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    Renzo Levi, il Graduation Day. Gli studenti festeggiano la fine del ciclo scolastico

    Per festeggiare la fine del ciclo scolastico, il liceo Renzo Levi di Roma ha organizzato una cerimonia toccante e suggestiva, che segna il passaggio del testimone dai più grandi verso le generazioni future. L’ultimo giorno di un lungo percorso che porta con sé enorme malinconia. A dirlo sono i numerosi studenti che si commuovono tra le sedie del cortile, guardando per l’ultima volta quei corridoi con l’adrenalina ancora di sentirsi parte della scuola. Tra le generazioni c’è un impegno fondamentale, un patto tacito, la promessa di portare sempre alto il nome del liceo. Ragazze, ragazzi, docenti e personale scolastico hanno dato vita ad un evento segnato da gioie e commozioni. “Speravo de morì prima”, si legge su un cartello esposto da due ragazzi. Canzoni, discorsi, balli, canti e ringraziamenti. Il tutto a chiusura, per molti, di un’era iniziata nella struttura scolastica più di dieci anni fa e che ha accolto, nel corso del tragitto, anche nuovi arrivati facendoli sentire parte di una grande famiglia. È l’unità il tema che si evince dalle loro parole. “Siamo giunti al termine di questo percorso scolastico. Un anno particolare, altalenante sotto molti punti di vista – ha detto la Rappresentate d’Istituto, Martina Pavoncello – Nonostante tutto non ci siamo abbattuti, siamo riusciti a trarre il meglio che questa situazione sapeva offrire. Il Loft, l’editoriale Reskool e la conclusione in bellezza con la vittoria nella competizione mondiale di Business: arrenderci alle difficoltà non è nell’anima di questo liceo”. Poi indossa la toga, ed è la studentessa a parlare: “La classe è stata la fonte più potente della mia crescita. Coloro ai quali non ho mai avuto paura di mostrare la mia parte più fragile, e quelli che mi hanno mostrato che cosa significhi essere felici, anche quando la felicità non è sempre la propria”. A prendere le redini della direzione degli studenti sarà Noà Bentura. L’evento si è svolto in pieno stile anglosassone, con abiti cerimoniali e copricapi tirati al vento per simboleggiare il maturamento intellettuale che comporta la scuola. “Una riflessione su come siete vestiti. Il cappello si chiama Tocco… quindi siete un po’ toccati in realtà – ha fatto notare il Preside, Rav Benedetto Carucci Viterbi – Oggi siete col ‘cappello’, e tra poco lo lancerete in aria. Vorrei ricordarvi che noi abbiamo sempre un copricapo in testa, la Kippah per gli uomini, ma possiamo immaginarla come qualcosa che si addice in generale al mondo ebraico. Da una parte vi auguro che possiate avere sempre il tocco e la toga, e quindi il maggiore successo accademico qui e nel futuro, dall’altra che possiate levarvi di certe costrizioni della scuola, lanciando quindi il cappello. Però, vi auguro di ricordare sempre di avere la Kippah in testa, che sia maschile o femminile non è rilevante. Rammentate sempre d’avere questo simbolo d’identità. Behazlacha!”. Le parole del Preside sono giunte a conclusione di un’esibizione musicale dal vivo che ha coinvolto tutti presenti, alzatisi in piedi per una sonora standing ovation. Simbolo dell’unità e della solidarietà che li contraddistingue. “La dimostrazione di un lavoro splendido realizzato con i docenti. Una squadra di ragazzi giovani che stanno motivando anche i più piccoli” li ha definiti l’Assessore alla Scuola, Daniela Debach, presente insieme alla Presidente CER, Ruth Dureghello che ha detto: ” Leggevo stanotte il vostro giornale. Diceva ‘ogni fine ha un nuovo inizio ’. Il vostro sarà splendido e dettato dai valori e principi che qui dentro abbiamo imparato ad avere. Sono convinta che sarà un futuro solo di successi personali, professionali e familiari”. Infine, l’arrivo dei Quinti. Vestiti di blu, sono stati chiamati a salire sul palco per lanciare in aria, l’ultima volta tutti insieme, quei cappelli che segnano l’inizio di un nuovo capitolo della loro vita.

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