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    Il racconto della prigionia di Sharon Alony-Cunio, rapita con le due figlie gemelle di 3 anni

    Dopo 52 giorni di prigionia a Gaza, Sharon Alony-Cunio è stata liberata dai terroristi di Hamas insieme alle sue due figlie, due bambine gemelle di tre anni. Suo marito è ancora ostaggio dei terroristi e Sharon teme per la sua sicurezza.

    Nella sua prima intervista a Reuters da quando è stata liberata, Alony-Cunio, 34 anni, ha spiegato che «Ogni momento è critico. Le condizioni lì non sono buone e i giorni non finiscono mai». L’esperienza è stata terribile: «È una roulette russa. Non sai se il giorno dopo ti terranno vivo o ti uccideranno».

    Il 7 ottobre Alony-Cunio si trovava a NirOz dove è stata rapita dai terroristi che l’hanno portata a Gaza con un fucile puntato alla testa. È stata catturata dopo essere scappata dalla casa incendiata dai miliziani che l’hanno portata via insieme al marito e ad una delle gemelle. Anche l’altra gemella è stata rapita e portata a Gaza dove è stata tenuta separata dal resto della famiglia.

    A Reuters, Alony-Cunio ha raccontato che era tenuta prigioniera insieme ad altri 12 ostaggi che rinunciavano al cibo per le bambine. Gli ostaggi non ricevevano molto cibo: solo poco pane, datteri, formaggio e a volte del riso. «Non sai se la sera ci sarà della pita allora la mattina ne tieni da parte per la sera. È tutto calcolato, un quarto di pita, mezza pita da tenere per la mattina seguente» ha spiegato l’ex-ostaggio.

    Gli ostaggi erano tenuti in condizioni pessime, venivano spesso spostati da un nascondiglio ad un altro, spesso saltava la corrente e soprattutto per le bambine dover aspettare ad andare in bagno era un problema, tanto che la madre ha raccontato che dovevano usare un secchio ed il lavandino.

    Sharon è stata liberata con le bambine il 27 novembre. Due giorni prima i terroristi hanno portato il marito in un nascondiglio diverso, separando la famiglia. Le due gemelline chiedono continuamente del padre. Alony-Cunio ha spiegato a Reuters che ritiene che la liberazione degli altri ostaggi debba essere una priorità. «Le mie bambine sono devastate. Lo sono anche io senza la mia seconda metà. L’amore della mia vita, il padre delle mie figlie che mi chiedono tutti i giorni: dov’è papà?».

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