
Quando pensiamo alla Rivoluzione Americana, ci vengono subito in mente nomi noti come George Washington, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, oppure Alexander Hamilton, anche grazie al celebre musical di Broadway. Eppure c’è una figura poco conosciuta, riportata alla memoria da Rabbi Menachem Levine, che ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita degli Stati Uniti: Haym Salomon, un ebreo originario della Polonia, patriota e finanziere, che ha letteralmente salvato la rivoluzione dal collasso economico.
Salomon nacque nel 1740 a Leszno, in Polonia, in una famiglia di ebrei sefarditi discendenti di coloro che erano stati cacciati dalla Spagna. In gioventù fu costretto a fuggire a causa di un pogrom e cominciò a viaggiare per l’Europa, imparando diverse lingue e acquisendo competenze nel campo della finanza. Dopo un breve rientro in patria e una nuova fuga, si stabilì infine a New York. Qui si sposò con Rachel Franks, appartenente a una famiglia ben inserita nella società coloniale, e avviò un’attività come agente di cambio. Ma la rivoluzione era ormai alle porte, e Salomon decise di schierarsi.
Partecipò attivamente ai Sons of Liberty, l’organizzazione rivoluzionaria americana, e per questo fu arrestato dagli inglesi con l’accusa di spionaggio. Grazie alla sua conoscenza delle lingue fu costretto a lavorare come interprete per i mercenari tedeschi al servizio britannico, ma sfruttò questa posizione per aiutare i prigionieri americani a evadere e per spingere i soldati nemici alla diserzione. Arrestato una seconda volta e condannato a morte, riuscì a fuggire corrompendo una guardia con delle monete d’oro che aveva nascosto su di sé.
Dopo la fuga si trasferì a Filadelfia, cuore pulsante della causa indipendentista. Lì divenne una figura centrale nel sostenere finanziariamente la guerra. Con le sue capacità e i suoi contatti si mise al servizio del Congresso Continentale e del “ministro delle finanze” Robert Morris, raccogliendo fondi, prestando denaro di tasca propria e finanziando ufficiali e istituzioni. Si calcola che tra il 1781 e il 1784 contribuì con oltre 650.000 dollari dell’epoca, una cifra enorme, spesso senza chiedere interessi e senza mai pretendere il rimborso.
Il suo momento più decisivo arrivò nell’agosto del 1781, quando l’esercito americano era privo di risorse e sull’orlo della rivolta. Washington, disperato, si rivolse a Robert Morris, che rispose con una frase passata alla storia: “Manda a chiamare Haym Salomon”. Fu grazie a lui che si riuscirono a trovare i 20.000 dollari necessari per finanziare la campagna di Yorktown, quella che si sarebbe rivelata la battaglia finale per l’indipendenza americana.
Salomon non fu solo un patriota. Era anche profondamente legato alla sua identità ebraica. Fu membro della sinagoga Mikveh Israel di Filadelfia, contribuì alla costruzione dell’edificio nel 1782 e fu attivo nel primo ente benefico ebraico della città. Si batté anche per i diritti civili degli ebrei, opponendosi con decisione a chi voleva escluderli dalla vita pubblica. In risposta ad attacchi antisemiti, scrisse: “Sono un ebreo; è la mia nazione. Non dispero che otterremo ogni altro privilegio che aspiriamo a godere insieme ai nostri concittadini”.
Morì nel 1785, a soli 45 anni, di tubercolosi. Nonostante tutto ciò che aveva dato al nuovo Stato, morì povero. I debiti contratti per sostenere la causa americana non furono mai rimborsati e la sua famiglia fu lasciata in miseria. I suoi eredi tentarono per oltre un secolo di ottenere un risarcimento, ma senza successo. Documenti fondamentali per dimostrare il suo ruolo scomparvero misteriosamente: alcuni forse bruciati, altri – si sospetta – rubati per via delle firme storiche in essi contenute.
Solo nel XX secolo iniziò un lento recupero della sua memoria. Nel 1939 la Warner Bros gli dedicò un cortometraggio. Nel 1941 fu eretta a Chicago una statua che lo ritrae insieme a Washington e Morris. Una nave da guerra della Seconda Guerra Mondiale fu battezzata col suo nome. E nel 1975, le Poste statunitensi emisero un francobollo in suo onore, riconoscendolo ufficialmente come “eroe finanziario” della rivoluzione.
Una leggenda racconta che la Stella di David presente sul retro della banconota da un dollaro sia un omaggio a lui. Si dice che, alla domanda di Washington su cosa volesse in cambio per i suoi servizi, Salomon rispose: “Nulla per me. Qualcosa per il mio popolo”. Anche se gli storici ritengono la storia infondata, l’idea resta potente. E, a suo modo, simbolica. Haym Salomon non firmò la Dichiarazione d’Indipendenza, non guidò eserciti in battaglia, ma senza di lui la rivoluzione americana, forse, sarebbe fallita.