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    ROMA EBRAICA

    Via dei Giubbonari 30, tra ricordi e speranze

    “Via dei Giubbonari, 30. Questo edificio non è come gli altri. Una casa può conservare i ricordi, custodirli. Una casa può essere testimone, contribuire alla memoria di una comunità, raccontare – anche col suo silenzio – le storie delle persone che l’hanno abitata”.
    Così ha aperto la commemorazione in onore di Yom HaShoah l’assessore ai rapporti istituzionali della Comunità Ebraica di Roma Alessandro Luzon, in un piccolo portico nel centro di Roma, dove, da tanti anni, l’Obra Pia Stabilimenti Spagnoli in Italia, un’entità legale senza scopo di lucro con sede a Roma, ricorda come ogni singolo essere umano vittima della barbarie nazifascista racchiuda in sé una piccola grande storia, come quella che il 5 maggio 2024 in numerosi hanno commemorato.
    È la storia di Sami Modiano e Settimio Limentani che, dopo l’intervento del Rav Alberto Funaro e del consigliere ecclesiastico della sede diplomatica spagnola Pelayo Bombin, a seguito della lettura dei salmi, è stata raccontata direttamente da Sami. “Non conoscevo Settimio, ma ci siamo conosciuti in un momento di speranza: eravamo prigionieri e attendavamo di essere rimpatriati in Italia. Io ero solo un ragazzo, Settimo aveva 26 anni e sapeva che qualcosa non sarebbe andato nel verso giusto”. Modiano ha raccontato di uno stanzone, probabilmente una grande caserma nella città di Opphel, in cui i due ragazzi più due reduci di guerra, attendevano il loro destino. “Parlavamo dei nostri ricordi, parlavamo della nostra famiglia, sentivo della speranza di poter riabbracciare i nostri cari. Lui progettò un piano per scappare dai russi, io ero solo un ragazzo, lo seguii. Ci aiutammo tanto, io fisicamente e lui mi aiutò mentalmente”. Così, a soli 14 e 26 anni, sopravvissuti da pochi mesi allo sterminio nazifascista, i due ragazzi si incamminarono in una strada lunghissima, percorrendola solo di notte per paura di essere scoperti.

    “Arrivammo così a Via dei Giubbonari 30” – continua Sami – “Qui si aprirono le finestre, e, in poco tempo, la felicità si sciolse come una bolla di sapone. Tutta la speranza di Settimio di trovare Angelo, suo papà, ancora in vita, svanì. Abbiamo trovato una tragedia”. La forza di Sami nel parlare, nel raccontare e nel viaggiare come testimone delle brutalità e del genocidio commesso mentre il mondo taceva in silenzio, trova sostegno anche nell’amicizia con Settimio. Riflettendo su questo, Edoardo Lopez Busquets, ministro consigliere dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, sottolinea: “Le storie e i vissuti compongono il diario di una tragedia, un pagina che non dobbiamo mai dimenticare”.
    Ogni testimonianza è una luce contro l’oscurità del silenzio e dell’oblio, e dobbiamo portarla avanti con questa consapevolezza. Con l’augurio di poter commemorare le piccole grandi storie di ritorno e speranza, oggi e per sempre, così da poter tener viva la memoria.

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