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SPECIALE PESACH 5784

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    Il ritmo della guerra
    La guerra prosegue col suo ritmo lento, segnato mille episodi che da vicino sono altamente drammatici perché comportano rischi di morte e distruzione, missioni difficili e faticose conquiste; ma da lontano appaiono quasi ripetitivi, senza grandi avanzate, manovre, battaglie campali. La ragione è che quasi più che a una guerra normale la campagna di Gaza assomiglia a una gigantesca operazione di polizia, con decine di migliaia di assassini, violentatori, rapitori attestati su uno spazio grande come la città di Roma, sparsi in mezzo a una popolazione più o meno delle stesse dimensioni della nostra capitale, che per la maggior parte è complice o succube dei criminali. I terroristi sono poi nascosti quasi in ogni casa, in ogni scuola o ospedale e nei numerosissimi e intricati tunnel che ne perforano il sottosuolo. Quel che accade sono solo occasionalmente vere battaglie, più spesso sono cacce all’uomo in cui le forze armate devono continuamente badare a non farsi prendere alle spalle, a non cadere negli agguati dei criminali. Si tratta poi di individuare le armi nelle case e negli edifici pubblici, di scoprire gli ingressi delle gallerie, di minarle e farle saltare. L’avanzata comunque procede, con l’attenzione di non disperdere le truppe, di non perdere la superiorità numerica in nessuna circostanza, di non lasciare isolato nessun combattente per evitare che sia sopraffatto, ucciso o rapito. E naturalmente bisogna cercare di trovare i rapiti, di non confonderli coi nemici che li usano come scudi umani. Inoltre non bisogna causare sofferenze inutili ai civili.

    La responsabilità di Sharon
    L’esercito israeliano è ora però in vista di un risultato strategico importante, che ha un grande senso operativo e implica però grandi problemi politici. Si tratta della conquista del confine con l’Egitto, il cosiddetto “corridoio Filadelfi” (il nome ebraico della città americana di Philadelphia), che è lungo 14 chilometri da ovest a est, cioè dal mare al valico di Kerem Shalom, che è il punto più meridionale della frontiera di Israele con Gaza, e largo un centinaio di metri. Nel 2005 il primo ministro Ariel Sharon decise di cedere Gaza all’Autorità Palestinese, che se la fece presto espugnare con le armi da Hamas; esattamente la mossa che ora l’amministrazione Biden vorrebbe far ripetere a Israele. Fu un grave errore, come oggi sappiamo, una fra le premesse lontane del 7 ottobre.

    I tunnel sotto il corridoio
    I vertici militari chiesero invano vent’anni fa a Sharon di mantenere il controllo del corridoio, ma anch’esso fu ceduto: non all’Autorità Palestinese bensì all’Egitto. Il problema è che attraverso questo corridoio, o meglio nelle molte gallerie scavate sotto di esso, è passato il contrabbando di uomini, di materiali e soprattutto di armi che ha permesso a Hamas di trasformare Gaza in una fortezza difficilissima da espugnare. L’Egitto ha favorito questo contrabbando sotto la presidenza Morsi; Al Sissi ha cercato di chiuderlo, ma esso esiste ancora, le gallerie sotto il corridoio sono quelle che i capi terroristi intendono usare per sfuggire all’assedio israeliano, magari portandosi dietro i rapiti come scudi umani. In questi stessi cunicoli continuano a passare i rifornimenti militari che permettono ai terroristi di resistere. “Se questa breccia non sarà chiusa, ha detto Netanyahu, sconfiggere Hamas non basterà, perché essa gli permetterà di ricostituire le sue forza”. Ora Israele ha chiesto all’Egitto di riavere indietro il controllo del Filadelfi, ricevendo risposte negative. Ormai l’Egitto lo considera territorio nazionale. È stata respinta anche la proposta di un pattugliamento comune. Israele deve quindi conquistare il lato settentrionale del corridoio, quello al di qua della barriera costruita dall’Egitto, eliminarne le costruzioni per una profondità di qualche centinaio di metri, per lavorare poi alla distruzione delle gallerie sotterranee. È una conquista difficile, anche perché bisogna far attenzione a non sconfinare. Ma è la condizione per poter finalmente avere la certezza di liquidare del tutto la potenza militare di Hamas a Gaza.

    ISRAELE

    Il problema del corridoio Filadelfi

    Di Ugo Volli

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    ISRAELE

    Attentato a Ra’anana: un morto e diciassette feriti

    Di Luca Spizzichino

    Un morto e oltre diciassette feriti, di cui tre sono in condizioni gravi. Questo il bilancio provvisorio dell’attentato che ha avuto luogo a Ra’anana nel pomeriggio di lunedì. L'attacco è avvenuto mentre gli studenti uscivano dalle scuole Un terrorista ha pugnalato una donna mentre un altro ha rubato un'auto e ha investito diverse persone. Questo secondo terrorista ha poi cambiato…

    ISRAELE

    Calciatore israeliano arrestato in Turchia per aver ricordato gli ostaggi a Gaza

    Di Luca Spizzichino

    Il calciatore israeliano Sagiv Yehezkel, che milita nella serie A turca con l’Antalyaspor, è stato arrestato e accusato "incitamento all'odio e all'ostilità" dopo che ha festeggiato il gol del pareggio contro il Trabzonspor facendo un segno con il cuore con le mani davanti alla telecamera e mostrando le parole “100 giorni. 7 ottobre" insieme al simbolo della Stella di David…

    NEWS

    100 giorni d’inferno: al Circo Massimo un’installazione per non dimenticare gli ostaggi di Hamas

    Di Michelle Zarfati

    100 giorni d’inferno, 100 giorni di paura e di lacrime, 100 giorni dall’inizio della terribile prigionia dei civili israeliani rapiti da Hamas. Domenica 14 Gennaio ha avuto luogo presso il belvedere del Circo Massimo un'installazione per marcare i 100 giorni di sofferenza e prigionia a cui sono sottoposti i civili israeliani. L’iniziativa, promossa con il supporto di UGEI, CER e…

    Cultura

    Il “dipinto della discordia” tra arte, storia e giustizia

    Di Nicole Nahum

    Una donna, un quadro, una storia. Una donna e un quadro sono i protagonisti di questa avventura, la quale è lunga, complessa, opprimente e a tratti anche tragica. Di questa vicenda conosciamo il luogo e l’anno: Germania, 1939. Lilly Cassirer Neubauer era un’ebrea, proprietaria del celebre quadro del pittore impressionista Jacob Abraham Pissarro, Rue Saint-Honoré, dans l’après-midi. Effet de pluie,…

    ISRAELE

    "Una paura che non può essere spiegata": la straziante storia del rapimento di Danielle e Emilia Aloni

    Di Michelle Zarfati

    Danielle Aloni, rapita il 7 ottobre e portata nella Striscia di Gaza con sua figlia Emilia di sei anni, è stata rilasciata dopo 49 giorni. La donna ha deciso solo pochi giorni fa di raccontare del suo rapimento al notiziario Ynet. "È una paura che non può essere spiegata, queste sono emozioni che la mente umana non può contenere. Eravamo…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Da deicidio a genocidio

    Di Rav Riccardo Di Segni

    Rav Jonathan Sacks, parlando di antisemitismo, notava che è un fenomeno storico costante, ma che in ogni generazione cambia vestito, sfruttando i temi che più fanno effetto sulle persone. Un tempo era la religione, poi la nazione, le divisioni economiche e sociali, poi la scienza, sulla quale si costruì la dottrina pseudoscientifica della razza, oggi sono i diritti civili. La…

    ISRAELE

    Spade di ferro giorno 101- Perché la guerra continua

    Di Ugo Volli

    Un sequestro di persona durato 100 giorni Si è molto e giustamente parlato sui siti e giornali ebraici (purtroppo molto meno su quelli generali) del centesimo giorno della guerra, si è ricordata soprattutto la lunghezza del terribile sequestro subito da centoquaranta persone fra cui molte donne e bambini, cui non è stato contestato alcun reato se non quello di essere…

    ISRAELE

    “Il tempo sta scadendo”. La manifestazione all’ONU ha dato il via alle iniziative a New York a sostegno degli ostaggi

    Di Luca Spizzichino

    Venerdì migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione fuori dal quartier generale delle Nazioni Unite a New York City per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti dai terroristi di Hamas nella Striscia di Gaza. La Jewish Telegraph Agency, uno degli storici quotidiani ebraici americani, ha seguito l’evento. Hila Rotem Shoshani, la ragazza tredicenne presa in ostaggio dal Kibbutz Be'eri…

    NEWS

    Hockey su ghiaccio, dopo l’espulsione Israele presenterà un reclamo alla Corte Arbitrale Sportiva

    Di Sarah Tagliacozzo

    Il presidente del Comitato Sportivo della Knesset Simon Davidson ha commentato la decisione della Federazione internazionale di Hockey sul Ghiaccio di espellere la squadra israeliana dai campionati mondiali spiegando che è una decisione “illegale è arbitraria”. La Federazione israeliana di Hockey sul Ghiaccio (IIHF) sta presentando un reclamo al Tribunale Arbitrale Sportivo in merito all’espulsione decisa dalla Federazione internazionale per…