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SPECIALE PESACH 5784

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    I nastri ritrovati

    Non ho mai creduto al caso, ho sempre pensato che ognuno di noi abbia un compito inconsapevole da svolgere. Percorrendo il sentiero della vita, si inciampa e ci si rialza, si incrociano demoni e angeli che ti accompagnano nel susseguirsi di dolori e felicità. Ci si incontra e si scontra con le persone man mano che si prosegue il cammino dell’esistenza.

     

    Con mia moglie, stavamo cercando la casa dove avremmo voluto abitare e per caso ci proposero un appartamento a Porta Portese davanti al ponte che conduce a Testaccio.

    La casa era abitata da una coppia di settantenni che portavano molto bene i loro anni.

    Anche se l’appartamento era da ristrutturare totalmente, io ne colsi subito la bellezza mentre mia moglie scappò inorridita strillando per le scale: “io voglio restare a Monteverde”. Ultime parole famose. 

     

    Iniziammo la trattativa per l’acquisto, entrammo in sintonia con il proprietario e chiacchierando, mi raccontò che era un cameraman di Rai3 e che aveva viaggiato molto in giro per il mondo per lavoro. Era in Iraq quando scoppiò la guerra e fu fra i primi a filmare i bombardamenti.

     

    Quando gli dissi che ero ebreo, mi raccontò che negli ultimissimi anni del Novecento, era andato a casa di alcuni sopravvissuti alla Shoah e li aveva intervistati. Aveva scelto di andare da loro per metterli a loro agio e cercare di farsi raccontare il più possibile.

    Mi espresse il rammarico che il lavoro fatto non venne accettato dalla redazione e lui ripetutamente lo propose fino a quando ripose il materiale in soffitta. Mi chiese se potessi aiutarlo a trovare un ente idoneo per donarlo. Acquistata la casa, fra ristrutturazione, trasloco e lavoro me ne dimenticai. Un giorno ascoltai una notizia al telegiornale: avevano ritrovato una registrazione inedita di una voce di un sopravvissuto alla Shoah.

     

    Sobbalzai sulla sedia, mi ricordai del racconto di Luigi Cipollari e delle videocassette riposte in soffitta. Erano passati dieci anni, nel frattempo erano successe molte cose, c’era stato il covid e mi rimproverai di quanto ero stato superficiale a lasciare che il prezioso materiale fosse stato dimenticato. Non volli pensare al peggio, Luigi avrebbe avuto ottant’anni e avrebbe dovuto essere passato indenne attraverso la pandemia. Alzai gli occhi al cielo e mi feci coraggio, cercai il numero in rubrica e lo chiamai.

     

    Non posso descrivere il sollievo quando mi rispose con voce squillante e allegra. Ci raccontammo a grandi linee gli avvenimenti del decennio trascorso e poi andai dritto all’argomento. Gli chiesi se avesse ancora le videocassette con l’intervista ai sopravvissuti alla Shoah e se fosse ancora disposto a donarle. La risposta fu affermativa, quindi mi attivai per organizzare un appuntamento alla Fondazione del Museo della Shoah. Lì Cipollari raccontò ai dirigenti della Fondazione la storia delle videocassette, la paternità e il desiderio di donarle. 

     

    A conclusione dell’incontro, ci salutammo cordialmente ripromettendoci incontri futuri.

    Era il 26 Novembre del 2021, era una bella giornata di sole, erano passati cinque giorni dal compleanno di mia madre che ne aveva compiuti 89, “tov, bene, Gerry hai fatto una cosa buona”, mi dissi e mi sedetti sul motorino per assaporare il momento di soddisfazione.

    Alzai casualmente gli occhi sulla targa di travertino della piazza dedicata al 16 Ottobre 1943, il giorno della deportazione degli ebrei nell’ex ghetto di Roma, ed ebbi ancora una volta la conferma che nulla avvenisse per caso. Sono stati loro che hanno voluto che le testimonianze riiniziassero a raccontare per mai dimenticare.

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