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    Libri per l’estate. Sotto una stella crudele

    In una giornata di metà estate, dall’aria afosa e dal cielo plumbeo mi avvicino alla libreria. Gli Adelphi sono piacevoli da aperti, ma anche da chiusi fanno la loro figura. Giudico il libro dalla copertina, su cui compare una foto in bianco e nero di una donna che tiene per mano un bambino e lo sfoglio. È “Sotto una stella crudele. Una vita a Praga 1941-1968”, un testo di memorie scritto da Heda Margolius Kovály, fuggita alla morte durante la marcia forzata da Auschwitz verso Bergen Belsen e sopravvissuta al regime comunista. Non è un libro per l’estate, è un libro per tutto l’anno che merita una posizione di onore, tra Primo Levi e Vasilij Grossman. È lo stile sobrio e pulito, a tratti scientifico che accomuna i tre scrittori, che centellinano le parole ed eliminano quelle superflue. Si può scampare alle persecuzioni dei due grandi regimi totalitari del Novecento e si può scrivere un libro di memorie lucido, sì. Si può mettere al mondo un figlio, perdere il marito e risposarsi, anche. Heda Bloch racconta tutto ciò, la persecuzione durante la Shoah, il ritorno a Praga, l’indifferenza mostrata dai vecchi amici: “fino a quel momento avevo dovuto affrontare solo il sistema di polizia di un regime fascista. Ora mi toccava fare i conti con un nemico peggiore: la paura e l’indifferenza degli uomini”. Heda sposa Rudolf Margolius, negli anni in cui la “politica era vita e la vita era politica”, quando le idee comuniste sembravano cancellare le bruttezze passate e preannunciare un futuro migliore. Poi nel 1952 scoppia l’offensiva antisemita e nel mirino finisce Margolius, che da alto funzionario governativo viene accusato di tradimento e inimicizia nei confronti del popolo e dunque condannato all’impiccagione nel processo contro il generale Slánsky. Cominciano così le tenebre, quando all’improvviso si è privati di tutto: del marito e del padre del proprio figlio, del lavoro, della salute, della rispettabilità personale e della fiducia nella giustizia. Forse al giorno di Tisha be av, giorno di rimembranza per eccellenza per il popolo ebraico, dovrebbe precedere e seguire un giorno di solo studio della storia, recente e passata, non solo per soddisfare una curiosità personale ma per aderire a un imperativo morale. 

    Marta Spizzichino


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