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    Israele siamo noi. A Roma la manifestazione a sostegno di Israele

    Dalla
    piazza sottostante l’Arco di Tito si leva un grido unanime: Israele siamo noi.
    Sotto il monumento storico, simbolo dell’offesa al popolo ebraico, centinaia di
    persone hanno aderito alla manifestazione indetta dal giornale Il Foglio, e dal
    suo direttore Claudio Cerasa, per mostrare solidarietà ad Israele. Segno di
    riscatto e grande forza di coraggio. “Questo luogo evoca una grande sciagura per
    gli ebrei – spiega il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni – Il popolo
    ebraico ha passato nella sua storia angherie terrificanti. Ma da queste si è
    sempre ripreso”. Giornalisti, politici, rappresentanti delle istituzioni si
    sono succeduti a parlare davanti ad una platea di fiaccole accese e allo
    sventolio di bandiere bianco-blu.

    “Noi del
    Foglio abbiamo da sempre scelto di stare dalla parte di Israele, cioè della
    democrazia e libertà. La ragione della nostra iniziativa è partita in maniera
    timida ma ha avuto successo enorme – dice Claudio Cerasa, direttore de Il
    Foglio – Mai come ora è necessario affermare il diritto di Israele ad esistere,
    resistere, di difendersi da chi vuole cancellare l’unica oasi di democrazia del
    Medio Oriente”.

    C’è senso
    di unità e sentita partecipazione fra la folla. Molte le bandiere, tanti i
    cartelli esposti a sostegno di Israele e contro il terrorismo di Hamas. Si
    chiede giustizia, condanna senza riserve e la costruzione di un fronte politico
    solido al fianco dello Stato ebraico. “Siamo con Israele, baluardo di
    democrazia. Il supporto e l’appoggio della politica è estremamente importante
    perché Israele combatte per tutto il mondo libero” dichiara il Presidente della
    Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun.

    C’è la
    civiltà in piazza, senza alcun tipo di distinzione. “Fossi stato normale
    cittadino, avrei partecipato comunque.I soldati di Israele giurano che non ci
    sarà una seconda Masada, anche noi italiani lo diciamo: non ci sarà” incalza il
    Ministro della Giustizia Nordio, mentre per il giornalista Pierluigi Battista
    “è la nostra frontiera morale ad esser stata violata. La solidarietà è
    effimera, tenere la linea ferma è essenziale”.

    La
    brutalità a cui assistiamo non ha precedenti, è una guerra ibrida che incanala
    il terrorismo in assetto di guerra. Un conflitto al di là del mare, ma vicino a
    tutto ciò che l’Occidente rappresenta pace e democrazia. “Non esiste una parola
    per descrivere la brutalità – dice la presidente dell’Unione Comunità Ebraiche
    Italiane, Noemi Di Segni – Bisogna far capire a tutti: ciò che è successo in
    Israele potrebbe accadere anche qui. È un problema comune, una guerra di
    civiltà”.

    Le voci
    sono unanimi non solo nel sostenere Israele oggi, ma nel farlo anche quando
    scatterà la risposta dura contro Hamas. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani
    rassicura che l’Italia è dalla parte di Israele ed è impegnata sul fronte
    internazionale sia per cercare una soluzione al conflitto sia per provvedere al
    ritorno degli italiani ostaggi in patria. Molti fra i partecipanti hanno figli
    in Israele che studiano o sono schierati tra le fila dell’esercito a difesa dei
    confini, e a loro l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi si è rivolto
    dedicando il saluto: “Noi siamo la vostra famiglia”.

    Parole che
    “scaldano il cuore”. La voce d’Israele risuona forte dalle parole del suo
    Ambasciatore in Italia, Alon Bar, che ringrazia tutti per la solidarietà
    ricevuta. “I prossimi giorni saranno difficili. Abbiamo fatto il possibile per
    evitare la guerra, ma non abbiamo scelta: difenderci è nostro diritto e dovere”.

    Una difesa
    che si estende a quella delle Comunità ebraiche. “Lotteremo contro il
    pregiudizio antiebraico e contro ogni forma di antisemitismo, anche quando si
    ammanta del velo dell’antisionismo” tuona Mara Carfagna; per il giornalista ed
    ex direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara “l’unica bandiera della pace è
    quella di Israele, l’unica che va esposta nel Campidoglio, tempio laico della
    città di Roma”. L’abbraccio della Capitale giunge dal Sindaco Gualtieri, che lo
    rivolge “a tutti gli israeliani e romani colpiti dalle immagini tremende che
    arrivano da Israele”.

    Al termine
    dell’evento, centinaia di voci si sono allineate per il canto dell’Hatikwa.
    Alcune tremano, altre piangono, ma tutte trovano la forza di intonare l’inno
    d’Israele, la speranza del popolo ebraico.

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