Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    A Taranto un sepolcreto ebraico sotto il palazzo degli uffici

    Nel cuore della Taranto “nuova”, al di fuori dell’isoletta artificiale nella quale l’antica città della Magna Grecia era stata rinserrata dopo la distruzione saracena e la ricostruzione bizantina (X secolo), c’è un maestoso edificio di fondazione settecentesca ricostruito però nella seconda metà del XIX secolo, il Palazzo degli Uffici, dove hanno avuto sede per secoli varie scuole. E’ vuoto da anni e fatiscente, ma sta per ripartirne la ristrutturazione, bloccata da un contenzioso giudiziario, e in vista del progetto esecutivo è acceso il dibattito sulla sua destinazione.

     

    E’ opportuno allora riproporre, finché si è in tempo, una importante questione: sotto il pavimento di una delle aule sono state rinvenute in un sondaggio archeologico condotto nel 2006, quando sembrava imminente l’avvio della ristrutturazione, vestigia di un sepolcreto ebraico databile tra V e VI secolo (due tombe a fossa scavate nel banco di carparo che sostiene il palazzo, più una successiva, di epoca altomedievale), con resti scheletrici ancora in situ, rideposti dopo aver esaminato la sepoltura, e lastroni di copertura con graffiti una menorah ed uno shofar. Le tre tombe furono quindi ricoperte, e non ci furono approfondimenti successivi. Una quarta tomba era stata rinvenuta poco distante, sempre sotto i pavimenti, già violata nel corso dei lavori del XIX secolo. Da un punto di vista storico ed archeologico, si tratta delle uniche tracce contestualizzate della presenza della fiorente comunità ebraica di Taranto, durata dal I secolo d.C. fino al XVI.

     

    Ormai municipium romano, ma ancora di lingua e cultura greche, Tarentum fu la prima città ad ospitare, nel 70 d.C. (dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme e la soppressione del Regno di Giuda), una colonia ebraica. Secondo una tradizione ebraica medievale, Tito vi deportò addirittura 5.000 ebrei: un numero enorme. Fu comunque la seconda città, dopo Roma (lì una fiorente comunità ebraica si era già stanziata molto prima della diaspora, almeno dal II secolo a.C.), ad ospitare un numeroso gruppo di Ebrei.

     

    Le scarse testimonianze archeologiche, prima del 2006, erano costituite da lapidi funerarie (le più antiche in Greco ed Ebraico, le più recenti in Latino ed Ebraico; parte esposte nel Museo, parte conservate nei depositi della Soprintendenza) rinvenute nel XIX secolo durante i lavori di costruzione del Palazzo degli Uffici e di spianamento della collina di Montedoro, dove fu edificato uno dei primi nuclei della Città Nuova. Più ricca la documentazione culturale. Nell’XI secolo la comunità ebraica è fiorente in Taranto. Un maestro calligrafo, Shemuel ha-Shofer, imposta addirittura le modalità grafiche con cui d’ora in poi verrà ricopiato il Talmud. A metà XII secolo Beniamino da Tudela riscontra una cospicua comunità (circa 300 anime), con numerosi dotti. Nel XIII secolo, però, gli Angiò avviano nel Regno di Napoli una politica di conversioni quasi forzate. Con la conquista spagnola del 1503 la situazione si aggrava. Nel 1510 c’è un primo bando contro Ebrei e “cristiani novelli” (Ebrei da poco convertiti): in questa data – riporta il sito Italia judaica – i nuclei ebraici in Taranto si sono ridotti a 18, quelli dei cristiani novelli erano 1400. Nel 1541, per decreto di Carlo V, la parola fine. Chi non si converte, fugge nella Grecia ottomana (più tollerante verso gli Ebrei). Della comunità ebraica di Taranto, a differenza di altre pugliesi (Oria, Trani) si perderà ogni traccia. Lo stesso quartiere dove sorgeva la Giudecca, Turripenne, non conservava significative vestigia ebraiche; ed è stato comunque raso al suolo negli anni ’30 del Novecento nel “risanamento” della Città Vecchia.

     

    È quindi ancora più importante, anche oltre il non trascurabile aspetto religioso, salvaguardare il sepolcreto nel Palazzo degli Uffici: provvedendo alla rituale preservazione dei resti umani, e destinando quell’angolo del palazzo a piccola, visitabile area funeraria. Piccola ma importantissima traccia della presenza ebraica in Taranto.

    CONDIVIDI SU: