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    Ariel Viterbo è archivista alla Biblioteca Nazionale d’Israele, Shalom lo ha incontrato e gli ha chiesto di raccontare le acquisizioni più recenti e i documenti più affascinanti che riguardano l’ebraismo romano e italiano

     

    Ci parli di te e del tuo curriculum alla National Library?

     

    Lavoro da ventuno anni alla Biblioteca Nazionale di Israele, ci sono arrivato per caso come spesso accade. Studiavo per il Master in Archivistica nella Scuola per Bibliotecari e Archivisti dell’Università Ebraica di Gerusalemme, la Scuola si trovava a due passi dalla Biblioteca, che già conoscevo bene come studente di Storia, materia nella quale avevo anni prima conseguito il mio primo Master. Un incontro casuale con una bibliotecaria che mi conosceva mi diede l’occasione di cominciare a lavorare in Biblioteca come catalogatore di libri ebraici. Poi, terminati gli studi archivistici, ottenni di essere trasferito al Dipartimento Archivi nel quale lavoro fino ad oggi.

     

    Il Dipartimento raccoglie e conserva centinaia di archivi personali di scrittori, professori universitari, filosofi, giornalisti, fotografi e altre persone che hanno operato nel campo intellettuale e culturale, in Israele soprattutto ma anche nella Diaspora. Basta fare i nomi di Franz Kafka, Shmuel Yosef Agnon, Uri Zvi Grinberg, Umberto Cassuto, Martin Buber, Gershom Scholem, A.B. Yehoshua, David Grossman, per comprendere l’importanza del materiale conservato nel Dipartimento.

     

    A quali progetti lavori?

     

    Oltre agli archivi personali il dipartimento raccoglie e conserva numerose collezioni di materiale stampato non librario o periodico, tutto ciò che viene definito ephemera, vale a dire manifesti, avvisi, locandine, volantini, fogli volanti, inviti, programmi, biglietti d’auguri, biglietti d’ingresso e da viaggio, ricevute, tutto ciò che documenta la vita quotidiana di Israele, nelle sue diverse componenti nazionali e sociali, e delle Comunità ebraiche nella Diaspora. Di queste collezioni, che conservano documenti a partire dal diciottesimo secolo e che continuano a crescere in tempo reale, mi occupo con grande passione. Una delle collezioni in questo campo ad esempio è quella del materiale di propaganda politica per le elezioni alla Knesset. Negli ultimi anni, con i continui ritorni alle urne, il lavoro è frenetico. Il materiale, anche digitale, deve essere raccolto in tempo reale per le strade, ai comizi, nelle sedi dei partiti; molti dei dipendenti e dei frequentatori della Biblioteca lo fanno e tutto arriva a me che lo catalogo e lo preparo per la digitalizzazione.

     

    (Ariel Viterbo)

    È stato lanciato un progetto legato alla pandemia Covid-19?

     

    Si proprio la pandemia ci ha portato a lanciare, fin dai primi mesi del 2020, la raccolta di ephemera digitali da tutto il mondo ebraico: Comunità, Organizzazioni, Istituzioni. Questa raccolta è stata ideata e realizzata nel quadro del progetto Gesher l’Europa – Un ponte verso l’Europa, progetto finanziato dalla Fondazione Rothschild per rafforzare i legami e la collaborazione fra la Biblioteca e le Comunità ebraiche. La collezione, COVID-19 Jewish Ephemera Collection, ha lo scopo di documentare la vita ebraica e anche quella israeliana nel periodo del Covid19, periodo nel quale le persone non si sono quasi più incontrate e tutta la vita sociale si è trasferita in rete, un periodo che ha posto nuove domande di halachà, che ha visto nuove sfide per le strutture comunitarie di assistenza. Tutto ciò è documentato dalle newsletters di Comunità e di Sinagoghe, dai volantini digitali diffusi in rete, dalle risposte di rabbini, in ogni luogo della Diaspora e anche dalle Comunità italiane ci è giunto molto materiale. Questa collezione, una sorta di archivio digitale della pandemia vissuta dal mondo ebraico e dalla società israeliana, fornirà ampio materiale ai futuri ricercatori di questo travagliato periodo.

     

    Quali i progetti in cui i documenti italiani hanno un significato particolare?

     

    Seppure mi occupi prevalentemente di materiale raccolto in Israele, la mia provenienza italiana, oltre al mio interesse per la storia degli ebrei in Italia, mi portano ad essere il punto di riferimento non ufficiale dei diversi progetti della Biblioteca che riguardano anche o solo l’Italia. Il mio compito è soprattutto di facilitare la comunicazione e la comprensione fra i diversi dipartimenti della Biblioteca e gli enti ebraici in Italia. Fra i diversi progetti ricorderò quello di fotografia di Ketubot in collezioni italiane e quello di fotografia dei Registri comunitari conservati in Italia. I documenti sono resi accessibili al pubblico in formato digitale nel sito Ktiv, la collezione internazionale dei manoscritti ebraici digitalizzati a cura della Biblioteca. Inoltre, in originale si conservano in Biblioteca numerosi Registri della comunità di Verona, a partire dal più antico registro conosciuto, oltre a parte dell’archivio comunitario per il secolo diciannovesimo. 

     

    E documenti dì provenienza romana?

     

    Oltre al materiale romano conservato negli Archivi Centrali, in Biblioteca abbiamo 85 Ketuboth romane, compilate tra il 1668 e il 1909 e accessibili sul sito Ktiv.

     

    Fra i manoscritti ebraici conservati alla Biblioteca da notare una raccolta di canti e preghiere speciali del rito siciliano che si usava a Roma, manoscritto compilato nel 1837 e appartenuto a rav Nello Pavoncello e poi donato dalla vedova.

     

    Naturalmente non posso non segnalare l’archivio di Crescenzo Del Monte, conservato in parte in Biblioteca e da me riordinato e catalogato alcuni anni fa. Il fondo israeliano non comprende solo manoscritti dei sonetti e di altri componimenti, anche inediti, del poeta romano ma anche parte dell’archivio familiare dei Del Monte, con numerosi documenti di tipo commerciale e legale, testimonianti l’intensa attività economica di diverse generazioni. Poiché l’altra parte dell’archivio di Crescenzo Del Monte si trova ovviamente a Roma, all’Archivio Comunitario e al Museo Ebraico, sarebbe un bel progetto riuscire a compilare insieme un inventario unico di tutto il materiale, unendo virtualmente le due parti dell’archivio. Spero che se ne possa parlare presto con i colleghi romani.

    [GALLERY]

    Foto provenienti dalla Biblioteca, Crescenzo Del Monte Archive.

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