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Ultimo numero Maggio – Giugno 2025

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    La memoria della Shoah dopo il 7 ottobre
    Ricordare il passato è un compito che può richiedere uno sforzo emotivo non indifferente. Noi ebrei diamo a questo processo un valore aggiunto e lo condividiamo con la cittadinanza il 27 gennaio, giorno in cui fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz, e istituito sia a livello italiano sia internazionale come giornata della memoria. In questa data ricordiamo i sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti. Spesso però si tende a fare del ricordo un esercizio passivo, un fiume in piena che ci travolge e che non possiamo controllare; ma non è questo ciò che avrebbero voluto i nostri nonni e bisnonni che hanno perso la vita in quei luoghi. Il ricordo non può essere qualcosa di astratto, e soprattutto, non deve essere collegato esclusivamente al tempo, ma dovrebbe legarsi anche alle nostre emozioni ed esperienze. Quest’anno, rispetto a quelli passati, abbiamo sicuramente qualcosa in più su cui riflettere e a cui dedicare i nostri pensieri: il 7 ottobre. Gli stupri, le torture, le mutilazioni e i massacri compiuti dalle milizie di Hamas non sono poi tanto diverse dalle atrocità compiute dai nazisti. È per questo che quest’anno il nostro ricordo non può che andare anche a quelle 1200 persone uccise con lo stesso mandato di odio con cui sono stati sterminati sei milioni di ebrei. Per questo viene purtroppo da chiedersi se il nostro ricordo sia servito a qualcosa. Le nostre manifestazioni, le nostre grida, i nostri slogan hanno veramente inciso in qualche modo sul corso della storia? La risposta a queste domande probabilmente non esiste, ma sicuramente la memoria della Shoah quest’anno non sarà come quella degli anni passati. Quest’anno, forse per la prima volta, abbiamo realmente capito che la storia è ciclica e che è vero che “coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”.

    Eitan Di Porto

     

    La responsabilità dei giovani tra passato, presente e futuro
    Esistono, nel tessuto della storia umana, capitoli talmente oscuri, sfibranti di dolore, che arrivano a sfidare ogni tentativo di oblio. La Shoah, nella sua perversa mostruosità, è uno dei tragici episodi che tendono a imprimere la coscienza collettiva con un sigillo indelebile di sofferenza. Eppure, soprattutto in un periodo storico così straziante, la memoria della Shoah agisce come un faro che attraversa il buio dei tempi, richiamando le nuove generazioni ad un profondo confronto con il passato.
    “La Shoah è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”. Ma cosa significa davvero “memoria”? E qual è la sua funzione? La funzione del ricordo si manifesta semanticamente attraverso tre verbi gemelli, distinti nelle loro sfumature etimologiche: ricordare, rammentare, rimembrare. “Ricordare” suggerisce il portare al cuore, evocando un connubio emotivo; “rammentare”, con la radice indicante portare alla mente, delinea il processo cognitivo di richiamo. “Rimembrare” d’altra parte, si innalza ad un livello più ampio, pervadendo una dimensione totale e profonda, in cui l’individuo si immerge nella trama dell’esperienza, rivivendola con una partecipazione che coinvolge ogni fibra del proprio essere. Nel meccanismo di rimembranza dunque, la Giornata della Memoria funge da catalizzatore di azione, che, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria collettiva, si eleva a richiamo costante all’umanità, a monito contro indifferenza e desensibilizzazione. Le nuove generazioni, immerse nella società della veicolazione faziosa di informazioni, devono vedere nella Shoah la radice della consapevolezza critica, in una realtà sempre più frammentata e distorta. È proprio per l’unicità di questo feroce massacro, in un contesto storico già sviluppato, che la Shoah diviene una pietra invalicabile nella storia umana: una pietra d’inciampo. Ecco forse che il dovere di non dimenticare che rimbomba in maniera confusa e poco definita nelle orecchie di noi adolescenti durante l’intera giornata della memoria assume un significato concreto, reale: come possiamo influire su un avvenimento così remoto, qual è il nostro ruolo? Dobbiamo alleviare il dolore, spartire questo carico apparentemente insostenibile l’uno con l’altro, condividendo la sofferenza dei deportati, tornando lì con mente, cuore e membra. La memoria della Shoah è un patrimonio che appartiene all’umanità, ma è nelle mani delle nuove generazioni che il suo significato deve fiorire. Dobbiamo abbracciare la responsabilità di portare avanti il testimone, per onorare il passato, informare il presente e plasmare il futuro.

