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    In questi giorni è stato pubblicato un nuovo rapporto sull’andamento delle restituzioni d’arte trafugata dai nazisti alle famiglie degli eredi. L’indagine, intitolata ‘Holocaust- Era Looted Cultural Property: A Current Worldwide Overview’ e scritta dalla World Jewish Restitution Organization (WJRO) in collaborazione con la Claims Conference, documenta i progressi di 47 Paesi in merito alle restituzioni di opere d’arte trafugate dai nazisti. Dal documento emerge che sono sette i Paesi che hanno fatto passi significativi sulle restituzioni. Tuttavia, altri 24 mostrano progressi minimi o nessuno.
    Durante l’evento di presentazione del rapporto del WJRO e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, il Segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato l’impegno internazionale da parte di 21 Paesi a restituire le opere d’arte. Un passo importante, volto a rafforzare i principi della Washington Conference del 1998 su questo argomento.
    “Di milioni di opere d’arte e beni culturali rubati dai nazisti, innumerevoli oggetti non sono ancora stati restituiti ai loro proprietari. Oggi, troppi governi, musei, commercianti, gallerie e individui resistono ancora agli sforzi di restituzione, mentre gli eredi affrontano barriere legali e finanziarie sconcertanti. – ha detto Blinken – Oggi, il Dipartimento di Stato è orgoglioso di annunciare le pratiche più efficienti per aiutare a superare alcuni di questi ostacoli”. Il presidente del WJRO, Gideon Taylor, ha sottolineato l’urgenza di maggiore attenzione alle collezioni private e l’importanza di ricollegare il patrimonio con i proprietari.
    “La restituzione da parte di enti pubblici o privati non riguarda solo la restituzione di ciò che è stato preso; si tratta di riconnettere le famiglie e le comunità con il loro patrimonio. Negli ultimi 25 anni, ci sono stati progressi significativi, ma c’è molto lavoro da fare – ha detto Taylor – L’approvazione da parte di 21 paesi di queste migliori pratiche, è di enorme importanza in quanto stabilisce una tabella di marcia per il futuro. Esortiamo altri paesi, così come musei, case d’asta, commercianti e possessori privati a unirsi a noi per garantire che la giustizia faccia il suo corso e che i proprietari e i loro eredi si riuniscano ai loro tesori culturali”.
    Il rapporto evidenzia i progressi e le aree che necessitano di miglioramenti nella restituzione globale dell’arte e dei beni culturali. Sebbene i processi di reclamo esistano in molte nazioni e altri abbiano istituito commissioni di restituzione, la maggior parte non l’ha fatto, portando a un basso numero di restituzioni, in particolare per gli oggetti detenuti privatamente.
    La situazione varia ampiamente: sette paesi hanno mostrato progressi importanti, tre sostanziali, 13 alcuni e 24 poco o nessun progresso. Il rapporto si basa su alcuni criteri tra i quali la ricerca storica e di provenienza, i processi di reclamo e le restituzioni effettuate.
    In risposta a questo rapporto globale, Sharon (Glattstein) Singer, 62 anni, di New York City la cui famiglia proviene originariamente da Edelény, in Ungheria, ha spiegato l’importanza del ritorno dell’antico shofar della sua famiglia. “Lo shofar di mio nonno era nascosto nella soffitta della nostra casa in Ungheria, prima che la mia famiglia fosse mandata in vari campi di concentramento e di lavoro durante la Shoah. L’ultima volta è stato visto nella biblioteca della città. – ha detto la donna – Per noi, lo shofar rappresenta più di un semplice oggetto; incarna la storia della nostra famiglia e la connessione con il nostro patrimonio. È imperativo che l’Ungheria onori il suo obbligo morale e faciliti il ritorno di questo caro manufatto”.
    Stuart E. Eizenstat, il consigliere speciale del Segretario di Stato degli Stati Uniti sulle questioni della Shoah, ha sottolineato l’importanza della trasparenza negli sforzi di restituzione. “La trasparenza è la chiave per la giusta ed equa restituzione e dell’arte e dei beni culturali saccheggiati dai nazisti ai sopravvissuti e ai loro eredi” ha detto Eizenstat.
    “Incoraggiamo fortemente altri Paesi a unirsi agli Stati Uniti nell’approvazione di nuove pratiche, che sono state sviluppate attraverso un’intensa collaborazione da parte di una rete internazionale di rappresentanti responsabili delle questioni legate alla Shoah. – ha detto Ellen Germain, inviata speciale per le questioni della Shoah negli Stati Uniti –
    Pratiche efficienti aiuteranno l’attuazione dei Principi di Washington e raggiungeranno ulteriore giustizia per i sopravvissuti e i loro eredi”.
    “La nostra generazione di sopravvissuti sta lentamente svanendo, il tempo è essenziale. – ha condiviso l’ambasciatrice Colette Avital sopravvissuta alla Shoah e presidente del Centro delle organizzazioni dei sopravvissuti in Israele – Il momento di correggere un torto storico è ora. Per noi sopravvissuti alla Shoah, queste opere fanno parte del nostro patrimonio culturale, parte della nostra vita, parte del nostro passato. Sono i testimoni silenziosi della vita e degli amori di individui, famiglie e comunità che sono stati uccisi crudelmente”.

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