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    Oltre duecento bambini delle scuole romane hanno partecipato alla presentazione del “Premio Stefano Gaj Taché – l’amico dei bambini”.

    Un’iniziativa organizzata da Raffaele Pace e Aldo Astrologo per tenere viva e trasmettere ai più giovani la memoria del piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso il 9 ottobre 1982 all’uscita del Tempio Maggiore di Roma nell’attentato terrorista di matrice palestinese.

    Tra i presenti, oltre 70 alunni delle quarte elementari della scuola elementare ebraica Vittorio Polacco, che ha partecipato come ogni anno con particolare coinvolgimento all’iniziativa, durante la quale hanno intonato il toccante brano “Niga’ El achalom”.

    Il progetto è giunto alla ventunesima edizione e prevede un premio che coinvolge i bambini delle quarte elementari. Quest’anno hanno partecipato circa 600 bambini con lavori fotografici frutto della fantasia e della sensibilità sviluppata nel guardare oltre le differenze culturali e religiose con la speranza di un futuro all’insegna della pace e del rispetto reciproco.

    L’Assessore alla Scuola, alla Formazione e al Lavoro del Comune di Roma Claudia Pratelli ha sottolineato che «siamo qui a parlare di pace, di incontro tra culture, religioni, idee e delle differenze che sono una straordinaria ricchezza». “L’educazione è l’arma della pace” è la frase di Maria Montessori che l’Assessore ha ritenuto più incisiva e adatta a esemplificare il significato più profondo del progetto finalizzato a far conoscere la storia di Stefano a migliaia di bambini.

    Anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha parlato ai numerosi bambini spiegando come «possiamo fare in modo che quell’odio, la violenza e i terribili fatti non vengano più compiuti e che quanto avvenuto non venga dimenticato». «I bambini con cui abbiamo cominciato il progetto oggi sono adulti. Continuate a portare il nome di Stefano ed il suo ricordo nel vostro cuore e nella vostra testa. Vogliamo che i vostri giorni siano ancora pieni di luce e di colore come le vostre fotografie» ha aggiunto Dureghello, che ha voluto evidenziare anche la missione comune che la Comunità ebraica di Roma condivide con l’assessore Pratelli di «continuare a guardare al passato della storia di questa città, di cui gli ebrei fanno parte da secoli per costruire qualcosa di positivo e non per piangere».

    Il progetto è nato per iniziativa di Raffaele Pace, presidente dell’associazione “Ebraismo e Dintorni”, e organizzatore dell’iniziativa insieme ad Aldo Astrologo. «Penso che il valore della memoria sia importantissimo. La memoria da trasmettere da chi non ha vissuto sulla propria pelle questo tragico avvenimento. È chiaro che noi nella Comunità ebraica Stefano Taché lo abbiamo impresso sulla pelle, ma il messaggio importante è farlo conoscere a tutti i bambini romani che nella maggior parte dei casi non conoscono questa storia. Sono 20 anni che riusciamo a perpetrare questo ricordo» ha spiegato Raffaele Pace. Negli anni l’iniziativa ha fatto conoscere la storia di Stefano a circa 7000 bambini.

    Il premio è stato possibile anche grazie all’impegno della famiglia di Stefano:  Daniela Gaj e Joseph Taché, genitori di Stefano, erano presenti alla presentazione del premio, seduti tra i bambini della Scuola Ebraica di Roma. Gadiel Gaj Taché, fratello di Stefano, ha incontrato numerose scuole quest’anno, raccontando ai più piccoli la tragica storia di Stefano; in occasione della presentazione del premio ha voluto parlare ai bambini dell’importanza del ricordo: «La memoria di Stefano dovrà camminare sulle vostre gambe, ecco perché è importante parlarvi della sua storia. La memoria è un lavoro a tempo pieno. È un lavoro che non deve mai fermarsi». 

    I lavori fotografici delle scuole sono stati presentati e spiegati dagli stessi bambini. Tra questi, gli alunni della 4F dell’Istituto comprensivo “Manzi” hanno spiegato che «la nostra foto l’abbiamo intitolata fiori dell’uguaglianza. Abbiamo disposto i fiori con tanti colori e le mani dei bambini sovrapposte in primo piano. Lo sfondo verde simboleggia la speranza. I fiori invece siamo noi: diversi ma uguali e tutti speciali. I fili intrecciati di diverso colore sono le persone che da sole sono deboli e facili da spezzare come un filo, ma che insieme diventano forti».

    La premiazione si è conclusa di fronte alla Terrazza Caffarelli, dove è stato piantato un albero di melograno in ricordo di Stefano.

    ROMA EBRAICA

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