    Emiliano Attia

     

    Il nostro ricordo
    Il concetto di ricordo è una forza che attraversa le generazioni, tracciando un legame cruciale tra il passato e il presente. La mia generazione, la cosiddetta “Generazione Z”, spesso sotto accusa per essere la generazione del comfort e dei nativi digitali, ha recentemente vissuto una metamorfosi nella sua percezione del mondo e nel modo in cui affronta il valore del ricordo. Siamo stati dipinti come individui più interessati ai nostri schermi che alla realtà circostante, una generazione che sembra aver perso il contatto con le sfide e le lotte delle generazioni precedenti. Tuttavia, il 7 ottobre è diventato un punto di svolta. Da semplici spettatori dietro uno schermo, ci siamo improvvisamente trovati coinvolti direttamente nella testimonianza delle atrocità commesse da Hamas in Israele, evento che ha innescato in noi una reazione istantanea, trasformandoci da “narratori del passato” in attivisti impegnati a difendere il nostro diritto fondamentale di esistere in quanto ebrei. Da auditori attivi delle storie passate, ci siamo catapultati in una guerra mediatica per aiutare Israele e il popolo ebraico, con l’unico intento di vederci riconosciuti i presunti “diritti inviolabili dell’uomo”. Quando, e se ci sarà un quando, la guerra sarà finita, avremo il compito di preservare e assimilare il ricordo. Ma come si fa quando lo si è vissuto in prima persona? Come si raccontano le notti insonni alla ricerca di appartamenti liberi per le famiglie bloccate a Roma, al timore di uscire con simboli ebraici, e al dolore profondo di sapere che la maggior parte del mondo non ha alcuna pietà per donne violentate, bambini massacrati e famiglie sterminate, solo perché israeliane, solo perché ebree. Il compito che grava su i giovani della mia generazione è proprio questo: impedire che questo ricordo venga mai assimilato. Non vogliamo che i nostri figli e nipoti siano solo spettatori di una storia; vogliamo renderli partecipi della realtà, mostrando loro che, anche quando tutto sembra scontato, tutto può accadere.

    Michal Colafranceschi

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Ricordare oggi

    Di Michal Colafranceschi, Eitan Di Porto, Emiliano Attia

    La memoria della Shoah dopo il 7 ottobre Ricordare il passato è un compito che può richiedere uno sforzo emotivo non indifferente. Noi ebrei diamo a questo processo un valore aggiunto e lo condividiamo con la cittadinanza il 27 gennaio, giorno in cui fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz, e istituito sia a livello italiano sia internazionale come…

    ISRAELE

    Il Sudafrica e i finanziamenti ad Hamas. L’inchiesta del Jerusalem Post

    Di Sarah Tagliacozzo

    Proprio il Sudafrica, il Paese che ha messo Israele sul banco degli imputati della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja accusandolo di genocidio, si troverebbe coinvolto con il terrorismo di Hamas. Il Jerusalem Post, infatti, ha fatto emergere una rete di organizzazioni che operano in Sudafrica finanziando le attività del gruppo terroristico di Hamas nascondendosi dietro ad attività di beneficenza. Il…

    ISRAELE

    La star di Fauda Amedi: “Tornerò a recitare. Se necessario anche a combattere”

    Di Fabiana Magrì

    Le cicatrici delle schegge sono ancora ben visibili sul suo volto. E il braccio sinistro è ancora fasciato. Idan Amedi, noto in Italia per il suo ruolo di Sagi Tzur in Fauda, si è più volte commosso durante l’incontro con la stampa all'ospedale Sheba, poco prima del suo rilascio. Ma il suo recupero, dopo l’incidente dell’8 gennaio in cui è…

