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    Le scuse delle università italiane a 80 anni dalla Leggi razziali

    A 80 anni di
    distanza dall’adozione del primo provvedimento antisemita voluto dal regime
    fascista, le università italiane hanno riconosciuto le proprie responsabilità
    per l’applicazione delle leggi razziali, che solo in ambito universitario portarono
    all’allontanamento di 448 docenti e all’espulsione di 727 studiosi, oltre a
    colpire un migliaio di studenti. Il ‘mea culpa’ è stato fatto oggi a Pisa, nel
    Palazzo della Sapienza, simbolo dell’Ateneo, con la “Cerimonia del ricordo
    e delle scuse”, in cui il rettore Paolo Mancarella, a nome e alla presenza
    dell’intera Accademia italiana, ha fatto ammenda per gli atti che, a partire
    dalla plebiscitaria adesione al ”Giuramento di fedeltà al Fascismo” del 1931,
    videro il mondo universitario silente e complice verso le scelte del regime che
    giunsero fino all’emanazione delle leggi razziali. “Qui, molti anni fa –
    ha detto il rettore dell’Università di Pisa in apertura – sono avvenute cose
    che non sarebbero mai dovute accadere. E noi vogliamo ricordarlo. Ci sono vite
    che, a partire da questo luogo, sono state sospese, stravolte, distrutte”.

    Mancarella
    ha quindi ripercorso storie, numeri e nomi della persecuzione contro gli ebrei,
    chiudendo con un ammonimento. ”La moralità degli studenti e dei docenti che
    allora subirono l’ingiustizia – ha detto il rettore pisano – ci guidi nel
    ricordo, nella riparazione, nella ricostruzione delle virtù civiche oggi necessarie
    alla resistenza contro tutte le discriminazioni, anche quelle del nostro tempo.
    Noi non dobbiamo obbedire mai più a ciechi intendimenti che calpestino la
    ragione e annullino la dignità dell’uomo”. Subito dopo, è intervenuta la
    presidentessa dell’Unione delle Comunità 
    Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, sottolineando che ”oggi, in
    questo  Ateneo, dinanzi a noi –
    rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia – con emozione e solennità sono
    state pronunciate parole e riflessioni importanti che abbiamo ascoltato con il
    cuore e con la mente”. Anche la presidentessa dell’Ucei ha voluto terminare
    attualizzando il messaggio che parte dalla cerimonia pisana: “è importante
    oggi non solo studiare la storia, e saper dire a voce alta – questa è verità, questo
    è accaduto a cittadini italiani, questo è successo nel nostro Paese, questi
    furono i comportamenti dell’accademia e della comunità degli scienziati – ma
    anche sapersi porre rispetto agli eventi passati con la propria coscienza e
    saper trasmettere una ferma convinzione a chi tentenna, a chi desidera essere parte
    dell’accademia italiana. Questo è il senso di quanto oggi avviene qui a Pisa,
    con l’odierna cerimonia e con le iniziative programmate in queste settimane che
    non hanno precedenti nella storia di questo paese e delle sue istituzioni educative”.

    La cerimonia
    si è chiusa con il commosso abbraccio tra i rappresentanti dei rettori e quelli
    della comunità ebraica e con l’inaugurazione di una lapide in perenne ricordo
    dell’evento. Il testo recita: ”San Rossore, 5 settembre 1938 – Pisa, 20
    settembre 2018. In questo luogo, alla presenza dei rettori delle università
    italiane, il rettore dell’Università di Pisa ha voluto si svolgesse ‘La
    cerimonia del ricordo e delle scuse’, rivolta ai rappresentanti delle comunità ebraiche
    italiane, nell’ottantesimo anniversario della firma delle   leggi razziali”.       

    Dopo la cerimonia, si è aperta la conferenza
    internazionale ”A ottanta anni dalle leggi razziali fasciste: tendenze e
    sviluppi della storiografia internazionale sull’antisemitismo e la Shoah”, introdotta
    da un intervento video della senatrice a vita Liliana Segre e dal saluto del
    presidente della Crui, Gaetano Manfredi. ”Invito a fare patrimonio di questo
    esempio – ha detto la senatrice Liliana Segre nel suo saluto – che sia significativo
    non solo per noi ma anche per chi ancor oggi patisce persecuzioni per le idee,
    per il colore della pelle, per le condizioni di nascita, per la fede che professa,
    e sono certa rimarrà nel cuore e nella mente di tutti gli ebrei italiani e non,
    per sempre”. (Red-Xio/AdnKronos)  

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