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    La competenza
    Sono passate appena due settimane dal dibattimento dell’accusa presentata dal Sudafrica contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia. Oggi è arrivato non il verdetto, che vedremo solo fra parecchi mesi, ma un’ordinanza sulle richieste preliminari e urgenti fatte dalle parti. Anche senza aver letto il testo integrale, sulla base dei resoconti giornalistici, alcune considerazioni sono possibili. In primo luogo, contro le richieste di Israele, la corte ha stabilito la propria competenza sulla causa. Israele obiettava che la convenzione dell’Onu sul genocidio permette solo controversie fra le due parti in conflitto; ma i giudici hanno stabilito che qualunque firmatario della convenzione possa ricorrere e inoltre hanno stabilito, senza assolutamente decidere sull’accusa, che gli abitanti di Gaza sono un gruppo sociale etnico e religioso che in quanto tale ha diritto alla protezione, che vi sono in corso eventi tali da renderne difficile in questo momento la vita e che quindi vi è materia per arrivare a un giudizio.

    Le decisioni
    La corte ha rifiutato le numerose richieste del Sudafrica per ordinare a Israele di sospendere l’azione militare, per uscire da Gaza, insomma per bloccare la guerra ad Hamas. Non ha neppure ordinato di far rientrare a casa gli abitanti delle zone de Gaza sfollate perché investite dalle operazioni. Ha solo ordinato a Israele di evitare ogni azione che possa configurare il reato di genocidio, il che va da sé, è un obbligo che Israele si è assunto firmando la convenzione oltre settant’anni fa; di impedire e sanzionare i discorsi che potrebbero essere accusati di incitamento al genocidio; di consentire e aumentare gli aiuti umanitari alla popolazione civile, cose che Israele sta già facendo. Il tribunale ha chiesto a Israele di fornirgli un rapporto entro un mese sulle attività compiute per adeguarsi alla richiesta.

    La cornice
    L’ordinanza inizia correttamente ricordando che il 7 ottobre c’è stata una strage terroristica che è costata più di un migliaio di morti, numerosi ferite, donne stuprate e persone rapite. Essa inoltre si conclude accogliendo la richiesta fatta da Israele della liberazione dei rapiti, senza la quale non è certamente possibile la conclusione delle ostilità. Questi temi, all’interno dell’ordinanza, non costituiscono semplicemente l’enunciazione di un fatto storico o di un’esigenza morale, ma definiscono un quadro giuridico, riconoscendo implicitamente che vi è stata una giusta causa per l’inizio della guerra e ve n’è ancora una che giustifica e rende legittima la continuazione dell’azione bellica israeliana. Per quel che si può capire dalle decisioni, bisogna pensare che la Corte abbia almeno in parte capito le ragioni di Israele e, pur non precludendosi la possibilità di un giudizio, abbia dato un giudizio non ostile a Israele.

    La dichiarazione di Netanyahu
    Immediatamente dopo la sentenza, Netanyahu ha fatto questa dichiarazione: “L’impegno di Israele nei confronti del diritto internazionale è incrollabile. Altrettanto incrollabile è il nostro sacro impegno a continuare a difendere il nostro Paese e il nostro popolo. Come ogni paese, Israele ha il diritto intrinseco di difendersi. Il vile tentativo di negare a Israele questo diritto fondamentale costituisce una palese discriminazione contro lo Stato ebraico, ed è stato giustamente respinto. L’accusa di genocidio mossa contro Israele non solo è falsa, è oltraggiosa, e le persone perbene ovunque dovrebbero respingerla. Israele continuerà a difendersi da Hamas, un’organizzazione terroristica genocida. Il 7 ottobre Hamas ha perpetrato le più orribili atrocità contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah, e promette di ripetere queste atrocità quando potrà. La nostra guerra è contro i terroristi di Hamas, non contro i civili palestinesi. Continueremo a facilitare l’assistenza umanitaria e a fare del nostro meglio per tenere i civili lontani dai pericoli, anche se Hamas usa i civili come scudi umani. Continueremo a fare ciò che è necessario per difendere il nostro Paese e difendere il nostro popolo”.

    ISRAELE

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    ITALIA

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