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    Comunità ebraiche del Mediterraneo: Venezia

    Per chi fosse in vacanza al mare e volesse aggiungere alla vita di spiaggia una visita culturale proponiamo piccole suggestioni sulle comunità ebraiche italiane che stanno sulla costa. Anche se oggi sembra strano pensare agli ebrei come un popolo di naviganti tra le leggende che innervano la tradizione ebraica ve ne una che racconta proprio gli albori del rapporto tra ebrei e Mediterraneo: il mito narra infatti che dopo aver distrutto il Tempio di Gerusalemme nel 70 dell’era volgare, il malvagio Tito riempì tre navi di uomini, donne e bambini e le abbandonò per mare senza equipaggio né capitano. Il Padre Eterno allora inviò una tempesta che le fece naufragare: una giunse sulle coste spagnole, una a Genova e l’altra in Sicilia. Cominciò così – stando alla leggenda – la storia del rapporto degli ebrei col Mar Mediterraneo: Mare nostrum che, da allora, gli ebrei attraversarono per affari e commerci, per viaggi e studi, e per fughe precipitose che ne accompagnarono gli esili.

    VENEZIA

    E’ impossibile sintetizzare il fascino e la storia d Venezia in poche righe: il carnevale, Piazza San Marco, il ponte di Rialto, sono solo alcuni dei nomi e dei luoghi che suscitano ammirazione e meraviglia. Anche sulla Venezia ebraica, in realtà, la documentazione storiografica è sterminata, specie per quanto riguarda il periodo del ghetto. Per averne almeno le tracce essenziali si può guardare il sito della locale comunità ebraica: http://www.jvenice.org . Il sito racconta storie e propone itinerari. Il bellissimo museo ha anche un fornitissimo bookshop con un catalogo eccellente.

    Certo è che a Venezia spetta l’invidiabile primato di aver coniato una parola che l’italiano ha esportato in quasi tutte le lingue del mondo: ghetto. L’origine della parola è incerta probabilmente si riferisce al “geto” delle fonderie veneziane ed è approdata a definire il ghetto vero e proprio in cui vennero chiusi per primi gli ebrei veneziani nel 1516. Il ghetto veneziano è uno dei pochi al mondo conservato come era all’origine: su di esso sono stati girati documentari e film e vi sono ambientati romanzi. Un sottoportego e un cancello era l’unico collegamento del Ghetto Novo (in realtà il più antico) con la città. Al suo interno la Scola grande tedesca , la Scola Canton e la Scola italiana: gli stessi nomi delle antiche sinagoghe raccontano la vita di un quartiere pieno di vita in cui convivevano ebrei di origini e tradizioni diverse. Nel Ghetto Vecchio, la nuova area costruita nel 1541, era invece abitata da ebrei levantini: vi erano locali di studio – restaurati di recente – e vi sorge la Scola Spagnola, un trionfo di legno istoriato e arredi rossi, venne costruita alla metà del cinquecento da ebrei spagnoli e marrani in fuga dalla penisola iberica dopo l’editto di dalla espulsione del 1492. La scola levantina invece venne costruita tra il 1538 e il 1561. Sulla sua facciata due lapidi ricordano eventi lontanissimi tra loro ma che ancorarono gli ebrei veneziani – e non solo – alla loro identità di ebrei italiana: una ricorda infatti la distruzione del Tempio di Gerusalemme e l’altra gli ebrei caduti durante la prima guerra mondiale. Un terzo ghetto, quello “nuovissimo” si aggiunse agli inizi dell’ 1600 per ospitare gli ebrei ponentini. Rivolgendosi al museo è possibile partecipare a visite guidate non solo delle sale espositive ma anche delle sinagoghe: una sorta di museo diffuso che racconta un’avventura straordinaria: di reclusione e di libertà, di studio e di arte, di commerci e di rabbini importanti.

    Shalom: Ebrei damare / di mare/ sul mare

    di Lia Tagliacozzo

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