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    Asaf Godo, dal lutto per l’assassinio del fratello alla lotta per difendere Israele

    Asaf Godo è il fratello di Tal, barbaramente massacrato nel kibbutz di Kisufim il 7 ottobre. È venuto a Roma con una delegazione del Maccabi World Union che ha lavorato in stretta collaborazione con l’Unione delle Associazioni Italia Israele. Lo scopo della missione è quella di “contrastare l’antisemitismo , l’antisionismo  e  l’antiisraelianismo”. Asaf parla fluentemente italiano perché cresciuto a Milano, dove la sua famiglia si è trasferita a vivere per nove anni, quando lui era bambino. È un ingegnere laureato al Technion, sposato con Ann, ha tre figli.

     

    Asaf, perché sei a Roma?

    Sono venuto a Roma per raccontare la mia storia. Mio fratello è stato ucciso e ho portato la mia storia personale. Una storia come centinaia di tante altre che hanno avuto luogo in 24/36 ore. Sono qui per far capire agli italiani che cosa è veramente accaduto. Assistiamo ad un grande sforzo da parte dei propalestinesi per dire che non è successo niente. Invece è successo: mio fratello è morto. È stato uno tra i 1200 assassinati quel giorno, il 7 ottobre. Sono qui anche per ribadire che non dobbiamo dimenticare che ci sono ancora circa 160 ostaggi a Gaza di ogni età.

     

    Ci sono giornali, anche in Italia, che parlando di Hamas, invece che indicare la sua natura di organizzazione terroristica,  parlano di “soldati di Hamas”,  come se si trattasse di un esercito. Cosa ne pensi?

    Non si può paragonare ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre uccidendo intere famiglie all’operato dell’esercito israeliano. Alcuni bambini sono stati uccisi di fronte ai genitori e ci sono stati genitori uccisi di fronte ai figli. Cose del genere non vengono fatte da un esercito. Ci sono anche alcune cose che la gente non sa. Hamas avrebbe potuto avere un esercito. Governa la Striscia di Gaza dal 2007, da sedici anni. Sappiamo che non gli mancano soldi, mandati dal Kuwait, dall’Iran. Hanno i soldi che vogliono. Inoltre, ci sono persone che sanno lavorare. Guardando la Striscia di Gaza in questi ultimi sedici anni abbiamo però visto che Hamas non ha mai costruito ospedali, perché della salute delle persone non gli importava niente. Non ha mai costruito scuole o università, perché non era interessato all’educazione delle persone. Non ha mai costruito strade, non ha realizzato l’indipendenza di acqua e dell’energia elettrica perché non gli è mai interessato essere indipendente.  Sta bene perché tutti i soldi, la motivazione, la forza di lavoro hanno un unico scopo per loro: eliminare lo Stato di Israele. Se Hamas avesse voluto, avrebbe potuto costituire il governo di uno Stato indipendente e buono, invece ha deciso di rimanere una organizzazione terroristica, islamistica fondamentalista.

    Vorrei aggiungere che la Striscia di Gaza condivide 12 chilometri di confine con l’Egitto. C’è il passaggio di Rafah che è sempre chiuso. Era chiuso anche in Egitto governavano i Fratelli Musulmani. Quel confine non è chiuso per colpa nostra. Perfino l’Egitto non vuole relazioni con Hamas.

     

    Asaf hai avuto un lutto importante e adesso si tratta di ricostruire dalle ceneri. Con Shalom, dal 7 ottobre, abbiamo cercato di raccontare che la forza di Israele è il capitale umano, le persone che lavorano, i soldati…Cosa vedi nel futuro di Israele ?

    L’8 e 9 ottobre pensavo che la zona intorno alla Striscia di Gaza sarebbe diventata il nostro Ground Zero, che nessuno ci sarebbe tornato. Poi sono andato al Mar Morto ed ho parlato con alcune persone del Kibbutz di Be’eri che adesso sono lì in albergo. Parlando con quei giovani, si può vedere veramente la forza israeliana. È incredibile. Persone che hanno passato quello che hanno passato il 7 ottobre, che è inconcepibile. Io stesso che vivo in Israele non posso capire quello che loro hanno dovuto affrontare. Quando si potrà tornare in quella zona, ritorneranno e faranno rifiorire quello che è diventato deserto nei loro kibbutzim. Ricostruiranno tutto. Loro sono la nostra forza.

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