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    Alla fine, la temuta sindrome di destra alle elezioni presidenziali in Francia non c’è stata. Al primo turno, Emmanuel Macron si conferma in testa con il 27,6% delle preferenze mentre la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen, è al secondo posto in vista del ballottaggio del 24 aprile, con il 23,41% dei voti. Seguono Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise, 21,95%), Eric Zemmour (Reconquete, 7,5%,), Valérie Pécresse (Les Républicains, 4,79%). Il destino si deciderà ai ballottaggi che, generalmente, non favoriscono la destra in Italia come in Francia. Ma ci sono soltanto quattro punti di distacco.

    Interessante, però, è il rapporto tra Marine Le Pen e la comunità ebraica francese, circa 440mila persone, la prima in Europa. Un rapporto controverso negli anni che fa spingere l’analista Jacques Attali, intervistato dalla Stampa, a dire che Le Pen: “È chiaramente xenofoba, perché la sua politica riguardo agli stranieri è estrema. E sull’antisemitismo riesce a nascondere bene le cose. Ha avuto solo la fortuna di essersi ritrovata accanto qualcuno come Eric Zemmour, che l’ha fatta sembrare meno di estrema destra”.

    I rapporti in realtà sono ondivaghi. Soltanto pochi giorni prima delle elezioni, l’omicidio del giovane Jeremy Cohen era entrato nella campagna elettorale francese. Secondo i genitori indossava la kippà e per questo sarebbe stato preso di mira. Nel tentativo di scappare, muovendosi a fatica, è finito sui binari. L’omicidio ha scatenato scontri tra i candidati.

    Da un po’ di tempo, Marine Le Pen si propone come colei che può proteggere gli ebrei francesi, vittime di numerosi attentati di matrice islamica. Le Pen si è sempre schierata contro gli atti di antisemitismo e si dichiara come l’unica in grado di difendere gli ebrei francesi e di voler che rimangano in Francia. Ma il problema è come garantire tutto ciò quando nel 2017, la stessa Le Pen si dichiarava contraria alla macellazione rituale e che avrebbe bandito se eletta presidente anche se avrebbe consentito l’importazione di carne kasher dall’estero.

    Altre polemiche ci sono state rispetto alle responsabilità francesi nella cosiddetta “retata del Vel d’Hiv” nel 1942. Il 16 e 17 luglio di quell’anno, quasi 13mila ebrei vennero arrestati e rinchiusi nel Velodromo d’Inverno, nei pressi della Tour Eiffel, prima di essere dirottati verso dei campi d’internamento e poi verso i campi di sterminio nazisti, dove la quasi totalità di loro morì.

    Per Le Pen, “non ci fu responsabilità della Francia, ma del regime collaborazionista del maresciallo Pétain”.  Questioni di lana caprina in un paese come il nostro dove alcuni stentano ancora a riconoscere le responsabilità italiane alla deportazione degli ebrei e dichiarano che le leggi del ’38 furono fatte da Mussolini per compiacere Hitler. È anche vero che la stessa Le Pen ha reso omaggio alle vittime del ghetto di Varsavia, ma forse sarebbe stato meglio per lei pensare meglio a quello che successe al Velodromo d’Inverno.

    Restano poi i dubbi sull’oggi. Nel 2017, Le Pen ha preso in prestito 10 milioni di euro da una banca russa, come scrive il Corriere della Sera, ma la sua campagna a favore dei profughi ucraini l’ha salvata nei sondaggi. Non abbastanza almeno per questo primo turno.  


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