Skip to main content

Ultimo numero Maggio – Giugno 2025

Scarica il Lunario

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    “Ori è ovviamente un mondo intero, ma sappiamo anche che è una goccia nell’oceano”. L’ha detto il capo di stato maggiore Herzi Halevi a proposito della liberazione del soldato semplice Ori Megidish, la settimana scorsa, in una drammatica operazione notturna, frutto di decisioni complesse e molti rischi ma con un lieto fine. In questo “oceano”, le “gocce” sono almeno 242. Sono gli ostaggi, civili e soldati, bambini, donne, anziani, feriti e malati gravi, ancora in mano a Hamas a Gaza. La liberazione di Ori “ha davvero sollevato la mia speranza” ha detto, al telefono con Shalom, Nikol Beizer, la sorella 15enne del soldato rapito Nik Beizer (19). Nik è stato catturato il 7 ottobre nella base del COGAT al valico di Erez, da dove coordinava, in accordo con l’Autorità Palestinese, il transito dei convogli commerciali destinati alla Striscia. Sua madre Ekaterina, dopo la notizia del salvataggio della soldata Ori, è invece divisa tra due sentimenti. “Prima di tutto sono molto felice per la famiglia Megidish che ha potuto riabbracciare la ragazza, figlia e sorella”. Ma? “Hamas ha capito che il nostro esercito è in grado di raggiungere e liberare i soldati. Ho paura che li possano nascondere in altri luoghi, più impenetrabili. E che sarà più difficile trovarli”. I Beizer, arrivati nel 2000 dall’Ucraina, vivono a Beer Sheva, la capitale del deserto del Negev. Nella città universitaria scelta dal governo per diventare il nuovo hub delle unità di intelligence e di IT dell’esercito, ci sono altre tre famiglie i cui ragazzi sono stati catturati e portati da Hamas a Gaza. È dura farsi notare nella torrida periferia del paese, quando la Kirya e la sede nazionale del forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi sono a Tel Aviv. Ed è dura ancor di più per le famiglie dei soldati. “Nelle news – spiega la giovane Nikol – si pone molto l’accento sull’emergenza di liberare i civili, i bambini, gli anziani, le donne, i malati. È come se l’urgenza, per i soldati, fosse meno impellente. È molto dura accettarlo”.

    Suo fratello, racconta la ragazza, era di stanza nella base di Erez per sei giorni alla settimana e solo una volta al mese trascorreva lì il weekend. Il 7 ottobre non sarebbe dovuto essere il suo turno. Ma un amico gli aveva proposto uno scambio a buon rendere e lui aveva esaudito la richiesta del commilitone. La sera prima dell’efferato attacco di Hamas, Ekaterina con suo marito Sergey e con Marta, la fidanzata di Nik, gli hanno fatto visita, portandogli i piatti cucinati per lui per la cena di Shabbat.

    All’alba del sabato, Ekaterina si è svegliata al ripetuto suono delle notifiche sul cellulare per i razzi che piovevano su tutto il sud e il centro di Israele. E pure sulla base di suo figlio. Alle 6.30 Nik ha risposto da dentro il rifugio, tranquillizzando la madre. In sottofondo si sentivano le sirene e le esplosioni dei missili intercettati dall’Iron Dome. Mezz’ora dopo il ragazzo ha nuovamente risposto al telefono, e di nuovo ha tranquillizzato i suoi. Questa volta, però, Ekaterina sentiva le voci di altri soldati urlare che alcuni terroristi si erano infiltrati nella base. Da allora ogni contatto con Nik si è perso. Fino a quando, ore dopo, un amico d’infanzia del 19enne ha chiamato la famiglia per segnalare di aver riconosciuto Nik in un video postato sul canale Telegram di Hamas, insieme con altri ostaggi, già dentro Gaza. “In quel filmato stava bene. Non sembrava ferito. Speriamo che ce lo restituiscano così”, dice la sorella. Insieme con lui c’erano anche altri due soldati, Tamir Nimrodi e Ron Sherman. “Siamo in contatto con le loro famiglie – racconta mamma Ekaterina -. A volte ci incontriamo, parliamo, cerchiamo di esserci gli uni per gli altri.”

    Insieme, le famiglie stanno facendo di tutto per mobilitare l’opinione pubblica globale e attirare l’attenzione sul dramma dei 240 ostaggi. “È importante che le persone sappiano con chi abbiamo a che fare. Questa non è una guerra tra paesi, ma piuttosto una guerra tra Israele e un’organizzazione terroristica che ha oltrepassato tutti i confini della civiltà. Eradicare Hamas è importante, ma se non riportiamo indietro i prigionieri, non potremo dire di aver vinto davvero.”

    L’unico incontro, tra quelli istituzionali, da cui la madre di Nik è tornata a casa rincuorata è stato con il presidente israeliano Isaac Herzog. “Ha ascoltato tutti – ricorda – e ha lasciato a ciascuno l’opportunità di parlare e condividere la propria storia”.

    Al telefono, oltre a rispondere per sé, Nikol aiuta la madre traducendo per lei dall’ebraico all’inglese. “Ho trovato la mia strada per restare forte, ottimista ed essere di aiuto alla mia famiglia. L’importante – confessa – è che non mi chiedi di raccontare come mi sento. Allora crollerei”.

