunto: “So che ci sono state molte false
    partenze in questo processo. So che non tutti vedono la pace come un obiettivo.
    E so quanto deve essere difficile dire a una madre il cui figlio è stato ucciso
    che la pace è la risposta. E ci sono troppe madri del genere”. Ha indicato gli
    Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti fra
    Israele e diversi stati arabi, come prova che “la pace è possibile: questi
    accordi potevano sembrare inconcepibili solo poco tempo fa, ma hanno dimostrato
    che la storia non deve sempre ripetersi. Che il ciclo può davvero essere
    interrotto”.

    Al discorso vi sono state
    reazioni miste: Tibi, deputato della lista araba all’opposizione, ha
    rimproverato a Metsola di non aver mai pronunciato la parola “occupazione” e
    dunque di averla avallata. Il presidente della Knesset Levy le ha chiesto di
    condizionare la continuazione delle ricche donazioni che l’Unione Europea fa
    all’Autorità Palestinese (circa 214 milioni di euro l’anno) alla cessazione
    dell’incitamento al terrorismo di cui essa si rende continuamente responsabile.

    Prima dell’inizio della visita
    c’era stato un incidente che aveva fatto temere sul suo successo, perché
    Israele aveva deciso di impedire l’ingresso a un deputato spagnolo, Manu
    Pineda, presidente del gruppo di sostegno ai palestinesi del Parlamento
    Europeo, che aveva espresso il progetto di recarsi con una delegazione a Gaza e
    in Giudea e Samaria per “indagare sul campo la situazione creata dalla morte
    della giornalista Shireen Abu Akleh”. La delegazione del gruppo ha annullato
    tutto il suo viaggio chiedendo a Metsola di fare altrettanto; ma lei si è
    limitata a chiedere informazioni sul tema ai suoi interlocutori israeliani. La
    visita insomma è andata bene, molto meglio di quanto ci si potesse attendere
    sulla base del passato.

     

     

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