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SPECIALE PESACH 5784

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    Uniti per la comunità

    È con spirito di unione e responsabilità che ho assunto la presidenza della Comunità Ebraica di Roma. Un impegno che inizia anche grazie alla sintesi, che ho fortemente voluto e ritengo indispensabile, raggiunta dalle liste che rappresentano le diverse anime e le tante istanze della Comunità di Roma. 

    Mi anima un profondo senso di gratitudine e speranza, ma anche la determinazione a tentare, dove necessario, un tikkun, una riparazione, un rinnovamento.  

    In questo momento di transizione, per la nostra Comunità, ma anche per l’Italia e per l’Europa, è più che mai necessario concentrare la nostra attenzione sulle caratteristiche irrinunciabili della nostra identità, fondamentali per rispondere alle sfide contemporanee.

    Di pochi giorni fa è lo sventato pericolo che una Torah venisse bruciata davanti all’ambasciata israeliana a Stoccolma. Non solo un atto di antisemitismo, ma un vero e proprio via libera al “diritto all’odio”. Pericolo enorme, eppure sempre più diffuso e accettato, e contro il quale è necessario essere pronti. 

    Una preparazione, questa, che non può prescindere dalle necessarie convergenze a livello politico e con le istituzioni, italiane e internazionali, ma anche dalla nostra consapevolezza, di ebrei e di italiani che hanno contribuito alla storia del nostro Paese e alla sua grandezza. 

    La cultura ebraica, a partire dalla sua componente religiosa, ha sempre saputo essere custode e vettore di una visione critica della realtà che è essenziale per l’intera società.

    Una cultura che, come sappiamo, è anche memoria, cardine della nostra stessa identità. Memoria che ha saputo sempre più diventare strumento di civilizzazione e sulla quale non dobbiamo arretrare, soprattutto in un momento in cui grava su di noi l’onere di prendere il testimone. 

    Una grande responsabilità, specie in tempi come questi, in cui si moltiplicano i rischi di imbarbarimento, così come quelli legati all’antisemitismo, spesso mascherato da antisionismo. 

    Il nostro appoggio a Israele, in questo senso, è e sarà totale.

    Tutte sfide, queste, che sarà possibile superare promuovendo un senso di unità che apprendiamo dalle stesse parole della Torah. In virtù di questo sono imprescindibili le indicazioni della nostra Rabbanut. 

    Cammineremo, come Yaakov, al passo di tutti, senza lasciare indietro nessuno, senza escludere nessuno, ma con una direzione chiara ed intenti precisi. 

    Tante sono le sfide che ci attendono: per citarne alcune, la valorizzazione di tutte le identità ebraiche della nostra comunità, il miglioramento della scuola, l’abbattimento delle diseguaglianze sociali, il superamento delle divergenze – mantenendo però i legittimi distinguo e la pluralità delle opinioni – la trasformazione della comunicazione, che sarà rivolta più sistematicamente agli iscritti.

    La nostra porta sarà sempre aperta, come il nostro cuore. La nostra forza dovrà essere la capacità di ascoltare e prendere le decisioni più giuste, pronti a risponderne davanti alla Keillà. E adesso, al lavoro per il bene di tutti!

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