    ROMA EBRAICA

    Fadlun: “No alla manifestazione pro-palestinese nel Giorno delle Memoria”

    Di Luca Spizzichino

    La Comunità Ebraica di Roma ha chiesto alle istituzioni di vietare la manifestazione indetta dal Movimento degli studenti palestinesi per il 27 gennaio, in concomitanza con il Giorno della Memoria. Nei giorni scorsi il Movimento degli studenti palestinesi ha lanciato sui propri canali social il corteo nella Capitale citando Primo Levi e aggiungendo: "Rispettiamo le vittime della Shoah ma il…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    C’è memoria e memoria

    Di Rav Riccardo Di Segni

    La strage di 7 ottobre (che dovremmo imparare a chiamare con la data ebraica di Shemini‘atzèret e Simchàt Torà) con tutte le reazioni che ci sono state ha posto un serio interrogativo sul significato e sui rischi dell’imminente giorno della memoria del 27 gennaio 2024. Per avere qualche strumento in più in questa discussione è bene chiarire i termini e…

    ISRAELE

    Donata alla Biblioteca nazionale d'Israele una collezione unica di testi ebraici yemeniti

    Di Michelle Zarfati

    La Biblioteca Nazionale d’Israele ha recentemente annunciato l'acquisizione di 60.000 manoscritti e frammenti di testi ebraici yemeniti, che costituivano in passato una delle collezioni private di Giudaica più significative al mondo. L'enorme collezione è stata donata dai discendenti di Yehuda Levi Nahum, un macellaio morto nel 1998 dopo aver trascorso più di 50 anni ad acquisire e studiare meticolosamente il…

    ROMA EBRAICA

    Inaugurata la mostra “Le parole dell’odio”, una riflessione sui delatori nella Shoah

    Di Michal Colafranceschi

    Inaugurata a ridosso del Giorno della memoria la mostra Le parole dell’odio. Gli ebrei romani venduti ai nazisti, un progetto culturale della Comunità Ebraica di Roma e della Fondazione Museo della Shoah che si propone come punto di partenza per riflettere sul ruolo dei delatori durante l’occupazione nazifascista di Roma. Si tratta di un tema estremamente doloroso per la storia…

    ITALIA

    Fiamma Nirenstein: “Mai più” siamo noi

    Di Claudia De Benedetti

    Il Giorno della memoria è alle porte e l’odio ebraico scorre nelle vene di molti. Per capire come si arrivi all’antisemitismo genocida, alla negazione dell’unicità della Shoah e alla sua banalizzazione, Shalom ha intervistato Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice italiana che dal 2013 vive a Gerusalemme. “7 ottobre Israele brucia” è il titolo dell’intenso e corposo libro in uscita per…

    ISRAELE

    Israele e Hamas trattano per una nuova pausa dei combattimenti e il rilascio degli ostaggi

    Di Luca Spizzichino

    Israele e Hamas, secondo fonti anonime riprese da Reuters, stanno trattando per una pausa dei combattimenti della durata di un mese. Periodo nel quale dovrebbe avvenire uno scambio tra gli ostaggi e i terroristi palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane. Tuttavia le divergenze tra le due parti su come porre fine permanentemente alla guerra di Gaza stanno rallentando il…

    ISRAELE

    Israele, piantati alberi a Re’im in memoria delle vittime del 7 ottobre

    Di Jacqueline Sermoneta

    Re’im tornerà a tingersi di verde. Proprio nei pressi del kibbutz dove lo scorso 7 ottobre si è compiuta la strage di centinaia di giovani israeliani per mano dei terroristi di Hamas, i familiari in lutto hanno piantato alberi in memoria delle 364 vittime. La cerimonia, svolta a ridosso della festività ebraica di Tu Bishvat - il capodanno degli alberi…