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    Umberto Terracini, un padre della Patria, un po’ dimenticato

    Si è tenuta questa mattina, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, la tavola rotonda “Ricordo di Umberto Terracini – un padre della Patria”, promossa dalla vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, da Lorenzo Gianotti, autore del libro su Umberto Terracini, dall’ANPPIA e dall’ANPI. All’iniziativa, moderata da Andrea Bianchi, hanno partecipato Emanuele Macaluso, Aldo Tortorella, la Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, il Presidente dell’ANPPIA, Spartaco Geppetti, Carlo Ghezzi della segreteria dell’ANPI e la vicesindaca di Livorno, Monica Mannucci.

    Umberto Terracini (1895-1983) è stata una figura di spicco della politica italiana del dopoguerra e ha rappresentato – dirigendo da presidente l’Assemblea costituente – la classe dirigente di una Nazione che stava risollevandosi dal ventennio fascista, costruendo le basi giuridiche di una nuova democrazia. Pur iscritto al Partito Comunista Italiano (anzi ne fu uno dei fondatori nel Congresso del 1924), Terracini – nato ed educato in una famiglia di religione ebraica – fu uno spirito libero dai condizionamenti del partito e più volte si pose in aperta contrapposizione con le decisioni del comitato centrale: fu contrario, a seguito dell’assassinio di Giacomo Matteotti, alla svolta dell’Aventino nel 1924; criticò l’alleanza tra Adolf Hitler e Stalin (e fu per questo espulso temporaneamente dal partito). Un’indipendenza di giudizio che Terracini manifestò negli anni 70-80 schierandosi a sostegno delle ragioni di Israele, quando invece l’intero partito, e molta parte dello schieramento politico dell’epoca, erano filopalestinesi, soprattutto cercando di difendere il sionismo, come movimento di liberazione e di autodeterminazione del popolo ebraico.

    Ad Umberto Terracini si deve inoltre quella architettura costituzionale – articolo 8 – che sancisce la nascita delle Intese tra lo Stato Italiano e le confessioni religiose diverse dalla cattolica. Grande fu l’attenzione e la sensibilità di Terracini verso le minoranze e verso chi soffrì sotto il fascismo, tanto da promuovere nel 1955 il riconoscimento, con la legge che porta il suo nome, delle provvidenze a favore dei perseguitati politici e razziali, con una specifica attenzione alla peculiare condizione degli Ebrei sopravvissuti alla tragedia della Shoah; una sensibilità verso gli oppressi che Terracini dimostrò nel denunciare ripetutamente l’antisemitismo nell’Unione Sovietica che impediva agli ebrei di emigrare.

    “Nonostante Umberto Terracini sia uno dei padri fondatori della nostra Repubblica – ha sottolineato in un passaggio del suo intervento, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello – alla sua memoria è stato dato molto poco riconoscimento in Italia, a differenza di altri (decisamente peggiori) che vantano monumenti e che sono diventati anche luoghi di pellegrinaggio”. “L’azione e il pensiero di Terracini – ha proseguito Dureghello – possono e devono costituire esempi per le nuove generazioni. Da Terracini abbiamo infatti imparato quanto sia importante mettere al centro dell’azione politica e sociale la Costituzione italiana, che deve fare da guida alle scelte e ai comportamenti dei ragazzi. Dobbiamo riunirci attorno alla nostra Costituzione, i cui valori e principi sono un patto indissolubile sulla base del quale è nata e si rafforza la nostra democrazia”.

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