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    Chi sono i liberati

    L’azione coraggiosa e ben organizzata che ha portato alla liberazione dei due rapiti il 7 ottobre riempie di orgoglio e dà soddisfazione in un momento molto difficile per Israele. Ma soprattutto insegna alcune cose che vanno contro la propaganda di Hamas e di coloro che vorrebbero fermare l’autodifesa di Israele. Vale la pena di mettere in chiaro questi insegnamenti anche per contrastare le insensatezze sul “genocidio di Gaza” che vengono propalate continuamente. Il primo insegnamento riguarda i liberati uno sessantunenne e uno settantenne. Non sono prigionieri di guerra perché hanno da tempo superato l’età limite del militare, non sono ostaggi come si usa dire ma rapiti, sequestrati, esseri umani rubati alla propria libertà.

    La complicità e lo sfruttamento dei civili

    Il secondo insegnamento è che i due erano trattenuti in un appartamento normale, custoditi “da una famiglia”; dunque almeno parte delle persone rapite il 7 ottobre sono disperse in mezzo alla popolazione civile. Si sapeva già di rapiti tenuti nella soffitta di un insegnante dell’Unrwa e in uno sgabuzzino di un medico. Ora questo caso conferma che vi è un’osmosi fra i terroristi di Hamas e la gente “normale” di Gaza, sia perché vi sono fra i “civili” non pochi collaborazionisti ai crimini dei terroristi; sia perché gli abitanti di Gaza sono usati dai terroristi sempre e comunque come scudi umani. In un comunicato di Hamas si parla di cento morti provocati dalla liberazione dei sequestrati. Probabilmente la cifra vera è poco superiore alla metà; ma chi ha causato queste perdite sono gli atti illegali dei terroristi: innanzitutto il rapimento di anziani civili sottratti con terribile violenza alle loro case in territorio israeliano, deportati, rinchiusi, umiliati e maltrattati; ma anche il fatto di averli rinchiusi in mezzo a normali case d’abitazione, da cui si è sparato sulle truppe venute a liberare i sequestrati.

    La necessità di espugnare Rafah

    Il terzo insegnamento è che ormai ci sono pochi posti non esplorati dall’esercito israeliano e qui si trovano i rapiti. Il principale è Rafah, al confine con l’Egitto. È in questa città che probabilmente sono concentrati oggi gli israeliani rapiti, ma anche i dirigenti di Hamas e certamente le loro truppe. Chi cerca di impedire alle forze israeliane di entrare in questi luoghi, che se ne renda conto o meno, lavora perché i sequestrati restino in mano ai terroristi, che le forze di questi ultimi non siano distrutte, che i loro dirigenti possano continuare a ordinare nuovi crimini; in una parola, come ha detto Netanyahu, cerca di assicurare la sconfitta di Israele, che invece è vicino alla vittoria. È sbagliato pensare che la trattativa coi terroristi sia la sola strada per risolvere il tormento dei rapiti. Al contrario, solo la pressione militare li può liberare, sia direttamente come è accaduto questa volta, sia ammorbidendo le loro pretese, come accadde a novembre.

    La superiorità dei reparti speciali

    Il quarto punto è che le truppe israeliane, in particolare in questo caso i reparti speciali di Yamam e Shayetet 13 che hanno fatto irruzione nell’appartamento dove erano detenuti i due rapiti, sono straordinariamente abili ed eroici: non hanno subito perdite né feriti, i due vecchi liberati non hanno riportato danni, l’operazione molto complessa che ha compreso l’uso dell’aviazione per creare diversioni, dei carri per vincere il fuoco dalle case nemiche, di un elicottero per portare a casa i liberati, ha funzionato perfettamente. Questo è il tipo di superiorità di cui i reparti speciali danno prova quotidianamente in Giudea e Samaria e che era rimasto in sottofondo nell’operazione di Gaza, perché era mancato un ingrediente fondamentale che normalmente Israele sa trovare molto bene: l’informazione. Ora sembra che ricomincino a pervenire le notizie sulla collocazione dei reparti nemici e sulle infrastruttura rilevanti del terrorismo, dei rapiti. Lo prova anche la scoperta del centro elettronico di comando sotto la sede dell’Unrwa, a Gaza City. È su di loro e sulla capacità del governo di resistere alle pressioni che si basa la speranza di vittoria di Israele.

