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    Il discorso del Presidente Victor Fadlun per Rosh Ha Shanà 5784

    Il discorso di Rosh Ha Shanà del Presidente è ormai una tradizione consolidata della nostra Comunità. Una modalità di “fare il punto” che è importante proprio perché è all’inizio dell’anno, mentre attendiamo il giudizio su ciò che abbiamo fatto, che immaginiamo e programmiamo ciò che faremo nel prossimo, rendendo la nostra ritualità un metodo, una modalità di agire pratico. Questo momento, e non potrebbe essere altrimenti, ha un significato particolare per me. È il primo Rosh Ha Shanà in cui mi rivolgo a tutte e tutti gli iscritti, con orgoglio e massimo impegno, da Presidente. L’inizio di un nuovo anno non può prescindere dall’analisi, retrospettiva ma anche rivolta in avanti, delle sfide e delle tante questioni che sono ancora da risolvere. Rosh Ha Shanà è anche spunto e occasione per affrontare temi e nodi e viverli come opportunità per crescere, rafforzarci, e procedere verso un progresso che è tale solo se raggiunto in una dimensione collettiva a partire dalle considerazioni, personali e irrinunciabili, di ognuno di noi. Solo pochi mesi fa, a seguito delle elezioni, siamo riusciti, insieme alle liste che rappresentano tutte le anime di questa Comunità, a raggiungere un grande obiettivo, quello di formare una giunta unitaria dove nessuno è relegato ad un ruolo di opposizione. Questa è stata, per me, condizione imprescindibile per assumere l’impegno di guidare questa Kehillà, che ritengo, nel suo eterno percorso di maturazione, pronta per mettere da parte eventuali divisioni e lavorare, alacremente e sinergicamente, alle sue priorità. La festa di Rosh Ha Shanà, ogni anno, alla ripresa delle attività dopo la pausa estiva, ci spinge a considerare ogni aspetto della nostra vita, e in questa riflessione deve certamente trovare uno spazio la ridefinizione della nostra posizione nel mondo, necessaria per riconoscere che in ogni momento il nostro impegno personale contribuisce al miglioramento dell’intera Comunità. Per diventare tangibile, e rivolto alla collettività, però, questo nostro convincimento deve tradursi in azioni concrete e coerenti. Mai saremo spettatori passivi degli avvenimenti. Piuttosto proveremo ad essere generatori di cambiamento positivo e avversari di ogni minaccia per gli ebrei nel mondo, e ci impegneremo senza limiti né riserve perché i fenomeni di odio e discriminazione nei nostri confronti vengano sradicati per sempre. Ciò sarà possibile se partiremo sempre, nella riflessione, così come nell’azione, da chi siamo, dal nostro essere ebrei, dalla nostra identità, dalle nostre tradizioni. Condizione, questa, che può essere resa possibile, nelle generazioni, solo attraverso il mantenimento di un profondo attaccamento all’educazione ebraica, che trova nella nostra scuola la pietra angolare. È centrale, in questo senso, sostenere ed investire sulla formazione, ma anche essere al fianco delle famiglie perché sia loro possibile, a tutti i livelli e con la massima priorità, educare i figli all’ebraismo e vivere nell’ ebraismo. Questo implica, immancabilmente, in una fase come questa, caratterizzata da inflazione e instabilità, sostenere i soggetti più fragili. Nessuno verrà lasciato indietro, nessuno si senta solo. Ciò presuppone, e sono qui per assicurarlo, il lavoro incessante della squadra che mi onoro di guidare, che sarà sempre volto a garantire a tutti voi che la Comunità c’è, in ogni momento. Agire oggi con responsabilità e prospettiva significa però, credo fortemente, anche gettare le basi di una più attiva partecipazione di tutte le generazioni alla leadership comunitaria, che nei prossimi anni avrà bisogno di nuove forze, idee, professionalità e diversità.

    Avere chiari obiettivi e limiti è necessario anche per mantenere alta la guardia di fronte ad un mondo in continua evoluzione che presenta sempre nuove sfide e pericoli per l’ebraismo. Eventi che, in Italia come all’estero, ma anche nell’enorme universo digitale, lambiscono l’ebraismo talvolta minacciandolo apertamente in forme nuove, pur senza mai abbandonare l’uso di antichi pregiudizi e la diffusione di stereotipi che mai sono stati abbandonati. Siamo testimoni, e i nostri figli, nativi digitali, lo sono ancor più di noi, delle tante forme di antisemitismo che mai come oggi sanno sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione. Piattaforme contemporanee che veicolano antichi luoghi comuni e continuano a dipingere Israele, sfruttando il complesso quadro politico in cui si trova, come una specie di fortezza bianca e coloniale dell’oppressione. Un chiaro segnale di come l’antisionismo sia ancora, troppo spesso, utile maschera usata per celare un vero e proprio antisemitismo. Nella prima metà del 2023, Israele è stata teatro di oltre 3.600 attacchi terroristici di matrice palestinese, onde di violenza che ogni giorno minano sicurezza e stabilità del paese. Tutto ciò, invece di generare sentimenti di vicinanza ed empatia, una volta di più, non fa che riaccendere, anche attraverso la rete, il fuoco del pregiudizio nei confronti degli ebrei. A fronte di tante avversità, però, la nostra Comunità ha sempre dimostrato una straordinaria forza, una capacità di resistenza creativa che è il risultato di una profonda determinazione e del nostro impegno a mantenere viva, in forma sempre nuova, la nostra identità, che non prescinderà mai dalla nostra storia. A tal proposito, ci apprestiamo a celebrare l’ottantesimo anniversario del 16 ottobre, una data che tiene un posto significativo nella nostra storia e nella nostra memoria collettiva. Una ricorrenza che è monito e che ci ricorda la sempre urgente necessità di combattere la discriminazione, l’intolleranza e l’odio in tutte le sue manifestazioni. Come ogni anno, dunque, a Rosh Ha Shanà ricominciamo. Ripartiamo con la consapevolezza di ciò che ci ha preceduto e la piena speranza che il futuro ci riserverà tutto il meglio. In un contesto in cui tensioni, divisioni e polarizzazioni sembrano in aumento, è più che mai fondamentale, oggi, rinnovare il nostro impegno verso la comprensione reciproca riconsiderando responsabilità e opportunità. Il nostro progetto di Comunità, ne siamo consapevoli, esisterà solo se riuscirà ad essere condiviso, e confida caldamente nel supporto di ognuno di voi. In questo spirito di volontà e ottimismo, auguro a ciascuno di voi che questo nuovo anno rappresenti un’ulteriore occasione per abbracciare la nostra identità ebraica con orgoglio e rafforzare i legami che ci uniscono. 

     

    Am Echad, Lev Echad 

    Shanà tovà Umetukà

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