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    Strage del rave di Re’im, la testimonianza di una sopravvissuta

    “Ci siamo gettati a terra e abbiamo fatto finta di essere morti. Un terrorista ci ha calpestato e sparato per accertarsi che lo fossimo veramente”. Queste le parole di Adi Naveh, 39 anni, che, insieme al marito Itzik, è sopravvissuta lo scorso 7 ottobre all’assalto di Hamas al festival musicale, organizzato nei pressi del kibbutz Re’im e diventato teatro di una carneficina per oltre 260 giovani. 

    I coniugi israeliani di Tel Mond erano al rave con il fratello minore di Adi, Yakir. “Fino alle 6:30 ballavamo felici e facevamo festa. Improvvisamente abbiamo visto centinaia di razzi. Siamo saliti in macchina per fuggire. Ci sparavano. – racconta Adi intervistata da Ynet – È stato un massacro. Un proiettile ha colpito uno pneumatico e l’auto è esplosa. Ci siamo gettati fuori e siamo riusciti a nasconderci dietro un cespuglio. Mio marito mi ha coperto con delle foglie e con lo pneumatico bruciato. Abbiamo pregato. Il mio viso era rivolto verso la strada, potevo scorgere tutto. Li ho visti rapire tre ragazze nei furgoni e una su una moto, li ho visti assicurarsi di aver ucciso la gente e dare fuoco ai veicoli con persone vive all’interno. E poi un adolescente, sembrava davvero giovane, sparava ininterrottamente con il mitra a chiunque – ha continuato Adi – Abbiamo fatto finta di essere morti. Un terrorista mi ha calpestato la testa, gridando ‘Allah Akbar’ e poi mi ha sparato sui capelli. Miracolosamente non mi ha colpito. Poi ha calpestato anche mio marito e gli ha sparato in mezzo alle gambe. Ce n’erano a centinaia. Mi preoccupavo per i miei tre figli e mi chiedevo chi se ne sarebbe preso cura da orfani. Ci siamo tenuti stretti per tutto il tempo”.

    Dopo quattro ore e mezza sono arrivati i soldati dell’esercito israeliano: Adi è corsa da loro e Itzik dietro di lei. “Lo hanno arrestato, pensando che fosse un terrorista. Ho urlato e ho spiegato che era mio marito”. Poi con un’ambulanza sono stati condotti all’Ospedale Barzilai.

    Ora Adi è tornata a casa: “Sono senza forze e sotto tranquillanti. Voglio solo ritrovare la serenità mentale. Non esiste niente di così terribile come questo”. Anche il fratello di Adi, Yakir, è riuscito a sfuggire ai miliziani. “Non posso credere di essere sopravvissuta – dice la donna – Non riesco a togliermi le immagini dalla mente. Noi non siamo gli eroi. Le persone che sono morte sono eroi”.

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