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    ROMA EBRAICA

    La donna nell’ebraismo, sintesi di materialità e spiritualità. La lezione di Gheula Canarutto Nemni

    Grande successo per la lezione di Gheula Canarutto Nemni intitolata “La bellezza della donna”, che si è tenuta al Tempio Beth-el per un pubblico tutto al femminile.

    L’iniziativa è stata organizzata dal Kollel e da Bal Torah, un’associazione femminile no profit fondata da Laura e Aviva, per donne che nutrono il desiderio di voler scoprire la propria identità religiosa e personale insieme ad altre donne. La lezione si è caratterizzata per spiegazioni apparentemente complesse, semplificate da racconti, pensieri e battute che hanno intrattenuto un nutrito pubblico che ha potuto riflettere sulla femminilità e sulla potenza del ruolo della donna nell’ebraismo.

    L’incontro è stato un’occasione per rilevare spunti di riflessione ebraici sulla figura femminile nella Torah e nella vita quotidiana. Chi è la donna nell’ebraismo? Quali sono i suoi ruoli e le sue funzioni? Quali le mizvot a lei riconducibili? Sono queste alcune delle domande alle quali Canarutto ha provato a rispondere attraverso un mosaico di racconti intrisi di spiritualità non senza una certa dose di simpatia.

    Partendo da alcuni spunti del libro di Shemot, Canarutto ha presentato un mosaico di storie e digressioni sulla donna ebrea. È il caso delle donne nel deserto che si confrontano con Mosé sul tema dell’eredità oppure della tenacia della moglie di Rabbi Akivà che ha consentito al marito di studiare, continuando ad attendere il suo ritorno per alcuni decenni.

    Quali sono le mitzvot della donna? “La challà, le candele dello Shabbat e tenere la purità familiare” ha spiegato Canarutto. Compiti apparentemente semplici, ma, come ha specificato subito al pubblico “erano propri del sommo sacerdote nel santuario ebraico, quindi portiamo avanti il suo lavoro”.

    Fare la Challà, dunque, è la prima mitzvà. “La challà è composta da farina ed acqua. La farina rappresenta la materialità, con i suoi minuscoli granelli, mentre l’acqua rappresenta la Torah. La Torah viene da D-o e va verso gli uomini. La donna mette insieme materialità e spiritualità per raggiungere l’equilibrio e far sì che la materialità raggiunga una connotazione spirituale” spiega .

    Tra i compiti della donna ebrea vi è poi l’accensione delle candele. Canarutto presenta una immagine forte della donna in relazione a questo secondo compito: “la candela non si soffia perché la fiamma della candela rappresenta l’anima. La donna grazie alla sua luce è in grado di accendere le anime degli altri”.

    Infine il mikvé: “ la donna, grazie alla sua preparazione, fa in modo che gli abiti spirituali dell’anima siano gli abiti spirituali più importanti”.

    Vestirsi con modestia è una delle scelte che può fare oggi la donna ebrea, secondo Canarutto, per mantenere la propria identità, come gli ebrei nel deserto che “hanno tenuto i loro nomi, la loro lingua e i loro vestiti”. Una scelta che secondo la Canarutto è importante anche durante questo periodo di guerra in Israele: “Il nostro modo di aiutare i soldati che indossano la divisa dello Stato di Israele è quello di indossare la divisa delle donne ebree. Dobbiamo far vedere a D-o che il nostro popolo è legato a cose spirituali”.

    Nella guerra in corso la donna ebrea è stata vittima delle brutalità dei terroristi. A tal proposito Canarutto ha commentato a Shalom che “queste donne sono state violate in quanto donne ed in quanto ebree: dobbiamo quindi enfatizzare il ruolo della donna ebrea nel popolo ebraico, proprio per fare da contraltare, per fare in modo che quello che hanno fatto lo riportiamo verso una forma di santità. Loro hanno portato le forze del male e noi dobbiamo invece portare l’immagine della donna come una cosa che è buona, una cosa che è nel bene, una persona forte. È questa la donna ebrea. È la radice della forza. Hanno colpito la radice, la radice del popolo ebraico che è femminile. È questo che ha scosso il nostro popolo. Dobbiamo esaltare la femminilità ebraica per ricordare alle donne ebree quanto sono importanti. Per mantenere l’ebraismo ci si deve avvicinare ancora di più alla Torah. Cosa ci ha tenuto insieme? La Torah. Dobbiamo rinforzare la nostra identità. È quella che ci tiene in vita”.

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