    ISRAELE

    Alla ricerca delle gocce dell’oceano

    Di Fabiana Magrì

    “Ori è ovviamente un mondo intero, ma sappiamo anche che è una goccia nell'oceano”. L’ha detto il capo di stato maggiore Herzi Halevi a proposito della liberazione del soldato semplice Ori Megidish, la settimana scorsa, in una drammatica operazione notturna, frutto di decisioni complesse e molti rischi ma con un lieto fine. In questo “oceano”, le “gocce” sono almeno 242.…

    Cultura

    La Biennale di Gerusalemme diventa diffusa. A Casale Monferrato la mostra “Dietro la maschera”

    Di Claudia De Benedetti

    I protagonisti dell’arte e della cultura israeliana stanno vivendo il dramma della guerra con fortissima angoscia e intensità, mobilitandosi con tutti gli strumenti possibili per contribuire anche a svolgere il ruolo prezioso e insostituibile di ambasciatori di Israele nel mondo. Non fa eccezione la mostra “Dietro la maschera” che era già in viaggio dall’Italia verso il Museo Umberto Nahon di…

    ISRAELE

    Passaporti europei agli ostaggi: la proposta di alcune ONG

    Di Sarah Tagliacozzo

    Alcune organizzazioni non governative statunitensi hanno formulato una proposta ai governi di Austria e Germania, suggerendo l’emissione di passaporti europei agli ostaggi israeliani ancora prigionieri dei terroristi di Hamas, con la speranza che questa mossa possa aiutarli a salvarsi. L’IDF (Forze di Difesa Israeliane) ha reso noto che gli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre sarebbero almeno 242. L’assegnazione di…

    ISRAELE

    Am Israel Chai: celebrato un brit milà in una base al confine con il Libano

    Di Jacqueline Sermoneta

    “Il nemico sta cercando di toglierci la vita e noi, che abbiamo chiamato il nostro bambino Ivri Haim (‘gli ebrei vivono’), dovremmo mostrargli che cosa sia la vita vera, piena di gioia e di luce, perché questo è quello che siamo. Questo è il nostro popolo”. Ecco le parole del soldato israeliano Barak Farber, che ha celebrato, insieme alla moglie…

    ISRAELE

    Spade di ferro giorno 29. Hezbollah non entra in guerra e l’operazione non deve fermarsi

    Di Ugo Volli

    Due non-eventi importantiIl pomeriggio di venerdì è stato un momento determinante nel corso della guerra, non perché sia accaduto qualche cosa, ma per quel che non vi è accaduto. Si tratta di due eventi che erano attesi o temuti e non si sono verificati. Il primo è l’inizio di una guerra vera e propria con Hezbollah, la quale avrebbe potuto…

    Cultura

    Zuppa di funghi autunnale

    Di Giulia Gallichi Punturello

    Ogni volta che mi ritrovo davanti a questa pagina bianca, con il compito di scrivere il mio articolo settimanale, sono tentata dal chiudere il computer e lasciar perdere.Mi sembra quasi un’offesa verso la sofferenza che il mio popolo sta affrontando in questo momento, parlare di cibo e di ricette, come se dal maledetto 7 ottobre scorso vivessi sotto una campana,…

    ISRAELE

    L’IDF rende noti i nomi dei giovani soldati caduti in battaglia

    Di Sarah Tagliacozzo

    Sono quasi tutti giovanissimi i soldati uccisi negli scontri contro i terroristi di Hamas dal 7 ottobre.  Solo durante questa settimana, sono una ventina i soldati che hanno perso la vita nel conflitto. Il Sergente Shalev Zion Sharabi, 22 anni, un medico combattente del 749simo battaglione, è stato ucciso da colpi di mortaio. Martedì, nel nord della Striscia di Gaza ,…

    ISRAELE

    Spade di ferro - giorno 27. La città di Gaza è circondata

    Di Ugo Volli

    Il fronte di GazaL’accerchiamento della città di Gaza, roccaforte di Hamas, è completo. La Striscia è divisa in due parti. La porzione settentrionale è tagliata fuori da quella meridionale. In mezzo c’è una zona fittamente urbanizzata, da cui l’esercito israeliano ha cercato di far sfollare la popolazione civile per non danneggiarla, riuscendoci però solo in parte perché Hamas ha cercato…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Vayerà: Il passato era perduto; il futuro, un’illusione

    Di Donato Grosser

    Alla fine della parashà, la Torà ci racconta quella che fu la decima ed ultima prova del patriarca Avraham, con queste parole: ”Dopo queste cose, avvenne che Iddio mise alla prova Avraham, e gli disse: Avraham! Ed egli rispose: Eccomi.  E Dio disse: Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Yitzchàk, e vattene (lekh lekhà) nel paese di Morià, e…

    ISRAELE

    Blinken incontra Netanyahu e Herzog

    Di Sarah Tagliacozzo

    Il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Antony Blinken, è giunto in Israele, dove ha incontrato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog.Nel suo programma, Blinken ha fissato un incontro con il gabinetto di guerra israeliano, con Herzog e con il leader dell’opposizione Yair Lapid. È la seconda visita di Blinken in Israele dall’attacco di Hamas…