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    Alla ricerca della memoria, tra gaffe e strumentalizzazioni

    Ricordare la Shoah è un dovere, ma la tempistica non è un dettaglio. Il video che il comune di Roma ha inviato è scarno, una ruspa scava la terra di villa Torlonia sulla Nomentana che fu la residenza di Mussolini dove deve sorgere il museo delle vittime della follia nazista. Nel 2008 è stata costituita la Fondazione per realizzare il polo museale e il cda aveva chiesto di rinviare l’avvio dei lavori a dopo le elezioni amministrative. La comunità ebraica di Roma ha domandato di sospendere la posa della prima pietra, ma la sindaca Virginia Raggi è andata avanti lo stesso. Dato che la comunità ebraica non partecipava, ha dovuto annullare la tanto sospirata conferenza stampa con tanto di fanfare elettorali. E alla vigilia emette un post su Facebook dal gusto alquanto controverso: “Partiranno i lavori per la realizzazione del Museo della Shoah a Roma. È una bella notizia per la nostra città e per l’Italia ma, come ho detto giorni fa, non voglio che questo tema diventi terreno di polemiche ingiustificate. Per questo ho deciso che non ci sarà una cerimonia pubblica per l’apertura del cantiere. La Comunità Ebraica di Roma ha deciso di non essere presente. Rispetto la decisione, pur non condividendola. Come ho dimostrato in questi anni, non voglio alimentare contrapposizioni che farebbero male alla città e ai romani”.

     

    È doveroso sottolineare, però, che è per commemorare gli ebrei sterminati dai nazisti che si costruisce il museo della Shoah non perché si condivida o non condivida la scelta di non partecipare alla posa inopportuna della prima pietra. Non è come riparare le buche di una strada in campagna elettorale per farsi rieleggere, ma è per ricordare i buchi dell’umanità. Purtroppo, non rispettando la richiesta della comunità ebraica, non ci si rende conto che si sarebbe potuto aprire un altro buco nella memoria di questa città e che alla fine resta soltanto una misera gaffe.  

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