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    Mondo

    Matisyahu, l’antisemitismo al centro del nuovo video girato nei luoghi del 7 ottobre

    Il cantante americano Matisyahu ha pubblicato venerdì un nuovo singolo, “Ascent”, il cui video è stato girato nelle località devastate da Hamas il 7 ottobre. In un’intervista per la rivista musicale Billboard, l’artista ha affermato che visitare Israele ha “rinnovato la sua fede nell’umanità” dopo essersi sentito senza speranza dopo il 7 ottobre. Ha inoltre spiegato come “Ascent” sia nata in risposta alla retorica antisemita di Kanye West e altri. Descrivendo il testo, Matisyahu lo ha definito “empowering” e ha sottolineato come la canzone sia completamente diversa da “One Day”, l’inno alla pace con cui è diventato famoso.
    “Aiutami a oppormi all’antisemitismo e condividi questo video in lungo e in largo per mostrare al mondo che noi ebrei siamo orgogliosi e che la nostra luce non verrà spenta”, ha scritto il cantante in un post su X annunciando la clip, prodotta da Adam Weinberg e diretta da Yariv Horowitz. Il video mostra il cantante sul luogo dei massacri perpetrati dal gruppo terroristico Hamas il 7 ottobre e contiene anche filmati di quel giorno, inclusi i video dei rapimenti di Noa Argamani e Shiri Bibas con i suoi figli, Ariel e Kfir. Alcune scene mostrano Matisyahu con i parenti degli ostaggi tenuti a Gaza, per i quali l’artista si è esibito anche durante la sua visita in Israele a gennaio. La canzone si conclude con Matisyahu che cita il Salmo 126, da cui prende il nome la sua nuova canzone.
    Molti degli spettacoli del cantante nelle città degli Stati Uniti sono stati cancellati nelle ultime settimane a causa di problemi di sicurezza e di scioperi del personale nei club e nelle sale da concerto. Matisyahu ha attribuito la cancellazione all’antisemitismo e ha affermato che ha preparato delle location di riserva in ogni città dove si esibirà. “Suoneremo i nostri spettacoli a prescindere” ha affermato a Billboard, dove ha parlato dell’antisemitismo negli Stati Uniti e della sua ultima visita in Israele. Gli incontri con i sopravvissuti del 7 ottobre, i soldati israeliani e le famiglie degli ostaggi gli infatti hanno dato “la forza di essere me stesso e di non tacere su ciò che sta accadendo in questo momento”.

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