Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Cosa succede quando sul palco del festival della canzone italiana si mischiano fiori, paillettes, leggerezza artistica e qualunquismo pacifista? Il risultato è la noia. Ma non quella bella canzone sanremese che ha vinto, bensì la noia intellettuale di un palco senza fiori usato come palcoscenico di faziosità ideologica, superficialità ed un pizzico di pregiudizio da salotto piccolo borghese. Se Sanremo è però uno degli specchi più brutalmente sinceri della cultura nazional popolare italiana, alla quale da sempre va il mio rispetto, dobbiamo però ammettere che la società italiana che ha applaudito alla frasi quali: ” Stop al genocidio” (di quale genocidio si tratti non è dato saperlo) o “Ci sono bimbi che non vedranno mai una terra promessa…” (ed altri che non vedranno mai più i loro genitori rapiti ed uccisi da Hamas) non è una società nazional popolare, bensì populista.

    Populista e noiosamente ovvia. Ovvia come tutti i figli delle periferie che hanno avuto la fortuna di imbroccare la strada giusta e si sentono, dopo quaranta anni, legittimati ad essere i difensori dei diritti degli ultimi. Ma non è sempre così. I bordi di periferia, dove i tram non vanno avanti, non sono luoghi che garantiscono l’obiettività dei nostri giudizi e prima di parlare, dai bordi di periferia in cerca di una terra promessa, dovremmo cercare ed ancora cercare il cammino della realtà dei fatti, prima di gridarli tra una giacca che sbrilluccica e l’applauso delle masse.

    Ora che il sipario è calato, che gli amici se ne vanno, che le polemiche si spengono ed abbiamo pianto al ricordo dei padri morti e delle figlie vincenti, dovremmo chiedere a chi ha organizzato quel palco e quello spettacolo dove fosse la giustizia ed il richiamo alla dignità ed alla difesa dei bambini che ancora sono rinchiusi, se ancora sono vivi, nei tunnel di Hamas con l’appoggio e la connivenza della popolazione palestinese? Dove erano gli appelli per le donne nelle mani violente dei terroristi islamici con le bende verdi sulle teste? Dove erano le lacrime per le famiglie distrutte, le case bruciate, le vite falciate al di là della striscia di Gaza, in questa terra promessa che è costata sudore, fatica e sangue per ogni pianta, ogni albero, ogni vita piantata con speranza ed amore? Ma questo pensiero, oltre ad essere complicato per le note stonate di un ragazzo che si definisce “italiano vero” e che dovrebbe dunque tenere a mente tra i suoi valori la cultura democratica della bella Italia, è anche un pensiero che al televoto non fa alzare gli indici di ascolto perché obbligherebbe il pubblico a pensare ai diritti degli ultimi impopolari che sono i bambini di Israele e questo è inconciliabile con le leggi dello spettacolo.

    Perché di questo si tratta: esistono cause che hanno guadagnato lo spettacolo, le luci della ribalta, i palcoscenici e fanno alzare gli ascolti. Sono giuste queste cause? Quasi mai, ma non importa. Funzionano. Chiamano applausi. Chiamano popolo. Chiamano plebe. Ed allora usiamole. Come usiamo il ballo del qua qua con una icona del cinema mondiale. Il ballo del qua qua con chi ha rivoluzionato la storia del ballo e del cinema degli ultimi 40 anni, da Grease a Pulp Fiction. Ma il ballo del qua qua funziona. La plebe lo ama. Ed allora va bene. Peccato che ballando il ballo del qua qua ed applaudendo la causa nazi islamica di Hamas siamo passati alle parole dei quaquaraquà, come insegnava Leonardo Sciascia, le parole dei “ragazzi di oggi” che non guardano più lontano del qualunquismo della propaganda terzomondista palestinese. Propaganda sì, ma che televisivamente funziona. La musica è finita, gli amici se ne vanno e resta il sapore degli appelli di una giustizia sommaria e immorale, da un palco che dovrebbe fare spettacolo e non dare spettacolo di ovvietà da quattro amici al bar.

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Il pacifismo da Ariston – Sanremo 2024, tra paillettes, qualunquismo e appelli dei “quaquaraquà”

    Di Rav Pierpaolo Pinhas Punturello

    Cosa succede quando sul palco del festival della canzone italiana si mischiano fiori, paillettes, leggerezza artistica e qualunquismo pacifista? Il risultato è la noia. Ma non quella bella canzone sanremese che ha vinto, bensì la noia intellettuale di un palco senza fiori usato come palcoscenico di faziosità ideologica, superficialità ed un pizzico di pregiudizio da salotto piccolo borghese. Se Sanremo…

