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    La Bellezza nell’ebraismo, le proposte della Giornata della Cultura

    Il concetto di “bellezza” nell’ebraismo ha una valenza particolare: scelto come tema della 24esima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, è stato analizzato e declinato nelle sue diverse accezioni con le numerose iniziative organizzate dalla comunità di Roma.

    Dopo una mattinata caratterizzata dalle visite guidate nelle strade dell’antico ghetto e nei luoghi limitrofi che conservano oltre due millenni di storia ebraica, i talk pomeridiani hanno riflettuto su alcuni aspetti specifici.

    “La bellezza nell’ebraismo è un fattore presente ma sempre in secondo piano, perché nell’ebraismo non c’è il culto dell’estetica, piuttosto c’è il culto della morale” ha affermato il Rabbino Capo Riccardo Di Segni a Shalom. “L’estetica si basa sulla bellezza, quindi quest’ultima potrebbe essere considerata addirittura un elemento non solo secondario, ma negativo. Quindi si tratta di capire dov’è che invece è giusto parlare di bellezza, cercare questi significati e risolvere questa situazione intricata” ha sottolineato Rav Di Segni.

    Il primo talk “La bellezza è negli occhi di chi guarda”, realizzato in collaborazione con l’ADEI WIZO Roma e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele in Italia, ha visto lo scrittore israeliano Assaf Gavron, Gianni Yoav Dattilo e Micol Finzi discutere della bellezza estetica, intesa come apparenza, e di come viene percepita oggi. “Oggi cerchiamo di capire quali siano i canoni richiesti per un tipo di bellezza che a volte scade nel raggiungimento di una perfezione e se vi sia la possibilità di raggiungerla” ha spiegato Giorgia Calò, coordinatrice del Centro di Cultura Ebraica.

    La bellezza nella letteratura è stata al centro dell’analisi proposta dallo scrittore israeliano Assaf Gavron. “La bellezza è una parte fondamentale della scrittura e dell’arte – ha affermato l’autore -Ognuno di noi cerca il suo significato più intrinseco. Io stesso cerco di scavare e di non fermarmi alla superficialità. La letteratura si occupa proprio di questo: di scavare e scoprire cosa c’è sotto”.

    Nel secondo talk invece, “Abito come abitazione. Moda e Torah”, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, Sandro Di Castro e Fiorella Bassan hanno discusso del rapporto tra il vestiario e l’ebraismo.

    “Uno degli esempi più importanti che ci viene dall’antichità è rappresentato dagli abiti del Gran Sacerdote, importanti per dare un segno di dignità e di bellezza. Quindi la bellezza dell’abito non è estranea alla nostra tradizione. – sottolinea Rav Di Segni – Soprattutto quella femminile, che va declinata con la moderazione necessaria, affinché si eviti che diventi una assenza di modestia, che sarebbe contro tutti gli altri principi”.

    Tra le varie iniziative anche la mostra “Tel Aviv, scatti di bellezza”, curata da Marina Arbib, alla galleria Aleandri Arte Moderna.

    In serata, il culmine della manifestazione, con la messa in scena della performance danzata di Mario Piazza, coordinata dalla Fondazione Museo della Shoah.

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