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    Salone del Libro: “Lettere ad una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi” di Daniele Aristarco

    Si inaugura oggi a Torino il Salone del libro: appuntamento editoriale ineludibile e dalla storia lunga e contrastata. Quest’anno però le polemiche si sono spinte fuori delle pagine culturali per una questione importante del dibattito pubblico che riguarda la collettività ebraica italiana e la memoria di questo paese: la presenza al Salone della Casa editrice Altoforte di Francesco Polacchi da sempre vicino alla destra radicale e organico della fascista Casapound – che ha anche il dubbio merito di dare alle stampe un libro intervista del ministro e vice-premier il leghista Matteo Salvini. Non sarebbe certo la prima volta di una casa editrice di destra al Salone ma il clima del paese è cambiato e sono cambiati i toni, i modi e le pratiche di una destra dichiaratamente fascista, sempre più arrogante e rivendicativa. Alcuni, tra scrittori e intellettuali, hanno dichiarato pubblicamente che non parteciperanno: da Christian Raimo (consulente del direttore del Salone Nicola La Gioia), passando per i Wu Ming, Carlo Ginzburg, Zerocalcare, Roberto Piumini e molti altri. “Mai accanto ai fascisti” hanno detto e scritto. Con loro anche il direttore del museo di Auschwitz Piotr Cywinski e Alina Birenbaum, sopravvissuta al lager e autrice di un libro di memorie, che hanno annunciato che non siederanno negli spazi del Lingotto spiegando come “non si possa chiedere ai sopravvissuti di condividere lo spazio con chi mette in discussione i fatti storici che hanno portato all’Olocausto, con chi propone un’idea fascista della società”. Altri, anch’essi antifascisti, condividono l’analisi della situazione e proprio per questo fanno la scelta opposta. Per tutti Michela Murgia che ha annunciato la sua presenza al Salone del libro: “non lascio spazio ai fascisti”. Oggi il Comune di Torino e la regione Piemonte, responsabili dell’assegnazione degli spazi della fiera, hanno presentato una denuncia in Procura contro il titolare di Altaforte che ha definito Mussolini “il più grande statista che l’Italia abbia mai avuto” e che “l’antifascismo è il male assoluto”.

    Una riflessione che solo apparentemente ci riguarda da lontano perché l’ebraismo è cittadino di questo paese da due millenni e con il fascismo ha parecchi conti in sospeso, ma anche perché è la pratica quotidiana di chi va per scuole a parlare di memoria, storia, ebrei, e seconda guerra mondale. Tutti si sono sentiti porre la domanda più volte. I toni sono quasi sempre ingenui e desiderosi di capire, in altre occasioni – più rare ma sempre più frequenti – sono invece maliziosi o addirittura provocatori, ma la domanda resta quella: “ cosa è il fascismo?”. A tentare una prima risposta destinata ai giovani lettori c’è adesso un nuovo titolo della casa editrice Einaudi ragazzi (105 pagine per 10 euro): “Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi” di Daniele Aristarco. E’ un libro atipico a cominciare dall’escamotage narrativo, 11 lettere ad una immaginaria Giulia sul cui banco è incisa col taglierino la parola dux. Un libro che si prende il tempo che ci vuole: “quella parola incisa sul tuo banco ha innescato in me un profondo desiderio: ragionare con te su cosa è stato e cosa è il fascismo” e per ragionare ci vuole tempo. Le lettere hanno argomenti diversi: è riportata anche la risposta di Massimo Troisi all’asserzione – sempre più diffusa e incontestata – che quando c’era Mussolini i treni arrivavano in orario: “E c’era bisogno di nominarlo capo del governo? – si interroga Aristarco insieme all’attore napoletano – Sarebbe bastato farlo capostazione!”. Ma, al di là delle battute, si narra anche del consenso e del dissenso. Delle leggi razziali e dei tribunali speciali, della scuola e del cittadino soldato, del confino, di Ventotene e del suo Manifesto europeista nato proprio tra i confinati antifascisti. Delle guerre coloniali e di quella mondiale. Si cita molto Primo Levi e si racconta della Resistenza e della Costituzione. Un libro piccolo e agevole che cerca di ragionare insieme ai giovani con il minimo indispensabile di date (e questo forse è un limite) e uno sguardo robusto sul presente perché per raccontare ai ragazzi e alle ragazze del fascismo di ieri bisogna partire dalla realtà di oggi: quella che vedono tutti i giorni e di cui hanno percezione diretta. Quella di cui sono competenti.

    Il libro ha anche l’indubbio merito – che manca a volte in quelli destinati agli adulti – di inserire la legislazione antiebraica nel contesto della riflessione sul fascismo, insieme e accanto alla costruzione dello stato dittatoriale. E la deportazione accanto alla creazione della Repubblica di Salò. Certo, non basta leggere un solo libro per creare coscienza civile e conoscenza storica, ma da qualche parte bisogna pur cominciare e il libro di Aristarco è un inizio eccellente.

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