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    In questi giorni sono stati ricordati nell’ottantesimo anniversario le battaglie di Cassino e l’avanzamento delle truppe alleate verso la liberazione di Roma. Nel contesto assume un senso particolare una rara foto che ritrae i soldati ebrei inquadrati nelle “compagnie palestinesi” mentre portano soccorso alla popolazione colpita dai bombardamenti, in specie ai bambini.
    La foto fa parte della mostra “La brigata ebraica in Italia1943-1945. Attraverso il Mediterraneo per la libertà” da me curata con Ghila Piattelli nel 2003 a Roma per il Centro di cultura ebraica e riproposta nel tempo più volte in varie sedi in altre città.
    I soldati che vi compaiono provenivano dall’yshuv, l’insediamento ebraico nella Palestina sotto il mandato britannico. Erano tecnici qualificati, genieri, pontieri, cartografi, che avevano aderito in massa alla richiesta di arruolamento, presentandosi in 30.000 su una popolazione di circa 550.000 abitanti. Ne furono arruolati nell’esercito inglese circa 23.000, che collaborarono alla liberazione dell’Europa dal nazismo.
    Va ricordato, perché altri palestinesi, gli arabi, su direttive del Mufti di Gerusalemme, alleato di Hitler, entrarono a far parte delle SS islamiche dislocate nei Balcani.
    Questi soldati, i hayalim, che qui vediamo a Cassino, hanno ricoperto un ruolo attivo nelle truppe alleate a Bari, a Napoli, agli sbarchi in Sicilia e a Anzio, nella liberazione di Roma, dell’Italia centrale e settentrionale.
    Le famiglie ebraiche romane ricordano ancora oggi tra i liberatori accolti con entusiasmo ed emozione questi soldati comparsi improvvisamente e del tutto inaspettati, che parlavano ebraico e avevano sulle mostrine la scritta “Palestine”. A Firenze hanno portato l’acqua alla popolazione che ne era rimasta sprovvista mediante autocisterne con la stella di Davide e al centro dell’emblema un rubinetto, simbolo facile da comprendere quando la lingua non aiuta.
    Ovunque, nella risalita verso il nord, quando sono entrati in contatto con le comunità ebraiche, si sono adoperati per riaprire sinagoghe e scuole, per creare centri di aggregazione, per riportare le famiglie, soprattutto i giovani, gli orfani, i profughi al ritorno alla vita. Alcuni si sono aggiunti alla “Brigata Ebraica Combattente” sul fronte del fiume Senio nel 1945, partecipando alla completa liberazione dell’Italia dal nazismo e dal fascismo.
    Una pagina che vale la pena di far conoscere e di ricordare di fronte alle lacune, ai pregiudizi, alle interpretazioni precostituite, alle false ricostruzioni storiche cui assistiamo quotidianamente sulla nascita e sulla storia di Israele.

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