    ISRAELE

    Che cosa insegna la liberazione dei due rapiti a Rafah

    Di Ugo Volli

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    ISRAELE

    Un giornalista di Al Jazeera è in realtà un comandante di Hamas: la scoperta dell’IDF

    Di Luca Spizzichino

    L’esercito israeliano ha rivelato che un giornalista di Al Jazeera, Mohamed Washah, è anche un comandante dell'ala militare di Hamas. Durante la perquisizione di una base di Hamas nel nord di Gaza, diverse settimane fa, l’IDF ha scoperto un computer portatile appartenente a un giornalista di Gaza. Il tenente colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell'IDF, in un post…

    NEWS

    Marco Pavoncello compie 100 anni: un secolo di amore per la sua comunità

    Di Michelle Zarfati

    Oggi compie cento anni Marco Pavoncello, un secolo di vita all’inizio come tante altre, che poi passa per il baratro delle leggi razziali, per vedere dopo la rinascita e il riscatto: un paradigma comune a molti ebrei italiani, che come Marco hanno imparato tanto dalla grande Storia per consegnare una lezione importante a figli e nipoti. “Nonno Marco ci ha…

    ISRAELE

    Liberati due ostaggi a Rafah

    Di Redazione

    Fernando Simon Marman (60 anni) e Louis Har (70 anni) sono stati liberati a Rafah nel corso di un’operazione notturna dall’IDF, dallo Shin Bet e dalle forze di polizia. I due uomini, rapiti il 7 ottobre nel kibbutz Nir Ytzhak, sono stati trovati in buone condizioni, secondo quanto si apprende dai media israeliani e sono stati portati in ospedale dove…

    ITALIA

    Sanremo 2024. Le reazioni del mondo ebraico: “Vergognoso diffondere odio sul palco. Triste non ricordare gli ostaggi israeliani”

    Di Redazione

    "Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi", lo…

    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Il pacifismo da Ariston – Sanremo 2024, tra paillettes, qualunquismo e appelli dei “quaquaraquà”

    Di Rav Pierpaolo Pinhas Punturello

    Cosa succede quando sul palco del festival della canzone italiana si mischiano fiori, paillettes, leggerezza artistica e qualunquismo pacifista? Il risultato è la noia. Ma non quella bella canzone sanremese che ha vinto, bensì la noia intellettuale di un palco senza fiori usato come palcoscenico di faziosità ideologica, superficialità ed un pizzico di pregiudizio da salotto piccolo borghese. Se Sanremo…

    Cultura

    L’opera lirica israeliana “Theodor” fra le migliori al mondo del 2023

    Di Jacqueline Sermoneta

    È stata scelta tra le migliori opere liriche al mondo del 2023. Si intitola “Theodor” ed è una produzione israeliana che porta in scena due periodi della vita del padre del sionismo moderno, Theodor Herzl. A decretare il posto in classifica, ‘Opera Now Magazine’. Composta da Yonatan Cnaan e dal librettista e regista Ido Ricklin, la prima mondiale di “Theodor”…

    NEWS

    Osservatorio Antisemitismo: 454 atti antisemiti nel 2023, quasi il doppio rispetto al 2022

    Di Redazione

    Nell’ultimo anno si è registrato un netto aumento degli atti di antisemitismo rispetto al passato. A seguito di 923 segnalazioni, sono 454 gli episodi individuati nell’ultimo anno: 259 in rete, 195 offline, tra cui un’aggressione e 40 casi di minacce. Quasi il doppio rispetto ai 241 del 2022. Questo è quanto emerge dalla Relazione annuale su atti e discorsi antisemiti…

    ROMA EBRAICA

    Al liceo Renzo Levi un'aula dedicata alle vittime del 7 ottobre

    Di Michelle Zarfati

    Migliorare l’edificio scolastico e conservare la memoria di uno dei pogrom più terribili che ha colpito il popolo ebraico nella sua storia recente: è l’impegno degli studenti della III C del Liceo Renzo Levi, che hanno dipinto e rimesso a nuovo un'aula dell’istituto dedicandola alle vittime del 7 ottobre. Un gesto carico di significato e responsabilità nei confronti della scuola…

    Cultura

    Cento per cento inferno: le foto di Ziv Koren in mostra a Torino

    Di Claudia De Benedetti

    ‘Cento per cento inferno’ è il titolo della mostra con le fotografie di Ziv Koren e la raccolta di video della Galleria del Kibbutz Be’eri, curata da Ermanno Tedeschi, che sarà inaugurata mercoledì 14 febbraio a Torino presso l’Associazione Camis De Fonseca. L’esposizione di Ziv Koren è l’ultimo progetto dell’artista che ritrae la terribile giornata del 7 ottobre 2023. Le…