    Cultura

    L’opera lirica israeliana “Theodor” fra le migliori al mondo del 2023

    Di Jacqueline Sermoneta

    È stata scelta tra le migliori opere liriche al mondo del 2023. Si intitola “Theodor” ed è una produzione israeliana che porta in scena due periodi della vita del padre del sionismo moderno, Theodor Herzl. A decretare il posto in classifica, ‘Opera Now Magazine’. Composta da Yonatan Cnaan e dal librettista e regista Ido Ricklin, la prima mondiale di “Theodor”…

    NEWS

    Osservatorio Antisemitismo: 454 atti antisemiti nel 2023, quasi il doppio rispetto al 2022

    Di Redazione

    Nell’ultimo anno si è registrato un netto aumento degli atti di antisemitismo rispetto al passato. A seguito di 923 segnalazioni, sono 454 gli episodi individuati nell’ultimo anno: 259 in rete, 195 offline, tra cui un’aggressione e 40 casi di minacce. Quasi il doppio rispetto ai 241 del 2022. Questo è quanto emerge dalla Relazione annuale su atti e discorsi antisemiti…

    ROMA EBRAICA

    Al liceo Renzo Levi un'aula dedicata alle vittime del 7 ottobre

    Di Michelle Zarfati

    Migliorare l’edificio scolastico e conservare la memoria di uno dei pogrom più terribili che ha colpito il popolo ebraico nella sua storia recente: è l’impegno degli studenti della III C del Liceo Renzo Levi, che hanno dipinto e rimesso a nuovo un'aula dell’istituto dedicandola alle vittime del 7 ottobre. Un gesto carico di significato e responsabilità nei confronti della scuola…

    Cultura

    Cento per cento inferno: le foto di Ziv Koren in mostra a Torino

    Di Claudia De Benedetti

    ‘Cento per cento inferno’ è il titolo della mostra con le fotografie di Ziv Koren e la raccolta di video della Galleria del Kibbutz Be’eri, curata da Ermanno Tedeschi, che sarà inaugurata mercoledì 14 febbraio a Torino presso l’Associazione Camis De Fonseca. L’esposizione di Ziv Koren è l’ultimo progetto dell’artista che ritrae la terribile giornata del 7 ottobre 2023. Le…

    ISRAELE

    Usa e Israele: un rapporto sempre più conflittuale

    Di Ugo Volli

    Dichiarazioni preoccupanti Le relazioni fra Usa e Israele si vanno visibilmente deteriorando. In una conferenza stampa, peraltro caratterizzata da confusioni, buchi di memoria e silenzi imbarazzanti, il presidente Biden ha dichiarato che “la risposta di Gaza è stata over the top”, cioè oltre il limite, esagerata. Un portavoce ha poi specificato che l’espressione non si riferiva alla trattativa degli ostaggi,…

    ISRAELE

    Il corpo di Meni Godard, scomparso dal 7 ottobre, è stato ritrovato a Gaza

    Di Michelle Zarfati

    Il kibbutz Be'eri giovedì ha annunciato che uno dei suoi membri, Meni Godard, è stato assassinato in seguito al rapimento del 7 ottobre. Inizialmente si credeva che fosse stato ucciso durante il massacro, ma il suo corpo, prima di questa settimana, non era mai stato trovato. Anche sua moglie, Ayele, è stata colpita a morte quando i terroristi di Hamas…

    ISRAELE

    Think tank USA dimostra la manipolazione di Hamas nel conteggio delle vittime

    Di Luca Spizzichino

    Un think tank americano ha tentato di dimostrare le discrepanze e le manipolazioni di Hamas nel conteggio delle vittime a Gaza durante la guerra. Secondo la ricerca del Washington Institute for Near East Policy, ripresa dal Jerusalem Post, i dati resi pubblici da Hamas in un primo periodo erano abbastanza simili a quelli delle Nazioni Unite e di Israele, ma…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Mishpatìm: Non gettare le bucce di banana sul marciapiede

    Di Donato Grosser

    La parashà inizia con le parole “E queste sono le leggi che dovrai presentare agli israeliti” (Shemòt, 21:1). ​Rashì (Troyes, 1040-1105) commenta che la parola “e” collega la parashà precedente dove vi sono i Dieci Comandamenti, con quello che segue, per insegnare che anche le leggi in questa parashà furono date a Moshè al Monte Sinai. ​R. Joseph Beer Soloveitchik…

    Cultura

    Limoni confit, una ricetta semplice per insaporire molti piatti

    Di Giulia Gallichi

    Nell’ebraismo il rapporto con la terra ha una enorme importanza sia da un punto di vista religioso che culturale. Esistono nella Torah leggi specifiche che ne regolano la coltivazione. Il ciclo agricolo è strettamente legato a festività e pratiche religiose come, ad esempio, l’anno sabatico durante il quale la terra deve riposare. Ci sono poi leggi che vietano la distruzione…